Trekking in Puglia - Salento E

Sabato 18 settembre 2021
Sabato 25 settembre 2021  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Vicenza
Responsabile: Lucia Savio - Valeria Scambi



Programma



Da sabato 18 a sabato 25 settembre 2021
Trekking in Puglia    SALENTO…terra del sole, del mare e del vento!

Descrizione
La Puglia è notoriamente la regione più pianeggiante e meno boscosa d’Italia, quella dove il visitatore viene in cerca di un bel mare, di affascinanti centri storici, di buona cucina, dei trulli e delle cattedrali romaniche, ma dove non si aspetta di trovare angoli di natura incontaminata e selvaggia, ambienti naturali inconsueti ed altri dove natura, storia e monumenti si concentrano in pochi chilometri. D’altro canto la maggior parte di questi luoghi sono sconosciuti ai più perché localizzati fuori dai consueti itinerari turistici, in ambienti insoliti e per lo più raggiungibili solo a piedi. Litinerario proposto ci porta nel cuore del Parco Naturale Regionale Costa di Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. Quest’area racchiude un patrimonio architettonico, culturale e ambientale di grandissimo pregio: la sua struttura geologica regala, infatti, oltre a paesaggi mozzafiato, caratterizzati dalla presenza di falesie e prati, sorprendenti testimonianze di un passato che si perde nella preistoria. Il percorso presenta caratteristiche differenti: si snoda per alcuni tratti a strapiombo su un mare azzurrissimo, costeggia i tipici sentieri delimitati dai muretti a secco, le vie del sale, i suggestivi canaloni trasversali alla linea di costa ed in alcuni punti vecchi tratturi di campagna. In tale area l’habitat rupestre si presenta particolarmente esteso con unincredibile concentrazione di endemismi botanici di rara bellezza. Il tratto che va da Otranto a Santa Maria di Leuca è orlato di torri d'avvistamento risalenti al XVI secolo e fari costieri. L’architettura rupestre e le colture agrarie tradizionali, delineano un paesaggio costiero ricco di suggestione. Gli oliveti terrazzati coprono gran parte della superficie agricola interna al perimetro del Parco. I labirinti di muretti a secco definiscono questo paesaggio che trova nella pietra e nelle rocce calcaree la sua massima espressione. Anche la millenaria frequentazione antropica trova per queste vie straordinarie testimonianze: è il caso delle grotte marine presenti su questo tratto di costa come la grotta Zinzulusa e Romanelli a Castro, la grotta delle Prazziche a Marina di Novaglie e la grotta dei Cervi a Porto Badisco, un luogo di culto preistorico unico nel suo genere in tutta Europa, con uno straordinario repertorio di pittogrammi. Non sarà poi raro imbattersi nelle tracce di un passato più prossimo: pajare, masserie fortificate e torri dominanti il paesaggio, sino alle splendide ville nobiliari che tradiscono, nei loro multiformi stili, la vocazione di quest’area e la sua importanza strategica, da sempre crocevia di civiltà.

Durata del Trekking: 8 giorni/7 notti.
Anno: 2021  da sabato 18 a sabato 25 settembre 2021
Numero partecipanti: massimo 30
Viaggio: arrivo/partenza a/da Aeroporto di Brindisi.
Soggiorno: Hotel e B&B
Tipologia E: non è richiesta una preparazione escursionistica da esperti.

Programma
1° giorno: LECCE, CAPITALE BAROCCA DEL SALENTO
Arrivo all’aeroporto di Brindisi. Incontro con la Guida e visita del centro storico di Lecce, tra le chiese barocche, il duomo, gli anfiteatri di origine romana, il castello di Carlo V, le botteghe artigiane di carta pesta e i palazzi baronali.
Sistemazione in hotel. Cena e pernottamento a Lecce.

2° giorno: TREKKING ALIMINI. Da Torre dell’Orso alla Baia dei Turchi
Prima colazione e trasferimento a Torre dell’Orso (45’). Escursione a piedi lungo il litorale. All’inizio del nostro percorso si potranno ammirare i faraglioni “Le Due Sorelle” situati sul versante nord del villaggio di Torre Sant’Andrea. Noteremo cavità, grotte, piccole insenature. Cammineremo fino alla pineta di Frassanito che arriva in prossimità dei laghi Alimini. I laghi Alimini sono due specchi d'acqua che si trovano ad una manciata di km da Otranto; l'etimologia del loro nome è da ricercarsi nel termine greco limne cioè stagno; fanno parte dell'Oasi protetta dei Laghi Alimini e rappresentano uno dei siti naturali più incontaminati e preziosi del Salento. Dopo la sosta bagno, nelle limpide acque del Mar Adriatico, continueremo il nostro percorso a piedi per poi concludere nelle vicinanze della famosa Baia dei Turchi. Trasferimento (10’) a Otranto.
Sistemazione in b&b. Cena e pernottamento ad Otranto.
Località di partenza: Torre dell’Orso
Località di arrivo: Baia dei Turchi
Lunghezza del percorso: 12 Km
Tempo di percorrenza: 6 ore

