Laghi di Como e di Lugano - Turisti ed escursionisti
Venerdì 4 ottobre 2024
Domenica 6 ottobre 2024 (evento passato)
Tipo attività: Escursione Turistica
Sezione di Vicenza
Responsabile: Federico Cusinato - Beppe Stella
Programma
DA VENERDÌ 4 A DOMENICA 6 OTTOBRE - LAGHI DI COMO E DI LUGANO TURISMO ED ESCURSIONISMO
Con la nostra tradizionale gita turistica ed escursionistica di inizio autunno visiteremo la regione dei laghi di Como e Lugano, a cavallo fra Italia e Svizzera. Mentre i turisti potranno visitare Como, Lugano e Locarno, gli escursionisti effettueranno percorsi sui monti attorno i due laghi, di difficoltà E con al massimo qualche breve tratto EE, della durata di circa 5-6 ore.
Il programma definitivo sarà pubblicato per tempo sul sito web e sul notiziario sezionale
APERTURA ISCRIZIONI: 01 aprile ORARIO PARTENZA IN PULLMAN: 6:30 di venerdì
CAPOGITA: Federico Cusinato, cell. 345 8837326 Beppe Stella, cell. 336 641424
ATTENZIONE: I POSTI SONO LIMITATI A 40 – OLTRE AI SOCI IN REGOLA CON BOLLINO SI DA PRECEDENZA A CHI SI ISCRIVE ACCETTANDO LA MODALITA’ DI CAMERA DOPPIA
Relazione
GITA di 3 GIORNI COMO LUGANO 4 5 6 OTTOBRE 2024 – Turisti ed escursionisti
TURISTI venerdì 4 ottobre - Il primo atto della gita autunnale 2024 di Giovane Montagna turisti ed escursionisti “Laghi di Como e Lugano” non poteva che essere la visita veloce, ma piacevole, al capoluogo lariano. Il tempo, disastroso nei giorni precedenti, non era dei migliori ma non abbiamo fortunatamente aperto ombrelli. La storia della città di Como risale all’età del ferro, quando la zona era abitata da tribù celtiche. Furono i Galli Insubri (III secolo a.C.) a dare vita nel territorio a degli stanziamenti fortificati facenti capo a un primo e antico nucleo della città lariana a cui fu dato il nome di Comum Oppidum. Già nel periodo romano Como era un importante centro di produzione tessile, in particolare di lino, e la città divenne una importante colonia dell’Impero Romano. Durante il Medioevo, Como divenne un importante centro di commercio di seta e lana, grazie alla sua posizione strategica lungo la via per la Germania e per la Svizzera. La città divenne anche un importante centro di produzione tessile fin dal XII secolo e questo settore rimase la principale fonte di reddito per la città per molti secoli. Nel corso della storia, Como subì numerose invasioni e assedi, tra cui quelli dei Barbari, dei Goti e dei Longobardi. Nel XII secolo la città passò sotto il controllo dei Visconti di Milano che la trasformarono in una fortezza militare. Nel XIV secolo Como fu conquistata dai Veneziani che mantennero il controllo sulla città fino alla fine del XVIII secolo. Durante il Rinascimento Como divenne un importante centro culturale con l’apertura dell’Università nel 1497. Nel XVII secolo la città conobbe un periodo di grande prosperità economica grazie alla produzione di tessuti di seta e cotone che venivano esportati in tutto il mondo. Nel XIX secolo la città fu interessata dal processo di industrializzazione con ulteriore nascita di numerose fabbriche tessili e la costruzione della ferrovia. La città conobbe inoltre un nuovo periodo di prosperità economica e culturale con la creazione di importanti istituzioni culturali e scientifiche. Oggi Como è una città moderna e cosmopolita che conserva molte tracce della sua storia e della sua cultura. È una delle principali destinazioni turistiche della Lombardia. Tangibili tracce dell’importanza e della storia di Como le abbiamo potute apprezzare passeggiando per un paio d’ore per il centro storico, accompagnati da un’efficiente guida. Abbiamo percorso le vie medievali di Como nell’antica Contrada San Giovanni dove l’atmosfera è resa piacevole anche da piccole botteghe. I vicoli sono di origine medievale, ma le facciate delle case sono chiaramente in stile Liberty, decorate con greche e disegni floreali, secondo il gusto di fine Ottocento. Ricordiamo le principali attrattive. Piazza San Fedele: qui un tempo si trovava il Foro Romano e fino all’800 si teneva il mercato. Oggi vi si affacciano pittoreschi palazzi colorati del XVI secolo e la Basilica di San Fedele, una delle più belle chiese di Como. La Cattedrale di Como, dedicata a Santa Maria Assunta, in stile gotico e rinascimentale, si trova invece su Piazza Duomo su cui si affaccia anche Palazzo Broletto, costruito nel 1200 con facciata gotico-romanica. Dietro il Duomo sorge l'ex Casa del Fascio, l’abbiamo vista da lontano, mirabile esempio di architettura razionalista. Siamo passati nei pressi della bella Porta Torre, uno dei pochi resti delle antiche mura medievali che circondavano la città. A pianta quadrata, Porta Torre fu edificata nel 1192, per segnare l’ingresso più importante alla città. È alta 40 metri e si compone di quattro piani di arcate. Sulla sommità della torre un tempo si trovava la campana, che serviva a dare l’allarme in caso di attacchi esterni. Esplorando le vie del centro storico, siamo infine giunti sul lungolago ammirando da lontano il Tempio Voltiano, in stile neoclassico e dedicato ad Alessandro Volta. Qualcuno si è giustamente lasciato tentare dalla funicolare Como-Brunate raggiungendo un punto panoramico su Como.
