Cronaca di un viaggio di avvicinamento all'Everest

Giovedì 13 aprile 2023  (evento passato)

Tipo attività: Incontro culturale
Sezione di Roma
Responsabile: Commissione Cultura



Programma





Relazione



Un viaggio in solitaria al campo base dell’Everest - di Marcella Gherzi
 

Carlo e Daniele due giovani studenti appassionati di montagna ci hanno regalato con bellissime immagini una suggestiva e entusiasmante narrazione del viaggio che hanno intrapreso in solitaria, senza l’aiuto di guide e Sherpa, fino al campo base dell’Everest. Il loro racconto inizia dalla fase di preparazione dello zaino cinque mesi prima del viaggio, fatta con precisi criteri organizzativi sino alla partenza del trekking che, a causa di un imprevisto che ha cancellato il loro volo, li ha costretti a un viaggio di 20 ore in jeep per percorrere 300 km di strada che si sarebbero potuto coprire in 30 minuti di volo!. Il primo giorno hanno unito le prime due tappe per risparmiare tempo e anziché arrivare a Phakding si sono fermati a Namche Bazar dove hanno fatto acclimatamento il giorno successivo.
Ci ricordano che il tema dell’acclimatamento è cruciale in questo tipo di trekking ad alta quota e va affrontato con una precisa procedura sia dal punto di vista psico-fisico che alimentare (cibo vegetariano, acqua depurata, molto te e zenzero) per scongiurare il mal di montagna che colpisce una buona parte degli escursionisti e li obbliga a fermarsi; solo Daniele ha avuto un giorno mal di testa ma fortunamente il trekking ha proseguito senza ulteriori malesseri e il terzo giorno sono arrivati al monastero buddista di Tengboche, il quarto  giorno a Dingboche facendo acclimatamento, il quinto giorno a 5000 mt, che  ha consentito loro  di unire le due tappe finali per arrivare il sesto giorno al campo base dell’Everest sul versante nepalese a 5.364 mt.
Traspare dal loro racconto la consapevolezza di muoversi in un ambiente naturale da rispettare , osservare e tutelare; molto soddisfatti ci parlano del loro viaggio come di una crescita personale , un’esperienza sognata da tempo in cui hanno mantenuto uno sguardo attento da viaggiatore e non da turista; con questo sguardo ci hanno raccontato l’emozione della vetta dal Khala Pattar, la pulizia e l’organizzazione del campo base , le testimonianze degli sherpa ma anche l’ncredibile inquinamento in Katmandu.
La relazione ha suscitato molto interesse, curiosità e domande a cui i relatori hanno risposto con simpatia e disponibilità e si sono presi l’impegno di ritornare a raccontare del loro prossimo viaggio sull’Uhuru Peak, la vetta del Kilimanjaro.