3° giorno. Giurdignano: IL GIARDINO MEGALITICO.
Prima colazione e trasferimento (15’) a Giurdignano alla scoperta del cosiddetto Giardino Megalitico. Presenti in Spagna, Francia ed Inghilterra e assenti in Italia tranne che in Puglia, i monumenti megalitici sono più numerosi nella provincia di Lecce e all'interno di questa il maggior numero si trova nel territorio di Giurdignano. Si camminerà nella meravigliosa campagna tra Giurdignano e Giuggianello, tra uliveti secolari, dove sono conservati 7 dolmen e 14 menhir che fanno di questo paese di neanche duemila abitanti la capitale italiana del fenomeno megalitico. Rientro ad Otranto (15’). Nel pomeriggio visita del centro storico di Otranto e della magnifica cattedrale che contiene il mosaico “L’albero della vita”. Cena e pernottamento ad Otranto.
Località di partenza/arrivo: Giurdignano (percorso ad anello)
Lunghezza del percorso: 13 Km
Tempo di percorrenza: 6 ore

4° giorno: OTRANTO PORTA D’ORIENTE.
Dopo la colazione, partenza a piedi direttamente dal B&B. Attraverseremo il centro storico di Otranto e ci dirigeremo a Torre del Serpe, per poi giungere in un ambiente spettacolare ed unico: un laghetto all’interno di una vecchia cava di bauxite. Un luogo magico e suggestivo; tutto intorno il lago, la terra colorata dalla presenza dominante del minerale, appare di un colore rosso intenso e mette ancora di più in risalto il verde brillante delle acque stagnanti, nonché il colore intenso della vegetazione circostante. A questo punto ci dirigeremo alla volta del Faro della Palascia, il punto più orientale d’Italia. Dopo la pausa pranzo continueremo il nostro trekking visitando la bellissima Masseria Cippano e proseguiremo fino a Torre Sant’Emiliano per poi arrivare alla baia di Enea, la baia di Porto Badisco, che custodisce uno dei più importanti tesori della storia salentina: la Grotta dei Cervi. Dopo la sosta per un bagno rigenerante nelle splendide acque della baia, transfert di ritorno ad Otranto (15’). Tempo libero. Cena e pernottamento ad Otranto.
Località di partenza: Otranto
Località di arrivo: Porto Badisco
Lunghezza del percorso: 15 Km
Tempo di percorrenza: 7 ore
Dislivello: trascurabile

5° giorno. LE VIE DEL SALE E LE GROTTE CIPOLLIANE.
Prima colazione e trasferimento in minibus (1h) all’imbocco del sentiero “Vie del Sale”; questi antichi tratturi venivano utilizzati per risalire dalla costa dove, fin da epoche antiche, i corsanesi erano dediti alla produzione ed al contrabbando del sale. Proseguiremo verso Marina di Novaglie per la pausa bagno e pranzo. Continueremo il nostro trekking verso le maestose Grotte delle Cipolliane, fino ad arrivare alla località “Ciolo”, che con le sue pareti strapiombanti è il regno dei climbers salentini e non solo. Dal “ciolo” trasferimento in minibus (10’) a Santa Maria di Leuca, de Finibus Terrae, l’incontro dei due mari, e antica meta dei pellegrini che si imbarcavano per la Terra Santa. Successivamente trasferimento (40’) a Gallipoli. Sistemazione in Hotel. Cena e pernottamento a Gallipoli.
Località di partenza: Marina di Corsano
Località di arrivo: Ponte Ciolo
Lunghezza del percorso: 9 Km
Tempo di percorrenza: 5 ore

6° giorno: PARCO NATURALE REGIONALE DI PUNTA PIZZO 
Dopo la colazione, trasferimento in minibus (15’) presso la baia di Punta Pizzo. Il trekking odierno ci vedrà attraversare il Parco Naturale Regionale Litorale di Punta Pizzo e isola di Sant’Andrea. Il litorale di Punta Pizzo comprende ambienti peculiari, composti da macchia mediterranea, pseudo-steppe mediterranee ed ambienti umidi e acquitrinosi. Molto ricco il patrimonio vegetale con piante di corbezzolo, erica arborea, ginestra spinosa, mirto, lentisco, asparago spinoso, rosmarino e timo. Nel punto più alto del parco si può ammirare la torre borbonica eretta a difesa delle coste salentine e godere della sosta bagno con panorama mozzafiato sulla baia di Gallipoli. Alla fine dell’escursione transfer di rientro (15’) a Gallipoli, visita del centro storico e del mercato del pesce. Il mercato del pesce di Gallipoli è uno dei più caratteristici di tutto il Salento ed è apprezzato e visitato non solo dagli intenditori e i ristoratori della zona, ma anche dai semplici turisti. Cena e pernottamento a Gallipoli.
Località di partenza: Punta Pizzo
Località di arrivo: Punta della Suina
Lunghezza del percorso: 10 Km
Tempo di percorrenza: 5 ore


7° giorno: PORTO SELVAGGIO
Prima colazione e transfert di 20’ a Porto Selvaggio. Il Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio è una delle prime aree protette di Puglia ed è situato lungo la costa Jonica. Percorreremo ambienti ricchi di scenari aperti sul mare, tra alte falesie, splendide calette, pinete e rigogliosa macchia mediterranea, senza trascurare le numerose specie di orchidee di rara bellezza e in alcuni casi endemiche della Puglia. E’ questo uno dei litorali più puliti d’Italia, il quale ha ripetutamente ricevuto il riconoscimento delle 5 vele per le sue acque cristalline. Porto Selvaggio oltre ad essere un’area di rilevante valore naturalistico e paesaggistico, rappresenta una zona di straordinario interesse archeologico. La baia di Uluzzo, ubicata all’interno del parco custodisce infatti un insediamento preistorico conosciuto a livello europeo (giacimento della grotta del cavallo). A fine escursione, ma non prima, di un bagno rigenerante nelle fresche acque della baia di Porto Selvaggio trasferimento a Lecce (45’). Sistemazione in Hotel. Tempo libero. Cena e a seguire…. Pizzica!! Pernottamento a Lecce.
Località di partenza: Torre dell’Alto
Località di arrivo: Villa Tafuri
Lunghezza del percorso: 10 Km
Tempo di percorrenza: 6 ore
Dislivello: trascurabile

8° giorno: Partenza
Prima colazione e transfert alla stazione di Lecce o all’aeroporto di Brindisi. Partenza.

