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Le cime del lago di Campotosto
Domenica 29 settembre 2024 (evento passato)
Tipo attività: Escursione Esperti
Sezione di Roma
Responsabile: Cultrera - M. De Masi
Programma
Ritrovo: ore 7:00 Piazza Bologna (Roma) davanti l’edificio delle Poste, e 9:30 vicino l'attacco del sentiero (Campotosto, AQ).
Viaggio: lungo la A24 fino a L’Aquila Ovest, poi seguire le indicazioni per Campotosto.
Sviluppo dell’escursione: Incastonato tra i Monti della Laga e il Gran Sasso, a oltre 1.300 m di altitudine, il Lago di Campotosto è una delle perle dell’Appennino Centrale. E’ un piccolo paradiso per escursionisti e camminatori, dove è stata di recente ripristinata la segnaletica e tracciate delle varianti con l’aiuto delle comunità locali (https://ape-alveare.it/carta-sentieri-lago-campotosto).
La bellissima escursione ad anello inizia in prossimità del paese di Campotosto, e tocca tre vette sopra i 2000 che fanno parte dei monti della Laga: Colle del vento, Monte di Mezzo e la Montagnola. Monte di Mezzo (2155 m) è una delle montagne più panoramiche della zona grazie alla sua posizione sovrastante il Lago di Campotosto: il panorama è infatti vastissimo e spazia a 360° verso il gruppo del Gran Sasso e il Lago di Campotosto, la Laghetta e il Monte Gorzano.
L’anello si chiude sulla radura erbosa il Coppo da cui si riprende il sentiero nel bosco che ci riporterà alle macchine.
Difficoltà: EE
Dislivello: circa 850 metri (punto più alto 2155 m).
Tempo previsto di percorrenza: 6 ore circa, incluse le soste.
Rientro a Roma previsto entro le ore 19-20.
Spesa viaggio: circa 60 euro ad equipaggio.
Equipaggiamento: scarponcini con suola ben scolpita, protezione contro la pioggia, bastoncini, pranzo al sacco.
Iscrizioni: entro giovedì 26 settembre ai DdG, Giovanna Cultrera (tel. 3492339956; mail: cultrera.gio@gmail.com) e Mauro De Masi (tel. 3280024802).
Viaggio: lungo la A24 fino a L’Aquila Ovest, poi seguire le indicazioni per Campotosto.
Sviluppo dell’escursione: Incastonato tra i Monti della Laga e il Gran Sasso, a oltre 1.300 m di altitudine, il Lago di Campotosto è una delle perle dell’Appennino Centrale. E’ un piccolo paradiso per escursionisti e camminatori, dove è stata di recente ripristinata la segnaletica e tracciate delle varianti con l’aiuto delle comunità locali (https://ape-alveare.it/carta-sentieri-lago-campotosto).
La bellissima escursione ad anello inizia in prossimità del paese di Campotosto, e tocca tre vette sopra i 2000 che fanno parte dei monti della Laga: Colle del vento, Monte di Mezzo e la Montagnola. Monte di Mezzo (2155 m) è una delle montagne più panoramiche della zona grazie alla sua posizione sovrastante il Lago di Campotosto: il panorama è infatti vastissimo e spazia a 360° verso il gruppo del Gran Sasso e il Lago di Campotosto, la Laghetta e il Monte Gorzano.
L’anello si chiude sulla radura erbosa il Coppo da cui si riprende il sentiero nel bosco che ci riporterà alle macchine.
Difficoltà: EE
Dislivello: circa 850 metri (punto più alto 2155 m).
Tempo previsto di percorrenza: 6 ore circa, incluse le soste.
Rientro a Roma previsto entro le ore 19-20.
Spesa viaggio: circa 60 euro ad equipaggio.
Equipaggiamento: scarponcini con suola ben scolpita, protezione contro la pioggia, bastoncini, pranzo al sacco.
Iscrizioni: entro giovedì 26 settembre ai DdG, Giovanna Cultrera (tel. 3492339956; mail: cultrera.gio@gmail.com) e Mauro De Masi (tel. 3280024802).
