Scialpinismo BSA - Alpago - Crep Nudo

Domenica 6 febbraio 2022  (evento passato)

Tipo attività: Scialpinismo
Sezione di Vicenza
Responsabile: Daniele Casetto



Programma



ALPAGO - CREP NUDO (2.207 m)
Una classica del Gruppo con vista sul Lago di Santa Croce.
Da Casera Venal si percorre la Val di Funes sino alla Cima, inizialmente per bosco rado e successivamente per pendii aperti. Discesa: per lo stesso itinerario.
DISLIVELLO: 1.050 m
TEMPI: ore 3 salita
ORARIO PARTENZA: 6.00
FEBBRAIO

CAPOGITA: Daniele Casetto, cell. 348 8890520
 



Relazione



DOMENICA 6 FEBBRAIO  -  GIORGIO RACCONTA E …CI FA SALIRE IL VAJO DEI COLORI
Di neve non ce n’è sul Crep Nudo in Alpago, quindi conviene cambiare programma: vale da pena di fare un vajo. Equazione perfetta, tanto più che scegliendo il Vajo dei Colori si va sul classico e non ci si può sbagliare.
Eravamo in otto. Per accedere al vajo, all’andata, abbiamo fatto la strada bassa, regalo incompiuto che avrebbe dovuto collegare Campogrosso a Obra, e quindi la valle dell’Agno con la Vallarsa. Si interrompe, fortunatamente, dopo il vallon di Pissavacca, per riprendere, con tanto di galleria, dopo le giare larghe sotto il Cherle… che spreco.
Risalito il Boale dei Fondi, e intercettato il sentiero estivo, abbiamo valicato la Sella dei Cotorni per poi scendere nel solco del vajo. La neve è buona, con spolverata di ghiaie cadute dai vari pinnacoli sovrastanti, e si continua fino al pezzo forte del vajo: un salto di roccia che, se l’innevamento fosse come si conviene a un inverno normale, sarebbe abbondantemente sommerso dalla neve, ma che in sua carenza si presenta quasi spoglio e alto un paio di metri.
Una cengetta sulla destra permette di spostarsi di cinque sei metri, fin sotto una placca rocciosa appoggiata, che poi si ricongiunge al solco principale. Una volta questa placca era stata attrezzata con una corda fissa di acciaio, ma da diversi anni è stata tolta, ora vi rimangono i chiodi. L’apripista Francesco la sale predisponendo per il resto della comitiva una corda fissa. Mentre tutti aspettano in coda sulla cengia il proprio turno per passare la corda fissa, io e Piero diamo un’occhiata da vicino al salto di roccia. Effettivamente non c’era modo di piantare una picozza su neve e ghiaccio per superare il salto, però sulla destra del masso, in una fessura, c’era una provvidenziale fettuccia blu su un sasso incastrato. Detto, fatto: per non fare la coda facciamo un paio di passaggi su roccia con i ramponi e voilà superato il masso. Non è proprio sicuro e agevole camminare con i ramponi su roccia marcia e ghiaia, così ho tirato fuori la corda e fatto sicura a Piero da un chiodo presente un poco più su. Proseguendo il vajo la pendenza si fa più sostenuta ma la neve stavolta presente e in buone condizioni è di grande aiuto. A bocchetta Mosca un bel venticello fresco ci ha spronato a proseguire verso Bocchetta Fondi da dove siamo scesi fino al sentiero estivo che ci ha ricondotti alle auto. Grande problema di tutta la gita è stato che Daniele si era dimenticato a casa il formaggio così “ne ga tocà magnare pan biscoto discalso”.  (Sulla questione della strada Campogrosso Obra, della politica di allora, vedasi senatore Oliva. Ma approfondiremo.  
 

 
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