Cosa Portare (indispensabile): scarponcini da trekking; zaino anche di tipo scolastico poiché il bagaglio sarà trasportato dall’organizzazione durante tutti i transfert da una struttura ricettiva all’altra; pronto soccorso personale; borraccia o bottiglia da minimo 1 litro; mantellina e/o ombrello tascabile per eventuale pioggia; costume e tutto il necessario per i bagni al mare.

La quota comprende:

  • Vitto:
  • Numero 7 cene a base di prodotti tipici con vino della casa ed acqua inclusi;
  • Tutte le prime colazioni;
  • Numero 6 pranzi al sacco per le escursioni giornaliere a partire dal 2° giorno fino al 7° giorno;
  • Alloggio in camere doppie (letti muniti di asciugamani, lenzuola e coperte);
  • Guida associata all’AIGAE sempre al seguito;
  • Mezzi adeguati per tutti i transfert di persone e bagagli previsti nel programma, con autista e carburante compresi.

La quota non comprende:
  • Polizza medico-bagaglio;
  • I pranzi e/o pranzi al sacco del primo (arrivo) e ultimo giorno (partenza);
  • Visita guidata frantoio ipogeo e cripta bizantina San Salvatore (facoltativa la visita, costo di € 3,00 a persona);
  • Guide turistiche, dove eventualmente richieste e/o previste, per visita a Monumenti, musei, ecc.;
  • Biglietti ingresso Musei, Monumenti, Grotte ecc.;
  • Bibite extra durante i pasti;
  • Supplemento per eventuali camere singole (limitatissima la disponibilità e da valutare in base al numero dei partecipanti).
  • Tutto quanto non espressamente citato alla voce “La quota comprende”.
  • Eventuali tasse di soggiorno dove e se previste;


Opzionale: è possibile stipulare l’assicurazione per l’annullamento/rinuncia al viaggio con
Allianz – Globy Giallo “all risk” Plus con costo pari al 5,9% del totale del viaggio.

Per informazioni:
CAPOGITA:        Lucia Savio cell. 347 7505583  Valeria Scambi cell. 338 8673968      
 



Relazione



Giovane Montagna Vicenza – Allegato al notiziario sezionale
dai, tira…  n. 492 ottobre 2021
RELAZIONE TREKKING 2021 PUGLIA – SALENTO     18/25 SETTEMBRE 2021