La visita di Como è stata solo introduzione a quello che ha rappresentato il momento clou della giornata: la visita di Villa Fogazzaro Roi sulla sponda italiana del lago di Lugano. Da Como ci siamo trasferiti in un’ora abbondante in quel di Oria Valsolda e ci siamo immersi nell’atmosfera magica di Villa Fogazzaro Roi che rappresenta per noi vicentini, legati allo scrittore e all’ultimo proprietario Giuseppe Roi, un significato particolare. La villa è un’appartata dimora della borghesia ottocentesca; arredi, quadri e oggetti originali di squisito gusto rievocano le atmosfere del capolavoro di Antonio Fogazzaro “Piccolo mondo antico”. Esistono luoghi che sembrano rimasti fermi nel loro tempo. Così accade a Oria, dove il ritmo sembra essere ancora quello ottocentesco. Antonio Fogazzaro trascorse lunghi periodi nella Villa che oggi porta il suo nome e che gli fornì l’ispirazione per comporre e ambientare il suo romanzo più famoso pubblicato nel 1896. La stessa atmosfera che fa da cornice alla vicenda di Franco e Luisa Maironi è giunta inalterata fino a noi grazie al marchese Giuseppe Roi, pronipote dello scrittore, che a metà Novecento rinnovò e riallestì ogni ambiente prima di lasciare la casa al FAI, affinché alla sua morte non venisse snaturata. La suggestione letteraria aleggia ancora ovunque, dallo studio alla biblioteca, dal salone alla sala da pranzo, alla galleria affrescata fino alla darsena privata. Il tutto è reso più scenografico da un incantevole giardino pensile che si affaccia sul lago. Tutto questo è stato goduto dai partecipanti nella visita guidata durata un paio d’ore, prima di rimettersi in viaggio lungo il lago e raggiungere l’hotel a Porlezza.
TURISTI sabato 5 ottobre – da Maura Zotti La giornata si prospetta luminosa e soleggiata, perciò fiduciosi incontriamo Cristine: sarà un piacere affidarci alla sua vivace loquela. Siamo diretti in Vallemaggia, la valle più ampia del Canton Ticino.
Il Maggia che l’attraversa, si immette nel lago Maggiore (o Verbano) ad Ascona, dopo aver raccolto acque che lo raggiungono con spettacolari salti. Un breve viottolo nel bosco conduce alla cascata delle Sponde, alla cui base sorge un laghetto.
Un tenue arcobaleno sugli spruzzi d’acqua è tutto per noi. L’apparizione impegna a scoprire rapidamente la posizione migliore per catturare la luce del luogo: a raffica partono gli scatti fotografici.
Ma il richiamo di Cristine incalza a risalire in pullman: il borgo di Cevio reclama la presenza dei foresti vicentini.
Lungo il tragitto è tutto un susseguirsi di ripidi pendii boscosi, tra cui fanno capolino nude cime di alti rilievi. Sulle sponde del Maggia si scorgono spiagge sassose, molto frequentate d’estate. Le rustiche case hanno i tipici tetti a pioda, sono cioè formati da piccole lastre di gneiss, ottenute tramite martellatura o scalpellatura.