Cronaca di un viaggio di avvicinamento all’Everest - di Serena Peri

Una vera e propria boccata d’ossigeno la serata-racconto del 13 aprile: i 2 protagonisti, Carlo Maria Pisanu e Daniele Gai, giovani studenti universitari amici e compagni di pallacanestro e appassionati di montagna e di escursioni, ci hanno consegnato la loro amicizia e la loro voglia di conoscere il mondo attraversandolo a piedi e “respirandolo”.  Che siano il Cammino di Santiago o i ghiacciai islandesi, l’importante è viaggiare preparandosi al viaggio con serietà e pazienza, coltivando la passione e facendola andare d’accordo con la tenacia e la lungimiranza, con la sobrietà e la cura dell’essenziale, prevedendo e accettando gli imprevisti e al tempo stesso calcolando in modo meticoloso i tempi. Senza fretta e senza impazienza, ma anche con caparbia volontà di superare le difficoltà accettando i rischi e governandoli. Tutto questo, però, con una leggerezza e una capacità di “cavalcare” il quotidiano che “contagia”: dell’ultima impresa – il viaggio fino al Campo Base dell’Everest – compiuta nelle vacanze di Pasqua dello scorso anno, appena riaperte le possibilità di viaggiare dopo la pandemia, Carlo e Daniele ci mostrano foto, commentandole e spalancandole all’immaginazione di chi ascolta. E così nella Sala San Michele entra la freschezza di un andare per il mondo, e per i monti, con l’entusiasmo di chi accorda il proprio passo e il proprio respiro a quelli della natura e del paesaggio, ma anche dei contesti culturali e spirituali in cui questo paesaggio è inserito. “Mother Earth awakens me with the heartbeat of the sea” (La madre Terra mi risveglia con il battito del cuore del mare) dice un canto dei Nativi Americani, Evening rise. Invece del mare, qui è stata la montagna degli Ottomila ammirata dal Campo Base; ma è stata anche la consonanza con il passo degli sherpa, il cui lavoro colpisce e fa pensare ai modi in cui si va e si può andare in montagna; o al rispetto richiesto per gli ambienti che si vivono o si attraversano; o alla convivenza con gli altri esseri del pianeta, quando si attraversa insieme a una fila di yak lo stesso ponte tibetano chiedendosi come faccia a tenere.
E poi il potere dell’amicizia e della complicità come compagne essenziali di ogni viaggio, compreso quello della vita, che tutti li contiene. Rispondendo alle curiosità del pubblico, Carlo e Daniele raccontano e si raccontano, in modo maturo e fresco. Davvero un’iniezione di fiducia rispetto ad un mondo che giovani come loro riusciranno a mantenere cambiare far fiorire negli inesauribili percorsi che la vita e la terra offrono a tutti noi.

A Carlo e Daniele della poetessa di sezione Serena Peri
Carlo e Daniele raccontan stasera
di un’esperienza di viaggio e montagna:
con l’organizzazione, quella vera,
in 5 mesi l’approccio…accompagna!
A Katmandu siamo intanto arrivati,
e l’aeroporto di  Lukla è rischioso:
se gli imprevisti si dan calcolati,
giorni-cuscino impongon riposo.
Volo cassato? La jeep è l’opzione:
tempi allungati, ma il mezzo è sol questo
( più che una jeep, sembra un po’ un carrozzone…
così 2 Inglesi si arrendono presto!).
Ma l’elicottero troppo alto vola
sopra le tasche dell’escursionista…
le 20 ore ammucchiati in carriola
ci salvan dall’atterraggio… che è “a vista”!
A Lukla, a piedi giungiamo sicuri
tenendo in braccio un po’ di nepalesi
con cui si fanno gli accordi futuri
per calar giù dalle jeep quasi… illesi!
A Lukla, a piedi si brucian le tappe:
col saturimetro andiamo anche… al bagno;
mal di montagna? Ne studiam le tappe
ma tè con zenzero è nostro compagno!
Ospiti attenti nel tempio buddista,
vegetariani per tutto il percorso,
momo e masala chai tè… sempre in pista:
bandiam la carne, ma senza rimorso!
Dal Bahr, mappazza lenticchie e verdura,
noodles vegani e mai merendine
(lì la scadenza, presunta futura,
viaggia su sherpa e… passa il confine!)
Acclimatandoci giorno per giorno
dentro paesaggi di un bello avvolgente,
sui 5000 o all’incirca, all’interno,
il nostro ossigeno è alto e efficiente!
Al Campo Base dell’Everest siamo,
e fa freddino, 20 sotto zero:
da lì guardiamo la vetta, e scendiamo.
Guardar gli sherpa fa pensar davvero!
Attraversiamo ponti tibetani
in compagnia degli yak, tutti in fila:
fino giù a Lukla, sentieri a più piani…
e lì è la fine del viaggio a più…mila!
Ecco, a proposito di inquinamento,
ci si domanda chi ne sia l’autore:
se il nostro andare in montagna è un bel vento,
possiam di quella esportare l’amore.
Un grande grazie a voi, Carlo e Daniele,
una ventata d’ossigeno puro
di questa sede ha gonfiato le vele:
con voi ci ha avvolto, e questo è sicuro!
Auguri tanti di viaggi e di vita:
siamo compagni ormai sui sentieri,
condividiam pure qualche salita
e vi sentiam come amici sinceri!
Grazie!

 

 
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