1° GIORNO: SABATO 18 SETTEMBRE - ARRIVO A LECCE, CAPITALE BAROCCA DEL SALENTO.
Sono le 5:00 del mattino, il ritrovo è al parcheggio del casello di Vicenza Est dove il Pullman ci aspetta con destinazione Aeroporto Marco Polo. Quasi non ci crediamo, il trekking in Salento si sta concretizzando per davvero! In un periodo di incertezze come questo, in cui gli scenari potevano cambiare da un momento all’altro, l’annuale trekking sembrava un miraggio, soprattutto dopo quasi due anni e mezzo dall’ultimo trekking in Sardegna nel Giugno del 2019. Felicità, gioia e molto ottimismo regnano tra i partecipanti che, nonostante l’ora infame, sono vispi e arzilli come grilli. Le raccomandazioni delle capogita, che quasi allo sfinimento hanno ricordato fino all’ultimo documenti di identità e green pass, fondamentali per poter viaggiare, non sembrano preoccupare i nostri 23 soci. Il percorso in autostrada, in assenza di traffico, è tranquillo e spedito e poco prima delle 6:00 giungiamo in aeroporto. Una breve sosta al bar per risvegliarci dal torpore poi tutti in fila ci accodiamo al banco del check-in per le operazioni di imbarco. Il caso vuole che uno dei soci, alla richiesta dell’assistente di Ryanair ad esibire il green pass, presenti tranquillamente il Codice QR memorizzato al cellulare. Questo pero’ non sembra soddisfare l’assistente che chiede di esibire tutte e quattro le pagine del green pass per poter identificare un codice specifico a garanzia della veridicità di chi lo possiede. Solo cosi potrà stampare e consegnare la carta d’imbarco. Con un po’ di preoccupazione e apprensione l’interessato inizia una disperata ricerca di recupero dati nell’infinito mondo delle apps del proprio cellulare. Dopo vari tentativi risultati vani, l’assistente suggerisce come unica soluzione di eseguire un tampone in un’area apposita in aeroporto che sara’ agibile dalle ore 8:00. Il nostro volo è alle 8:30. I tempi sono limitatissimi ma non impossibili. Il nostro sfortunato socio si precipita al Punto Tamponi per scoprire che c’è una fila di almeno 20 persone in attesa. A nulla valgono i tentativi di chiedere cortesemente la precedenza, tutti hanno fretta, tutti devono partire, tutti hanno un volo a breve. Alle 8:15 il nostro socio è in preda alla piu’ totale rassegnazione. Il gruppo si sta imbarcando assieme agli altri passeggeri. Sembra proprio non ci sia nulla da fare, certo che perdere il volo in una maniera cosi assurda, per un green pass incompleto, per una cavillosità burocratica, è alquanto inverosimile. Poi d’improvviso, come succede spesso nei film americani, arriva una telefonata inaspettata: “Dai presto, vieni subito al cancello 11, i tuoi documenti e la carta d’imbarco sono qui presso gli assistenti, ti aspettano per l’imbarco, corri!”. Nemmeno Superman è mai stato tanto veloce ad accedere ai controlli obbligatori e superare i varchi prioritari della sicurezza! Alle 8:25 il nostro socio mette piede sull’aeromobile e mentre le porte si chiudono un applauso rincuorante da parte del resto del gruppo lo accoglie tra sorrisi ed esclamazioni. Ancora mi chiedo come sia successo proprio a me, sì perchè dopo tante raccomandazioni a tutti, alla fine ‘sto green pass ha rischiato di lasciarmi a terra, io, una delle capogita! Tutto è bene quel che finisce bene ma credetemi che questa storia mi ha tolto l’appetito per tutta la giornata. Comunque il volo è andato bene e in un’ora e mezza atterriamo a Brindisi. Maura e Pino Gatto, due soci in vacanza da una settimana in Salento, ci aspettano agli arrivi come concordato. Hanno già incontrato Mario, la nostra guida Naturaliter che ci accompagnerà lungo il trekking in terra pugliese. Caricati i bagagli in pullman, ci avviamo in direzione Lecce. Durante la mezz’ora di viaggio Mario ci illustra brevemente l’itinerario che percorreremo, le località dove alloggeremo, le zone dove cammineremo. E’ un ragazzo giovane e posato, dotato di una calma composta e serena, direi quasi imperturbabile, una persona che in seguito si rivelerà competente e preparato in vari ambiti. Giungiamo al nostro hotel a Lecce che è ormai ora di pranzo. Poichè le nostre camere non sono ancora pronte, Mario suggerisce di andare a mangiare qualcosa assieme e ci propone un localino del centro dove si serve la famosa “puccia” un particolare panino di semola molto soffice e farcito con ogni ben di Dio! Il programma del pomeriggio prevede una visita guidata nel centro di Lecce, alla quale si uniscono anche Lucia e Paolo Bellotto, i nostri soci “lombardi” arrivati da poco da Brindisi e che accogliamo con gioia. Lecce è tra le più belle città d’arte del mediterraneo. Nota come “la Firenze del Sud”, questa città sa stupire e affascinare soprattutto perchè le vie del centro sono un museo a cielo aperto. Ne è un esempio la splendida piazza del Duomo che ospita la cattedrale di Maria Santissima Assunta, il palazzo vescovile di epoca rinascimentale, col suo splendido loggiato, e il palazzo del Seminario. Poco lontano la celebre Piazza Sant’Orazio che racchiude altri gioielli artistici e storici appartenenti ad epoche diverse. Domina la Piazza con la sua eleganza rinascimentale il Palazzo del Seggio, noto anche come il “Sedile”, oggi sede di mostre ed esposizioni. Dello stesso stile architettonico è la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, mentre sono testimonianze della dominazione romana il maestoso Anfiteatro, visibile solo per un terzo, e la Colonna romana. Ci lasciamo guidare tra le affollate vie del centro che pullulano di turisti come noi. Turisti solo per oggi, comunque. Domani inizierà il nostro trekking alla scoperta di ambienti insoliti e sconosciuti ai più perchè localizzati fuori dai consueti itinerari turistici. Davvero non vediamo l’ora di immergerci in questo Salento, come dicono qui, “terra du sole, du mare e du vientu….” (Lucia Savio)