Durante il medioevo il Canton Ticino è appartenuto ai Visconti prima, agli Sforza dopo; dal 1503 fece parte della Confederazione Elvetica fino a quando nel 1803, per merito delle riforme napoleoniche, assunse le caratteristiche di uno stato moderno.
La conformazione del territorio ha garantito un’economia di sola sussistenza: l’allevamento delle capre sui ripidi costoni, l’agricoltura lungo le valli del Maggia e del Ticino. La povertà costrinse ad emigrare in California o in Australia. Al ritorno con i proventi dei guadagni molti poterono costruire ricche dimore, che si distinguono da quelle in pietra a vista per la foggia architettonica e per le sontuose decorazioni pittorico-marmoree. Anche i bambini hanno subito pesantemente le conseguenze dell’indigenza. Quelli più gracili perché malnutriti venivano affidati a chi prometteva vitto, alloggio, lavoro. I piccoli venivano in realtà venduti a spazzacamini anziani, non più in grado di svolgere l’attività.
I lavori stradali a Visletto testimoniano il crollo di due ponti, travolti dalla piena del giugno scorso.
A Cevio, già capitale della Vallemaggia, sorgevano scuola ed ospedale. La chiesa di S. Maria Assunta e di S. Giovanni Battista conserva le spoglie di S. Giuliano. Sorta nel XII sec, ha il campanile di un’epoca successiva (1565); una targa ricorda che nell’800 venne restaurata dai “benefattori di California”.
Nell’abitato il silenzio domina il dedalo di viuzze strette fra le abitazioni in pietra: i restauri restituiscono in parte l’atmosfera del passato.
Il percorso didattico conduce ai grotti appena sopra il borgo. Alcuni sono diventati ristoranti e luoghi d’incontro per consumare spuntini; nel passato funzionavano da frigorifero per conservare le derrate alimentari. Essi vennero ricavati a ridosso della parete rocciosa, nella zona occupata da massi franati. Molti vennero ampliati in modo da ricavare rifugi abitabili, con sottostante cantina e un orticello in ogni minimo lembo di terra, pur…sopra la porta d’entrata. Queste cantine di sasso beneficiano ancora oggi delle correnti d’aria sotterranee che escono dalle fenditure delle frane: fresche in estate e miti in inverno.
Raggiungiamo il Museo locale; l’ampio cortile con fontana è circondato da magazzini, uno dei quali conserva un antico torchio. Un sentiero delimitato da muretti a secco, i ‘carrà’, collega il borgo vecchio a Cevio Nuova. Nella piazza principale si affacciano case dell’800 come il Palazzo Pretorio e casa Franzoni del 1630.
Prossima tappa sarà Ascona, importante località turistica dal clima mite sul Lago Maggiore: dal 2016 fa parte del circuito dei borghi più belli della Svizzera. Agli inizi del Novecento venne fondata la Comunità del Monte Verità. Essa cercava il ritorno alla natura, seguiva dieta vegetariana, praticava lunghe esposizioni al sole, il naturismo e l’adesione alla teosofia. Tra gli ospiti si annoverano gli scrittori Hermann Hesse, Rainer Maria Rilke, Erich Maria Remarque e lo psicanalista Otto Gross.
Nella cittadina si organizzano festival internazionali di musica classica e jazz. Oggi si svolge una sagra autunnale con cortei in costume e suonatori di corno alpino. Ci si immerge in un bagno di folla, stipata tra il bordo lago e i ristoranti-caffè che occupano con i tavolini quasi tutto lo spazio. Ci sguinzagliamo tra la gente per capire dove e come consumare uno spuntino veloce dal sapore autoctono.
Ma i tavolini sono occupati, il tempo a disposizione poco e i venditori delle bancarelle gastronomiche non possono fare panini. Ci si arrangia alla meglio: chi pilucca qualcosa sugli scalini del palco ai piedi dei cantori ticinesi, chi riesce ad assaggiare le castagne, chi una pallina di gelato, chi una dietetica barretta o una banana. Quanta invidia per coloro che hanno addentato un panino come si deve!
A Locarno trascorriamo buona parte del pomeriggio.
Sfiliamo davanti al Casinò; ai giardini con pregiate palme cinesi siamo attirati a riconoscere nella Walk of Fame le firme e le impronte delle famose stelle della musica che si sono esibite in passato al festival Moon&Stars. Attraversiamo via della Pace a lato del Palazzo Pretorio, dove nel 1925 i diplomatici dell’Europa post Prima Guerra Mondiale prepararono gli Accordi di Locarno. Arriviamo al cuore pulsante della città: Piazza Grande, dove si svolgono il mercato settimanale, il Locarno Film Festival, i concerti di Moon&Stars; per le feste di fine anno viene montata la pista di ghiaccio.