Relazione
(a cura di Francesco Zauli) Domenica 29 settembre 2024 ci siamo ritrovati ad un bar in prossimità del lago, in un bel gruppetto di 15 persone: i Responsabili Mauro e Giovanna, insieme a Chitra, Giuliana, Francesco, Francesca, Federico, Claudio, Nicola, Marina, Pietro, Laura, Monica, Luisa e James.
Abbiamo infatti sperimentato il ritrovo di partenza decentrato, muovendoci da quattro punti diversi in prossimità dei luoghi di residenza dei partecipanti, per comodità di tutti e per evitare inutili migrazioni verso il centro di Roma. Direi splendida soluzione che ha minimizzato il consumo di benzina ed ottimizzato le sveglie di tutti.
Il viaggio, pur se lungo ed un po’ costoso per via dell’Autostrada dei Parchi, è sempre molto bello e quando si raggiunge la piana del lago di Campotosto, si rimane affascinati dal colore azzurro del lago, che di mattina presto immerso nel silenzio della natura, circondato dalla maestosità delle montagne circostanti, con la placida calma che sprigiona le sue acque, da solo ripaga l’intero viaggio.
Dopo un dolce e riposante rimirar, attaccare il sentiero che rapidamente si inerpica nel bosco costringe il risveglio di tutti i muscoli, compresi quelli del diaframma per aiutare la respirazione sino allora assopita dall’effetto rilassante del lago. Una bella salita, un bosco ampio e luminoso nonostante il fogliame ancora denso e le nubi che comunque galleggiavano sopra le fronde. All’uscita dal bosco, infatti siamo entrati nelle nubi che avvolgevano a tratti le cime e che per gran parte della giornata ci hanno fatto dono della loro compagnia. Dall’uscita del bosco fino alla prima sosta, abbiamo camminato immersi nelle goccioline delle nubi, come se attraversassimo un velo d’acqua che ci sfiorava al passaggio, sensazione diversa dal camminare sotto la pioggia quando senti la goccia che verticalmente di cade addosso.
La salita fino al primo coppo, da cui il paesaggio ci proponeva la vista dall’alto del lago con la sua forma frattale che incuriosisce per i suoi numerosi anfratti, ci aveva regalato lo spettacolo di funghi giganti che a tratti si confondevano con i paletti metallici segnavia. Erano mazze di tamburo che potevamo intravedere a centinaia di metri di distanza, nonostante la poca luce irradiata dalle gocce d’acqua in sospensione. Una volta giunti sul coppo, abbiamo sperimentato come le nubi, trasportate dal vento, possano dissolversi e ricomporsi in pochi istanti, nascondendo per poi svelare lo spettacolo del lago e dei monti circostanti. Raggiungendo la cresta immersa nella grigia foschia, improvvisamente le nubi sembravano mettersi da parte, come fa la tenda in un teatro, quando lo scenario appare allo spettatore sul palco, regalando lo spettacolo più bello del mondo: la natura.
Ricompattati e grati, abbiamo mosso le gambe (e non solo) verso la montagna di Mezzo fino a quota 2135 metri, dove abbiamo mangiato mentre cercavamo di sbirciare il Gran Sasso che si nascondeva tra le compatte nubi. La discesa fino al bosco è stata silenziosa ma non troppo, con Giovanna che spesso richiamava tutti a non disperdersi. Ultimo regalo della gita è stata un’ampia distesa di Amanite Muscaria dallo splendido cappello rosso vivace e puntinato di bianco. Forse per la loro bellezza fatale, forse per la colorazione inconsueta ha spinto tanti di noi a cercare il miglior scatto per la conquista del premio di miglior fotografia dell’anno della sezione di Roma.
La gita è finita o quasi. Ci aspetta un lungo viaggio di ritorno, e si sa che di domenica sera, la Roma-L’Aquila regala sempre lunghe code ma la voglia di godere ancora di quei posti prima che tramonti la luce, porta ciascun equipaggio a ritagliarsi un momento speciale di contemplazione che riscaldi il cuore o il palato. Io ho scelto il lato di Mascioni, passato il ponte delle stecche c’è un chiosco con panchine da cui rimirar il lago ed immaginare di attraversarlo con una canoa, riflettendo come la corsa della luce solare, non più offuscata da nubi, attraversi quelle fredde acque, capaci di assorbire le tonalità rosse e gialle, permettendo la bilanciata diffusione delle tonalità delle frequenze più corte che ci restituiscono un meraviglioso colore azzurro.