2° GIORNO: DOMENICA 19 SETTEMBRE – GIURDIGNANO, I MENIR, I DOLMEN E ALTRE SORPRESE
La giornata domenicale inizia con cambio di programma. L’escursione prevista lungo il litorale, oggi troppo affollato, è sostituita da quella nella più solitaria campagna salentina. Ci aspettano bagno di sole, storie e tante sorprese.
Il pullman ci scarica a Giurdignano, noto per un diffuso “giardino megalitico” di menhir e dolmen, risalenti dai tre ai cinque millenni a.C.
La nostra rumorosa presenza contrasta con il silente paesino, dove solo una volante dei carabinieri, costretta a rallentare, ci accoglie discreta. Il centro esibisce ancora le luminarie del patrono S. Rocco, festeggiato il 17 agosto. La devozione popolare riconosce a lui la liberazione dalla peste del 17^ sec. Da questo centro passa la via Francigena che conduce a S. Maria di Leuca, la “finis terre” della zona.
In via S. Vincenzo, di fronte ad una ombrosa pianta di pepe, si staglia il primo menhir, alto tre metri. Incuriosisce la forma perfettamente squadrata del blocco, meridiana atta a scandire la successione del tempo, soprattutto a segnare solstizi ed equinozi. Successivamente ne incontriamo un altro sopra un dolmen, grotta tombale con tracce di affreschi dedicati a S. Paolo, protettore delle tarantolate, cioè di quelle donne che morse dalla velenosa taranta, venivano liberate dal veleno ballando fino allo sfinimento. Il censimento dei dolmen e dei menhir della zona è difficile, poiché molti di essi sono, più o meno consapevolmente inglobati da tempo nelle case o nelle proprietà private.
Lasciamo il centro abitato e l’asfalto per imboccare i campi tra gli ulivi. Ci aspetteremmo di solcare evidenti tracce di sentiero, come d’abitudine. Ci troviamo, invece, a calpestare dure zolle dalle secche erbe. L’imbarazzo viene subito mitigato da Mario che richiama l’attenzione su minuscole palline dure e rossicce: di cosa si tratta? La provocazione sollecita le risposte più diversificate e fantasiose. Ma ci sentiamo più frustrati di Edipo, perché nessuna di esse si avvicina al vero. Unica certezza: le palline toccate, annusate, soppesate e quasi assaggiate non sono escrementi, come sarà svelato solo alla fine del tour, bensì ‘pisoliti’, cioè granelli di bauxite, la cui estrazione avveniva in una cava, dismessa da tempo, che avremo modo di visitare.
Procediamo osservando il finocchio selvatico, le portulache di cui si mangia la parte tenera ricca di magnesio e omega3, l’elitropio, che direziona i fiori seguendo i raggi del sole, il cappero, di cui usiamo prevalentemente il bocciolo, mentre saporito ne è anche il frutto, cioè il ‘cucuncio’.
Attraversiamo terreni privati tra olivi colpiti dalla xilella. Le piante grigie e decespugliate hanno un aspetto dolente e striminzito. Vederli così ci rattrista: sentiamo la loro sofferenza e quella di chi vive lavorando questa terra. Nel passato devono essere state piante maestose e dalle fronde refrigeranti. Cercare l’ombra oggi è un’impresa ardua e dispersiva. Eh sì, perché Mario è costretto a richiamare vicino a sé i molti spiaccicati qua e là alla ricerca di esigue protezioni dal sole canicolare. Siamo infatti giunti a due dolmen, di cui non c’è traccia nelle carte catastali di Giurdignano. Sembrerebbero massi senza valore, ma uno dei due meglio delimita una piccola grotta, camera mortuaria dell’antichità.
Procediamo mangiando more e fichi fra i muretti a secco, ottenuti dallo spietramento del terreno. I muretti servono sì a delimitare i diversi appezzamenti,
ma soprattutto a proteggere le colture dalla salsedine proveniente dal vicino mare.
Ogni tanto resti di manufatti cilindrici ormai fagocitati dalla macchia documentano la presenza di ‘pagghiare’ (altrove in Salento detto ‘furni’): ripostigli agresti, a volte con scaletta quando servivano come torre di avvistamento.
Un originale segnalatore in metallo comunica la direzione per ‘I massi della vecchia’: ci sia una masseria? Avremo l’ombra desiderata e una birra fresca? Batte il sole del mezzogiorno, l’acqua negli zaini è caldiccia, le nuvole non danno refrigerio. Ma ai nuovi massi megalitici una volta sommersi, quasi enormi porcini germinati tra gli ulivi, cadono due gocce di pioggia. Purtroppo solo due. L’esultanza è comunque tutta per lo studio attento di quei massi, il cui profilo allude a una vecchia megera con un grande cappello.
Come bambini riottosi ci accapigliamo per la foto ricordo, sbuffando contro chi sosta troppo sulla scena, contro chi rompe l’incanto con uno zaino di troppo, imprecando per chi ha bisogno di tempo per lo scatto ideale. Alla fine delle foto individuali e di gruppo, torniamo ai menhir-porcino. E la sorpresa che ci aspetta ripaga dalla calorica camminata e rigenera corpo e spirito.
Ad aspettarci un gruppo di artisti: Mariella, Salvatore, Ada, Letizia: con chitarra, tamburo, voce e danza ci deliziano con la pizzica. Ritmo antico, è l’oggetto della loro professione e del progetto “Cerchio corale”. Esso prevede lo studio coreutico e musicale intervistando gli anziani, l’organizzazione di eventi cultural-musicali di pizzica di festa e di scherma presso case, aie e corti, la sperimentazione di canto a distesa senza strumenti. Il gruppo esibisce competenza specifica, che trasmette con semplicità ed entusiasmo. Le esibizioni canore e danzanti degli artisti (tarantella del Gargano con nacchera a specula, tarantella di Sannicandro, tammuriata napoletana) arrivano a contagiare l’attonita platea. Alcuni di noi si ritrovano a ballare la pizzica con gli scarponi, compreso Enrico: con quanta leggerezza e delicatezza si è improvvisato a sedurre garbatamente con movenze e sguardi la sua partner danzante!
Rinvigoriti da un buon piatto di pasta, da acqua e vino freschi, riprendiamo il cammino fino ad una grande ed ombrosa ‘pagghiara’. La grande macina ricorda che gli appezzamenti circostanti venivano coltivati a grano duro e semola, nati dalla sperimentazione del senatore Cappelli, marchio ancora produttivo.
Tra ulivi e vigneti giungiamo al frantoio ipogeo del 1500, dove si lavorava 24 ore al giorno da novembre ad aprile, per produrre olio lampante, cioè per l’illuminazione. Qui sotto terra al fresco umido, in condizioni davvero disumane lavoravano e vivevano venti operai, aiutati dai due asini legati alla mola che non doveva mai fermarsi.
A turno i lavoranti mangiavano utilizzando una piccola cucina, dormivano in anguste celle e, sempre a rotazione, uscivano solo alla domenica. Per questo si ammalavano di cecità o di polmonite.
Concludiamo l’escursione ad anello attraversando nuovamente Giurdignano; il bar è aperto e non ci lasciamo scappare l’occasione per un caffè, una birra o una bibita fresca. Il pullman non dovrà attenderci molto.    (Maura Zotti)