Un insolito reticolato per l’illuminazione sovrasta la piazza, la cui pavimentazione è realizzata con i ciottoli del Maggia, a ricordare che le sponde del lago Maggiore nel passato arrivavano fino a qui. L’acciottolato conserva pochi metri di binario della storica “Centovallina”, il trenino che raggiungeva le Centovalli fino a Domodossola. Non mancano la Torre Comunale del XVI secolo e raffinati portici in stile lombardo che collegano la stazione ferroviaria alla Piazza.
Da essa si diramano in salita numerose stradine; un tempo vie di fuga quando il lago tracimava sulla piazza, oggi la collegano al nucleo in alto della Città Vecchia, sorta attorno al Castello Visconteo. Esso fu parzialmente distrutto nel 1532; l’unica torre che ne resta è sede del museo civico e archeologico. Antistanti le mura del porto antico: da qui si salpava prima che il lago arretrasse.
Sovrasta il Castello il Santuario della Madonna del Sasso: non lo raggiungiamo né a piedi, né con la funicolare. Diamo uno sguardo, invece, alla facciata di San Francesco e S. Antonio abate, dove una coppia di sposi ed invitati animano il sagrato.
Accanto alla chiesa di S. Maria Assunta, internamente barocca, sorge la palazzina dei Canonici. Costruito agli inizi del Seicento, l’edificio a tre piani è decorato da stucchi. Un androne conduce nel cortile, delimitato dal portico con doppio loggiato e dal corpo di fabbrica della chiesa. Rientriamo a Porlezza molto appagati, già bramosi di assaporare le domenicali sorprese.
Un ringraziamento speciale a Claudio, Cristine e Lisa, premurosa Haidi…di fondovalle. (Maura Zotti)
TURISTI domenica 6 ottobre - La domenica, per i turisti, è stata caratterizzata dalla visita guidata a Lugano e a Bellinzona. Lugano, raggiunta in una mezz’ora di pullman da Porlezza, è una elegante città ticinese sul lago omonimo importante sede di istituti finanziari. Le prime tracce sicure dell'esistenza di una comunità sul territorio risalgono a un documento dell'875 dove si parla di "Sancti Laurenti in Luano". A partire dal medioevo, per secoli, Lugano, così come le altre terre dell'attuale Canton Ticino, viene continuamente contesa tra Como e Milano. Nel 1513 la città passa sotto il dominio degli svizzeri, mentre nel 1798, in un contesto di grandi rivolgimenti europei, chiede e ottiene l'indipendenza entrando a far parte della Confederazione elvetica. Nel 1815 il Congresso di Vienna garantisce l'integrità dei nuovi cantoni e nasce così la Svizzera contemporanea. Nel XIX secolo, fino al 1878, Lugano funge da capitale del Ticino dopo che la nuova Costituzione del 1814 stabilisce l'alternanza del capoluogo cantonale, ogni sei anni, con i borghi di Bellinzona e Locarno. Tra il 1880 e il 1910, dopo l'apertura della linea ferroviaria del San Gottardo (1882), si assiste a un'eccezionale crescita demografica. La popolazione in trent'anni passa da 6'949 a 14'998 abitanti. Tra il 1900 e il 1945 un'ulteriore crescita demografica ed economica determina importanti trasformazioni urbanistiche che cambiano radicalmente la struttura del centro storico e di interi quartieri.
Dal 1972 varie aggregazioni con i comuni limitrofi porta Lugano ad estendere il territorio comunale fino a 75,81 km² per un totale di circa 68'000 abitanti. Lugano è oggi fra le dieci maggiori città svizzere.
La visita alla città si svolge in un paio d’ore: con la guida visitiamo un breve tratto del lungolago e le vecchie strade del ricco centro storico, movimentate a causa di una festa cittadina prevista in giornata. Giriamo attorno alla nuova bellissima costruzione del complesso LAC – Lugano Arte e Cultura. Non riusciamo invece a visitare la Chiesa di Santa Maria degli Angioli, sicuramente il monumento storico più importante da visitare in zona. La nostra guida infatti commette un errore grossolano sbagliando l’ora di ingresso concesso per le visite turistiche: un vero peccato. La chiesa di Santa Maria degli Angioli, sulla passeggiata in riva al lago, custodisce infatti un capolavoro del primo Rinascimento, considerato il più noto affresco di quel periodo in Svizzera. Si tratta di una raffigurazione della Passione e della Crocifissione, opera dell’artista italiano Bernardino Luini (1480 circa – 1532), che fu discepolo di Leonardo da Vinci. Il grande affresco si caratterizza per la vivacità della scena che presenta un tripudio di personaggi: oltre 150, con un alternarsi di cavalli e un movimento di figure.
