Gran Sasso Teramano

Domenica 19 maggio 2024  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Roma
Responsabile: Blasi - Carrasco



Programma



Un’escursione dentro il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, con la speranza di riuscire ad avvistare camosci, cervi, scoiattoli e lupi - Direttori di Gita: Claudio Blasi, Carrasco - Iscrizioni entro giovedì 16 maggio
 
Appuntamento: casello S. Gabriele h. 9,30 (c’è uno slargo subito dopo)

Difficoltà: E

Dislivello: 500 m

Escursione: Dovrete passare nel tunnel del Gran Sasso e prendere l’uscita a S. Gabriele. Lì ci sarà il buon Claudio ad aspettarvi. L’escursione inizia da “Forca di Valle” (coordinate di “Forca di Valle, Fraz. di Isola del Gran Sasso = 42*31’08.51”N 13*37’52.57”E). Dopo circa due ore di cammino, sotto l’imponente e splendido massiccio del Gran Sasso, si raggiunge il piccolo rifugio CAI “Orazio Delfico” a 1430 m. Riscendendo, il sottoscritto avrà il piacere di ospitarvi nella sua estesa magione per offrirvi qualche dolcetto locale in relax 
Costi: 70/90 E circa ad equipaggio a seconda della motorizzazione (si consiglia quindi di viaggiare con le automobili al completo) + 5E per i non soci adulti e 2 per i non soci minorenni, a scopi assicurativi.

Contatti per iscrizioni: entro il 16 maggio a Claudio Blasi (mail  diabcb@gmail.com     tel 3355391878).



Relazione



di Claudio Blasi

È iniziata con un piccolo disguido circa il luogo dell’appuntamento: alcuni amici l’avevano inteso come una stazione di servizio poco più avanti del casello (come indicato nelle istruzioni). Ma tutto si è risolto rapidamente e senza alcuna conseguenza.
Dopo una breve colazione nel bar del paese (che funziona anche da spaccio) ci siamo “arrampicati” con le macchine in un percorso assai ripido in mezzo alle case, per poi posteggiare in un ampio spazio vicino al fontanile (una volta utilizzato per abbeverare gli asini e le mucche che ogni casa aveva, quasi in soggiorno...). Infatti, oltre a rappresentare una modesta fonte di reddito, servivano a riscaldare dalle stalle un po’ i piani sovrastanti. Ma ora sono scomparsi, sostituiti da riscaldamenti autonomi e sovvenzioni statali.
La partenza a piedi è stata un po’ ritardata da Pongo, l’eccentrico cane dell’organizzatore, che ha pensato bene di dileguarsi e nascondersi all’ultimo momento. Per fortuna, stranamente, dopo una decina di minuti ha ceduto ai richiami e alle suppliche dei proprietari e si è rifatto vivo.
Il percorso, nella prima parte lungo e dentro un bosco di cerri, è a tratti assai ripido, ma nulla che non possa essere affrontato con gagliardia dalla forte tempra dei soci della GM.
Dopo circa un’ora, la vista si apre sullo splendido scenario del massiccio, che ci sovrasta nella sua suggestiva imponenza. Vari “ohooo!”, “però!”, “che bello!”, “sembra di stare sulle Alpi!” “ne valeva la pena!” hanno fatto da sottofondo sonoro all’attraversamento di un vasto altopiano erboso invaso da una prateria di fiori multicolore.
Poi inizia la parte “seria”, dove ogni commento non strettamente necessario è mozzato dall’intensa attività polmonare. Qui il vero “banco di prova”, sullo stretto e serpeggiante sentiero lungo il pendio dell’ultimo contrafforte prima della discesa ai Prati di Tivo. Ancora 1 ora, sotto l’attenta e arcigna presenza del GS, e si raggiunge il rifugio “Orazio Delfico”, a 1430 m.: prende il nome dal Marchese, naturalista e botanico teramano che, per primo, nel 1794, ha scalato il Corno grande da quel versante.
Rifugetto carino, in una bella posizione, ma con un grande difetto: dentro è arredato come una mansarda a Cortina d’Ampezzo, con tanto di letti, cucinino, riscaldamento, libreria  e ogni ben di dio da mangiare e da bere. Perché un difetto? Perché troppo accogliente: la tentazione di sistemarsi lì per almeno una notte è quasi irresistibile.
Ma noi abbiamo tenuto duro e, resistendo all’idea di prepararsi un piatto di pasta al pomodoro e una tazza di caffè caldo, consumato il nostro sobrio spuntino durante la sosta di circa mezz'ora, ci siamo rimessi sulla via del ritorno.  Qui Giove Pluvio ha voluto farci compagnia con ripetuti scrosci che hanno causato anche qualche scivolata sui sassi bagnati. Ma non per molto: a metà strada il sole ci ha di nuovo consolato, riscaldato e asciugato, prima che una fitta nebbia ci avvolgesse nell’ultimo tratto. Ma l’organizzatore, grazie a circa 40 anni di esperienza dei luoghi, ha ricondotto tutti sani e salvi alle macchine.
Ma non è finita qui, perché i partecipanti hanno voluto cortesemente accettare l’invito a gustare una porzione di “timballo” locale e di dolci caratteristici, innaffiati da un buon vino rosso e.... dall’acqua improvvisamente uscita dalla caldaia del riscaldamento per la rottura di una valvola. 
Niente di grave e nessun ustionato, per fortuna.
Musica finita, amici che se vanno, una splendida serata, amore mio, prima di ripartire a nostra volta.

 
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