3° GIORNO - LUNEDÌ 20 SETTEMBRE – DA TORRE DELL’ORSO A BAIA DEI TURCHI
Ci muoviamo in bus da Otranto e dopo avere lambito i Laghi Alimini arriviamo a Torre dell'Orso. Usciamo a piedi dal centro abitato e ci arrampichiamo subito sulle falesie della costa, dalle quali si gode una splendida vista su cale e calette sottostanti. Ammiriamo in particolare due faraglioni, denominati “Le due sorelle”, che devono il nome a una leggenda secondo la quale i due monoliti rocciosi erano in origine due bellissime sorelle che, scese in mare per rinfrescarsi, vi annegarono. Gli dei si intenerirono e per ricordarle in eterno trasformarono i loro corpi in rocce. A questo punto non è semplice spiegare a uno dei maschi della compagnia che “Le due sorelle” non sono quella coppia di Veneri Callipigie, in carne, ossa e ridotti bikini, che si è affrettato a fotografare di spalle, ritte davanti a noi ad ammirare il panorama, bensì i due scogli aridi e pietrosi in mezzo al mare. Per la serie “Je ne pense qu'à ça”!
Riprendiamo a camminare, ammirando poco più avanti un possente arco naturale che dalla falesia si sporge nel mare e qua e là scendiamo su spiagge sabbiose sulle quali si cammina quasi come sulla neve, per cui ci spostiamo sulla battigia, più compatta, con l'acqua che ci lambisce gli scarponi. È senz'altro un'immagine incongrua, sottolineata dagli sguardi perplessi delle persone normali stese a prendere il sole, che sembrano chiedersi: “Ma che ci fanno questi qua al mare?”
Talvolta, invece, camminiamo su spiagge di ciottoli e sassi che, se a qualche metro non si sentisse lo sciabordio delle onde, ci ricorderebbero i sentieri dei Lagorai. Siamo noi, allora a chiederci “Ma che ci facciamo qua al mare?”. A un tratto la spiaggia è bloccata da piante cadute e da rocce franate che ci impediscono di proseguire e, dovendo aggirare l'ostacolo, ci ritroviamo in una specie di paradiso terrestre con un prato all'inglese che sembra morbida moquette. Senza rendercene conto abbiamo sconfinato in un villaggio turistico esclusivo e dopo qualche istante compare dal nulla un sorvegliante a chiederci conto della nostra abusiva presenza. Dopo un breve conciliabolo ci viene benignamente concesso di attraversare il villaggio e siamo scortati fino a un'uscita secondaria. La deviazione ci costerà qualche chilometro in più di cammino, ma siamo immersi in un'ombrosa pineta e arriviamo così alla Baia dei Turchi dove, con la marmitta termica del pranzo, troviamo ad aspettarci Sandro, uno dei proprietari dei B&B nei quali pernottiamo a Otranto. Gli porgiamo i piatti e con nostra somma gioia ci rendiamo conto che anche oggi si mangerà pasta. Dopo pranzo i soliti anfibi e anfibie del gruppo si danno alla balneazione nella vicina baia e, finita la ricreazione, ci si appresta a metterci sulla via del ritorno, però manca ancora all'appello l'amico Silvano, irriducibile del bagno. Si decide di fargli uno scherzo nascondendoci dietro una macchia di cespugli per fargli credere che ce ne siamo andati senza di lui. Silvano non arriva mai e siamo un po' spazientiti poi, bello bello, ci arriva alle spalle... per la serie “andarono per suonare e furono suonati”! Tutti riuniti, ce ne andiamo infine via campi, all'appuntamento con il bus che ci riporterà ai nostri sospirati alloggi. (Beppe Forti)

4° GIORNO – MARTEDI’ 21 SETTEMBRE - OTRANTO PORTA D’ORIENTE
Si parte direttamente a piedi da Otranto scendendo al porto dove la nostra guida ci fa soffermare davanti a un monumento particolare, formato da un relitto di nave che emerge da un mare di lastre di vetro. E’ il monumento che ricorda tutti i migranti morti in mare, ideato dallo scultore greco Costas Varotsos e realizzato col relitto della motovedetta albanese Kater I Rades affondata da una corvetta della marina italiana al largo del canale di Otranto il 28 marzo del 1997 provocando la morte di 81 migranti.
Camminando di buon passo tra le Scille marittime, una pianta che produce una pannocchia di fiori bianchi tipica della zone mediterranee, arriviamo a Torre del serpe dove si gode un panorama unico su tutta la baia d’Otranto.  Narra la leggenda che nelle acque vicine alla torre vivesse un serpente che durante la notte usciva dal mare per cibarsi dell’olio lampante che illuminava la torre. Si racconta che una notte del lontano 1480, i Turchi abbiano tentato di sbarcare sulle coste salentine ma la serpe ghiotta di olio abbia spento il fuoco della torre facendo perdere ogni riferimento agli invasori che dovettero abbandonare l’impresa.  E’ per questa ragione che lo stemma della città salentina rappresenta una torre avvolta dalle spire di un serpente nero.Il paesaggio cambia, vediamo all’orizzonte appezzamenti di terreno rosso che risaltano sul territorio brullo e arido.
La visione è spettacolare: tra le rocce color rosso acceso è adagiato un laghetto verde smeraldo il cui contrasto con il rosso delle pareti rocciose, il verde brillante della vegetazione e il blu del cielo, rende una meraviglia della natura. Qui c’era un giacimento di bauxite, minerale estratto e inviato negli stabilimenti di Porto Marghera dove veniva usato per la produzione di alluminio. Ha funzionato fino al 1976, quando il sito fu abbandonato a causa dei costi elevati.
Il cammino diventa più faticoso, bisogna avanzare tra le rocce della scogliera, da una parte l’azzurro del mare e dall’altra quello delle campanule pugliesi che ricoprono le pareti dell’alta falesia. Si comincia a profilare all’orizzonte il faro di Punta Palascia ed è qui che apprendiamo che questo è il luogo più a Est d’Italia ed è molto frequentato la notte di San Silvestro per assistere alla prima alba dell’anno. Dalla terrazza del faro si gode di un panorama spettacolare costituito dal faro che spicca in mezzo alle rocce e sovrasta l’infinita distesa del mare e tutto intorno una fitta vegetazione variegata. Una mulattiera ci porta al punto della sosta per il pranzo e dopo esserci rifocillati si riparte alla volta della Masseria Cippano. Sotto il sole delle due del pomeriggio, in mezzo alla campagna tra i muretti a secco, con la lingua a terra saliamo le scale di questa masseria dove il regista Ferzan Ozpetek ha ambientato il suo film “Mine vaganti”.
Questa masseria faceva parte del sistema difensivo voluto da Carlo V, era munita di torre, arricchita da una scala con ponte levatoio e col tempo da ulteriori edifici, magazzini, granai, stalle e da una chiesetta dedicata a sant’Isidoro. Comunicava direttamente con Torre Sant’Emiliano dalla quale riceveva e inoltrava i messaggi di pericolo nelle zone più interne dell’entroterra. Ed è a questa torre dove arriviamo, col miraggio di raggiungere il mare in cui non vediamo l’ora di buttarci. La strada è ancora lunga ma finalmente si arriva alla Baia di Porto Badisco affollata di turisti e un po’ melmosa ma ormai per noi un miraggio. Ci buttiamo in mare a rinfrescarci.
 Il pullman ci riporterà poi ad Otranto.  (Adriana Bergamaschi)