Un trasferimento di circa una quarantina di minuti in pullman ci conduce nel centro di Bellinzona: la città che conta 40.000 abitanti si è offerta gradevole, con il suo centro storico molto bello, nella tranquillità delle ore centrali della domenica. La posizione geografica di Bellinzona fu nei secoli strategica per il controllo dei traffici lungo le vie alpine che collegano nord e sud (San Gottardo, Lucomagno, San Bernardino, Novena). I primi insediamenti della zona risalgono al periodo neolitico. Si tratta della più antica testimonianza di un abitato stabile nel Canton Ticino. Il luogo prescelto dai primi abitanti fu il colle di Castel Grande. Arrivarono poi i Romani e lasciarono traccia del loro passaggio con la costruzione di un castello. Nulla a che vedere con quelli attuali. Dopo la caduta dell’Impero Romano fu la volta delle dominazioni dei Longobardi e dei Franchi. I castelli attuali vennero costruiti in epoca medioevale per finalità difensive, per bloccare l’accesso alla Valle del Ticino a chi arrivava da nord, e per controllare, il transito verso il passo del San Gottardo. Bellinzona fu a lungo contesa tra Como e Milano per poi entrare definitivamente nell’orbita milanese nel XV secolo. Molto in città, infatti, testimonia il forte legame con la cultura e l’arte lombarda.
Lungo fu il periodo delle contese che vide l’alternarsi di famiglie potenti, tra cui i Visconti che dominarono in zona per oltre centocinquant’anni. Furono infatti i duchi di Milano, a volere lo sbarramento della valle del Ticino in quella strozzatura che era un passaggio obbligato. I castelli di Bellinzona, Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro, sono una delle principali attrazioni del Ticino e costituiscono, con quanto rimane delle antiche mura, un complesso di architettura militare medievale unico nell’arco alpino. Nel 1803, dopo tante vicissitudini e scontri tra italiani, francesi e svizzeri il Canton Ticino divenne autonomo ed entrò nella Confederazione Elvetica.
Appena arrivati in città ci siamo dedicati alla visita di Castelgrande. Al castello si accede con un ascensore dalla piazza sottostante. Castelgrande, restaurato una trentina di anni fa, è dotato di due alte torri, Torre Bianca alta 27 metri e l'imponente Torre Nera alta 28 metri, e di una cinta merlata in parte percorribile a piedi. Abbiamo trovato il castello assai movimentato in quanto era in svolgimento una fiera medioevale con banchetti, giochi d’epoca e dimostrazioni varie, anche guerresche. Alla fine della visita al Castelgrande abbiamo camminato per i vicoli di Bellinzona, ordinatissimi, ma di sapore medievale. È proprio quello il periodo d’oro della città. Vicoli stretti e regolari, bei porticati, chiese interessanti, balconi fioriti, facciate decorate. La chiesa più importante si trova in piazza Collegiata ed è identificata dallo stesso nome e dedicata ai Santi Pietro e Stefano. In stile rinascimentale ha una bellissima facciata in marmo. Salire l’imponente scalinata permette di godere di una bella vista su tutta la piazza e le facciate delle case. La chiesa, sobria all’esterno, si presenta ricchissima all’interno con statue, affreschi, una grande acquasantiera di fine Quattrocento ed un organo di fine ‘500. Il centro cittadino accoglie bei palazzi con facciate mantenute in ottimo stato di conservazione e caratterizzate da dettagli che richiamano il nord Europa. Tra gli edifici di Bellinzona ci siamo soffermati nel cortile interno di Palazzo Civico caratterizzato dalla presenza di archi e logge. Frettolosamente, alla fine della visita, siamo rientrati in pullman per raggiungere gli amici escursionisti a Lugano. Il rito della colazione, alla fine ben riuscito, volante ha subito qualche ritardo per la difficoltà a trovare il posto adatto a tirar fuori banchetto e generi di conforto. Grazie a tutti, alla prossima.