Abbiamo infatti sperimentato il ritrovo di partenza decentrato, muovendoci da quattro punti diversi in prossimità dei luoghi di residenza dei partecipanti, per comodità di tutti e per evitare inutili migrazioni verso il centro di Roma. Direi splendida soluzione che ha minimizzato il consumo di benzina ed ottimizzato le sveglie di tutti.
Il viaggio, pur se lungo ed un po’ costoso per via dell’Autostrada dei Parchi, è sempre molto bello e quando si raggiunge la piana del lago di Campotosto, si rimane affascinati dal colore azzurro del lago, che di mattina presto immerso nel silenzio della natura, circondato dalla maestosità delle montagne circostanti, con la placida calma che sprigiona le sue acque, da solo ripaga l’intero viaggio.
Dopo un dolce e riposante rimirar, attaccare il sentiero che rapidamente si inerpica nel bosco costringe il risveglio di tutti i muscoli, compresi quelli del diaframma per aiutare la respirazione sino allora assopita dall’effetto rilassante del lago. Una bella salita, un bosco ampio e luminoso nonostante il fogliame ancora denso e le nubi che comunque galleggiavano sopra le fronde. All’uscita dal bosco, infatti siamo entrati nelle nubi che avvolgevano a tratti le cime e che per gran parte della giornata ci hanno fatto dono della loro compagnia. Dall’uscita del bosco fino alla prima sosta, abbiamo camminato immersi nelle goccioline delle nubi, come se attraversassimo un velo d’acqua che ci sfiorava al passaggio, sensazione diversa dal camminare sotto la pioggia quando senti la goccia che verticalmente di cade addosso.
La salita fino al primo coppo, da cui il paesaggio ci proponeva la vista dall’alto del lago con la sua forma frattale che incuriosisce per i suoi numerosi anfratti, ci aveva regalato lo spettacolo di funghi giganti che a tratti si confondevano con i paletti metallici segnavia. Erano mazze di tamburo che potevamo intravedere a centinaia di metri di distanza, nonostante la poca luce irradiata dalle gocce d’acqua in sospensione. Una volta giunti sul coppo, abbiamo sperimentato come le nubi, trasportate dal vento, possano dissolversi e ricomporsi in pochi istanti, nascondendo per poi svelare lo spettacolo del lago e dei monti circostanti. Raggiungendo la cresta immersa nella grigia foschia, improvvisamente le nubi sembravano mettersi da parte, come fa la tenda in un teatro, quando lo scenario appare allo spettatore sul palco, regalando lo spettacolo più bello del mondo: la natura.
Ricompattati e grati, abbiamo mosso le gambe (e non solo) verso la montagna di Mezzo fino a quota 2135 metri, dove abbiamo mangiato mentre cercavamo di sbirciare il Gran Sasso che si nascondeva tra le compatte nubi. La discesa fino al bosco è stata silenziosa ma non troppo, con Giovanna che spesso richiamava tutti a non disperdersi. Ultimo regalo della gita è stata un’ampia distesa di Amanite Muscaria dallo splendido cappello rosso vivace e puntinato di bianco. Forse per la loro bellezza fatale, forse per la colorazione inconsueta ha spinto tanti di noi a cercare il miglior scatto per la conquista del premio di miglior fotografia dell’anno della sezione di Roma.
La gita è finita o quasi. Ci aspetta un lungo viaggio di ritorno, e si sa che di domenica sera, la Roma-L’Aquila regala sempre lunghe code ma la voglia di godere ancora di quei posti prima che tramonti la luce, porta ciascun equipaggio a ritagliarsi un momento speciale di contemplazione che riscaldi il cuore o il palato. Io ho scelto il lato di Mascioni, passato il ponte delle stecche c’è un chiosco con panchine da cui rimirar il lago ed immaginare di attraversarlo con una canoa, riflettendo come la corsa della luce solare, non più offuscata da nubi, attraversi quelle fredde acque, capaci di assorbire le tonalità rosse e gialle, permettendo la bilanciata diffusione delle tonalità delle frequenze più corte che ci restituiscono un meraviglioso colore azzurro.