5° GIORNO: MERCOLEDI’ 22 SETTEMBRE - LE VIE DEL SALE E LE GROTTE CIPOLLIANE.
Fatta un’abbondante colazione, tutti puntuali saliamo in Pullman per un’altra giornata soleggiata. In una mezz’ora possiamo ammirare dal pullman un panorama mozzafiato: scogliere a picco sul mare, falesie strapiombanti, ville arabeggianti con piscine immerse nella vegetazione mediterranea: ulivi, palme svettanti, piantagioni di fichi d’India che incoronano le foglie pungenti, piante di carrube e, qua e la’, fiori di ibisco e bouganville. La nostra guida Mario ha un interesse particolare per la botanica. Man mano che passeggiamo ci fa notare la ricchezza della vegetazione pugliese: il dittico viscoso, il lentisco con bacche rosse (da cui si ricava la gomma da masticare), il mirto dalle foglie appuntite, i capperi con fiori e pistilli appariscenti, le campanule pugliesi dai caratteristici fiori lilla. Iniziamo il percorso della via del sale scoprendo le vasche che servivano per contenere l’acqua marina portata dalle mareggiate, ma che gli abitanti dei villaggi vicini sfruttavano abusivamente per raccogliere e vendere il sale, sottraendolo al monopolio di stato. Dopo un bagno nelle acque cristalline color turchese, riprendiamo il cammino, alquanto accidentato, che ci conduce alle grotte Cipolliane, cosi suggestive e selvagge. Pochi minuti e al Ciolo riprendiamo il pullman con destinazione De Finibus Terrae, cioe’ Santa Maria di Leuca. Una rapida visita al santuario mariano per dedicare poi piu’ tempo al museo di arte moderna attiguo dove gli artisti contemporanei si sono sbizzarriti con i vari materiali: legno, ceramica, bronzo, conchiglie, pietre, acrilico ed acquerelli. Infine, in lontananza, come un miraggio, ci appare Gallipoli, stretta penisola che si prolunga nel mare, punteggiato di scogli, per finire con l’isola di sant’Andrea. Ecco un tramonto indimenticabile da immortalare con le nostre macchine fotografiche (Teodolinda Tretti).





6^ GIORNO: GIOVEDI’ 23 SETTEMBRE - PUNTA PIZZO
Secondo giorno di maestrale, luce limpidissima e capelli al vento. Oggi Parco natural Regionale litorale di Punta Pizzo, a sud di Gallipoli. In 15 minuti il bus ci porta ad un cartellone colorato che dice “Punta Suina” e ci addentriamo tra le dune. Macchia mediterranea e fichi d’India, un paio di gradevoli stabilimenti balneari, non invasivi se non per gli ombrelloni piantati fin sull’isoletta rocciosa antistante, con effetto buffo. Si cammina sulla spiaggia, contro un mare color zaffiro e turchese che non si puo’ smettere di guardare. Poi proseguiamo, curiosi viandanti con zaini e bastoncini su una spiaggia di bagnanti, fino all’ennesima torre di avvistamento e oltre. Il ritorno segue lo stesso percorso, dopo una sosta in cui qualche audace sfida il vento ed entra in acqua, mentre altri scoprono il “caffe’ leccese”: ghiaccio, latte di mandorla, caffe’ bollente versato sopra. Rientriamo ebbri di salsedine e di colori. (Loredana Losa)