ESCURSIONISTI – da Federico Cusinato
venerdì 4 ottobre - Gli escursionisti hanno oggi in programma una breve escursione sui monti attorno a Como. Il pullman ci lascia nel centro cittadino. Lo attraversiamo a piedi, costeggiamo per un breve tratto il lago e giungiamo alla partenza della funicolare che in pochi minuti ci porterà a Brunate, a 700 metri di quota. Attraversiamo per viottoli selciati il pittoresco borgo e arriviamo gradualmente, tra ville e giardini, in un ambiente più naturale. L’obiettivo della gita, i panorami sul lago di Como, purtroppo non è raggiunto, perché nuvole basse chiudono ogni visione. Continuiamo a salire per un po’ finché i tempi ce lo concedono e poi facciamo dietro-front, ritornando per la stessa via. Ci fermiamo solo per il pranzo presso il Faro Voltiano, una torre eretta dai comaschi a memoria del loro più illustre cittadino. La lunga coda di attesa per la discesa in funicolare ci costringe ad arrivare un po’ in ritardo all’appuntamento con i turisti, assieme ai quali ripartiamo per la visita della Villa Fogazzaro-Roi a Valsolda.
ESCURSIONISTI Sabato 5 ottobre- Oggi è prevista la salita al Pizzo di Gino, la vetta più alta delle Prealpi Luganesi a oltre 2200 metri di quota. Un pulmino locale ci porta da Porlezza salendo per la Val Cavargna fino alla località Tecchio. E’ una bella giornata di inizio autunno quando cominciamo a camminare seguendo una stradina dapprima asfaltata, poi sterrata. Raggiungiamo l’Alpe di Piazza Vacchera dove incontriamo Athos, un parente di Beppe e Lucia, che ci farà da guida fino alla cima. Camminando allo scoperto fuori dal bosco, la vista può spaziare sui monti attorno: splendida la vista sul Monte Rosa, e più a nord, sulle Alpi Svizzere. Il percorso si fa più ripido. Qualche roccetta nel tratto terminale ed arriviamo in vetta dove purtroppo le nuvole che risalgono i versanti ci tolgono la vista della Valtellina con le sue montagne, anche se questa volta il Lago di Como riusciamo a vederlo. Foto di rito, un breve spuntino e iniziamo a scendere. Ritornati a Piazza Vacchera, Athos e la sua famiglia ci accolgono nella loro casetta-rifugio con una tavola imbandita di salumi, formaggi e sottaceti. Dopo l’antipasto arriva la pasta e poi i dolci e il pranzo si conclude con liquori e caffè. Inutile dire che il tutto è molto apprezzato dagli escursionisti. Beppe ci aveva avvertito che ci avrebbero preparato qualcosa, ma nessuno si aspettava un tale ben di Dio. Dopo mangiato ringraziamo e salutiamo calorosamente i nostri anfitrioni e a pancia piena, pian pianino, ci incamminiamo. Per fortuna è tutta discesa, altrimenti chissà se avremmo potuto continuare il cammino fino al pulmino che ci viene incontro e ci riporta all’albergo. Qualcuno dice che salterà la cena, ma non sarà vero.
ESCURSIONISTI Domenica 6 ottobre- Ultima giornata per gli escursionisti. In una giornata brumosa, saliamo il M. Salvatore dove, secondo un’antica leggenda, Gesù fece una breve sosta durante la sua ascesa al cielo. E’ una montagna bassa (912 m), tradizionale sfondo delle cartoline di Lugano e altrettanto tradizionale meta delle gite fuori porta dei luganesi. Il nostro pullman ci lascia a Paradiso, un sobborgo di Lugano. Siamo in piena città, ma in pochi minuti troviamo l’imbocco del sentiero che ci fa entrare subito in un fitto bosco. Il sentiero sale ripido e regolare, e senza problemi arriviamo in vetta. Qui troviamo tutto tranne la tranquillità. È pieno di gente, la maggior parte saliti con la funicolare. In cima oltre alla piccola chiesa e al ripetitore televisivo c’è un museo, un ristorante, e un parco giochi. Insomma, un posto molto turistico. Scendiamo dal versante opposto ancora nel bosco. passiamo per Carona e Carabbia, due piccoli paesi molto tranquilli. L’ultimo tratto lo percorriamo di nuovo in un bellissimo bosco di alloro, querce e agrifogli per chiudere poi l’anello alla stazione ferroviaria di Paradiso e da qui, seguendo il lungolago, arriviamo puntuali all’incontro con i turisti reduci da Bellinzona. (Federico Cusinato)