7° GIORNO: VENERDÌ 24 SETTEMBRE - PERCORSO A NORD DI GALLIPOLI ALL’INTERNO DEL PARCO DI PORTO SELVAGGIO.
È stata l’ultima escursione del gruppo “Trekking Salento 2021” e ci ha fatto chiudere nella massima bellezza la nostra settimana, perché questa località è da consigliare anche a chi ha solo un giorno di tempo per godersi la natura di questa regione. Si tratta di una zona protetta in cui la macchia mediterranea, che ci ha accolto nei giorni precedenti, piacevolmente ma senza offrirci riparo, si sviluppa all’ombra di una piantagione prevalentemente di Pino d’Aleppo realizzata oltre cinquant’anni fa, che in molti punti arriva fino alla riva del mare. Questo giardino terrestre esiste grazie al sacrificio di una donna, Renata Fonte, che nell’anno 1984, per essersi opposta, nella sua funzione di assessore del Comune di Nardò, alla speculazione edilizia che si stava preparando con la complicità dell’Amministrazione di cui faceva parte, ha pagato con la vita la propria decisione di difendere la proprietà comunale e l’utilizzo pubblico del territorio. Il parco ha un’estensione di circa quattro chilometri lungo la costa ed è coperto da bosco fino a quasi un chilometro di distanza dal mare.
La nostra comitiva parte da sud, in località Santa Caterina, e presto giunge, superato un dislivello iniziale e procedendo poi in riva al mare, ad una torre di avvistamento, denominata “di Santa Maria dell’Alto”. La costruzione, in collegamento con le torri vicine di cui una a Santa Caterina e l’altra all’estremo nord del parco, chiamata Torre di Uluzzo (trad. Asfodelo, pianta che qui si trovava abbondante) costruite nel quindicesimo secolo ed attive per almeno duecento anni, a loro volta concatenate con altre più lontane da entrambi i lati, assicurava la sorveglianza del territorio ed anche una difesa attiva grazie alla struttura a fortezza merlata e ben munita. Nel seguito del cammino lungo il mare, ben tracciato e più agevole rispetto ai percorsi dei giorni precedenti, incontriamo presto la baia di Porto Selvaggio, dove sfocia un corso d’acqua che rinfresca quella del mare, altrimenti a temperatura gradevole nonostante la stagione avanzata. Qui si ripasserà anche nel percorso di chiusura della passeggiata e sarà prevista la sosta per bagno e pic-nic. Successivamente il nostro sentiero ci porta a guardare, solo attraverso le sbarre che ne impediscono l’entrata, l’interno di una grotta denominata “del Cavallo” che si estende su un dislivello di 8 metri giungendo, nello sviluppo sotterraneo, fino al livello del mare. In questa zona sono stati trovati reperti del Paleolitico superiore oggetto di scavo ancor oggi “ogni volta che arrivano i finanziamenti”. Questa scoperta, collegata ad altre nelle zone vicine, ha addirittura dato il nome ad una classificazione del momento storico facendo definire “periodo Uluzziano” l’arco di tempo, intorno a 35 mila anni a.C., epoca a cui si ritiene che appartengano.
Proseguendo ancora per oltre un’ora su sentieri pietrosi a poca distanza dal mare arriviamo all’estremo nord del parco, dove si trova la Torre di Uluzzo, abbastanza malandata e, a differenza della precedente, non restaurata. A questo punto la nostra guida Mario, alla gente che crede di potersi fermare, ricorda che la sosta per bagno e pasto è stata prevista a Porto Selvaggio, la baia dov’è l’afflusso di acqua dolce, e che si trova sul lato sud. Si deve risalire quindi a una cinquantina di metri di quota ed entrare nella pineta utilizzando non più i sentieri, ma delle ampie strade costruite con la funzione di taglia-fuoco, che se fossero state ben mantenute avrebbero veramente svolto bene questa funzione e che ci permettono di camminare a ben quattro Km/ora, fatto mai verificatosi nei giorni precedenti, fino all’agognato posto di ristoro.
Qui la compagnia in versione spiaggia prende il sole, siamo pronti al bagno, ma ...l’acqua è piacevole solo se ci si resta dentro e non se si utilizzano per nuotare i centimetri vicini alla superficie; comunque, l’ambiente è incantevole e lo apprezziamo di più pensando che in altri momenti, nonostante il poco agevole accesso, saremmo stati in ben più affollata compagnia.
Dopo la sosta, il percorso di ritorno al pullman è breve e purtroppo si deve ormai pensare a preparare le valigie per la levataccia del giorno seguente, data del nostro addio al Salento. (Paolo Bellotto)
8° GIORNO: 25 SETTEMBRE - CONCLUSIONE.
E’ ora di tornare a casa… Il nostro volo parte alle 6:40 del mattino, questo ci costringe a una levataccia infame per essere almeno due ore prima all’aeroporto di Brindisi per le operazioni di check-in. Che dire di piu’? E’ stata una settimana intensa. Questo “tacco d’Italia” ci ha fatto conoscere e apprezzare i suoi percorsi ricchi di colore della macchia mediterranea, l’ospitalita’ della gente locale, il profumo del mare, la naturale bellezza delle spiagge orlate di torri d’avvistamento e fari costieri, e poi ancora gli oliveti terrazzati, i labirinti dei muretti a secco, le grotte marine…  Noi capogita ce l’abbiamo messa tutta e siamo convinte che molti sono rientrati a casa portando qualcosa in piu’ nel loro bagaglio: la gioia di condividere, di ascoltare e di divertirsi in compagnia. Valori che caratterizzano la Giovane Montagna e che in questi giorni si sono visti tutti. E se qualcosa non è proprio andato liscio ce ne scusiamo. Siamo comunque felici di avervi accompagnati. A tutti buon cammino. (Lucia e Valeria)
 

 
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