Croci di vetta in Appennino

Venerdì 15 novembre 2024  (evento passato)

Tipo attività: Incontro culturale
Sezione di Roma
Responsabile: Ines Millesimi - Commissione Cultura



Programma



Per una cartografia di segni religiosi dagli Appennini alle Dolomiti A cura di Ines Millesimi e con la partecipazione di Mons. Melchor Sanchez De Toca

La serata, dedicata alle croci di vetta sulle montagne, è arricchita da una presentazione di slides dedicata alla scoperta dei segni religiosi di vetta sui Duemila dell'Appennino e sui Tremila delle Dolomiti per un dialogo maturo su un tema così complesso e affascinante che riguarda il punto più alto delle montagne.
Si presenteranno anche i due libri della relatrice, Ines Millesimi: Croci di vetta in Appennino, Ed. Ciampi, Roma 2022 e Sacre vette (co-autore Mauro Varotto), Ed. Cierre, Verona, 2024 ed è prevista la partecipazione di Mons. Melchor Sanchez de Toca.
Ines Millesimi è storica dell'arte e attualmente PhD student dell'Università della Tuscia, dottoranda nel Dipartimento di Ecologia e Gestione sostenibile delle Risorse ambientali. Questi due libri sono frutto di una parte della sua ricerca transdisciplinare e intendono proporre con un approccio laico e scientifico l'approfondimento del senso delle immagini sacre in montagna (Croci di vetta, Madonne ed edicole votive), oggetto negli ultimi anni di accesa discussione.
Socia di Giovane Montagna sez. Roma, del CAI sez. Rieti e di Mountain Wilderness, Ines è appassionata di trekking che pratica assiduamente da decenni.
 



Relazione



(a cura di Bice Dinale)
Ines Millesimi, laureata in Storia dell’Arte e diplomata in Archeologia, ci ha presentato questo interessante argomento, che è diventato per caso un “caso” politico ma che per Ines ha rappresentato lo studio per un Dottorato di Ricerca all’università della Tuscia.  Si è trattato di una ricerca collaborativa a cui hanno partecipato il CAI, il Club 2000 (i 2000 dell’Appennino) e anche tanti cittadini interessati a questo tipo di ricerca scientifica.  In mancanza di fondi le persone che fanno ricerca volontaria possono essere molto utili.
E’ partita dalle sei cime intorno a Rieti dove lei abita.
Qual era lo scopo della ricerca?  Andare a cercare l’aspetto quantitativo e qualitativo delle Croci.  Sono sei intorno a Rieti, sono 68 sull’Appennino oltre 2000 metri (che sono 238).  Hanno lavorato per fascia altimetrica.  Oltre i 1200 metri le croci sono da tutelare nell’Appennino e nelle isole.  Sulle Alpi da 1600 metri in su.  Fanno parte del codice dei beni tutelati.  Hanno utilizzato un modello di scheda.  In Appennino ci sono molte croci in traliccio di ferro.  Il fenomeno va studiato dal punto di vista simbolico (simbolismo della croce) ma anche della distribuzione.  E’ uno dei simboli della montagna.  Le croci indicano le vette che sono sacre.   Sono un segnavia, un punto di riferimento.    Ci sono le croci monumentali, volute da Leone 13°ma allora c’è stata un’adesione collettiva – una comunità si rispecchiava in quell’oggetto.  E’ come una casa, un appoggio.  Finora non avevano mai fatto in Italia uno studio sull’argomento, solo uno scrittore austriaco sulle croci del Tirolo.
Chi si occupa di mettere una croce su una vetta? Il CAI, le parrocchie, i singoli, i piccoli gruppi. Chi si occupa della sicurezza? Dal 2015 bisogna chiedere l’autorizzazione. Le croci devono essere mantenute, perché possono crollare, e allora diventano spazzatura da smaltire e possono creare un problema di impatto ambientale.  In genere si devono fare scavi profondi per innalzarle.  Nell’Appennino sono nei Parchi ma nessuno aveva la responsabilità. Spesso c’è una sovrapposizione di simboli: figure di Madonne, alcuni bassorilievi, bandiere, foto, adesivi, magliette.   La competenza è sempre del Comune, e spesso le croci sono spartiacque tra più comuni, anche tra stati. 
C’è la proposta di sospendere le nuove installazioni, prendere cura di quelle già installate e sostituire con l’ometto di pietra.  Ci può essere anche la croce con l’ometto di pietra.  I giovani sono aperti al dialogo multietnico e multireligioso. Possono coesistere segni di misticismo e si sono viste anche delle provocazioni, come la mezzaluna svizzera, che è durata una settimana soltanto, e un Budda su una cima in Val di Mello.  E’ stato rotto, poi hanno raccolto i pezzi e lo hanno fatto restaurare.
Nel 2022 il CAI dichiarò lo stop alle croci di vetta, in quanto anacronistiche e divisive, non più l’espressione della collettività.  Salvini e Santanché volevano ripristinarle.  Poi tutto è rientrato!  Peccato che la politica si sia appropriata di questo simbolo.
Don Melchor, dal suo punto di vista di sacerdote alpinista, completa l’esposizione di Ines.  E parla dell’atroce realtà della Croce ricordando alcuni fatti terribili del passato.  Hanno crocifisso 6000 prigionieri dopo la sconfitta di Spartaco. All’assedio di Gerusalemme Tito fece crocifiggere  più di 500 prigionieri al giorno.  La crocifissione è una tortura terribile.  Per gli antichi romani la croce era brutale e abbrutente.  I primi cristiani non la raffiguravano, si vergognavano della “crocifissione” di Cristo, mentre la Croce è l’evento centrale della nostra fede.  Le prime raffigurazioni, nel quarto secolo, furono un albero, o la croce gemmata.  Poi divenne oggetto di venerazione, e qualcosa di quotidiano, anche una decorazione.
A lui, Melchor, piace vedere le croci di vetta, sono una testimonianza della fede, era normale metterle, era un fatto spontaneo.  Le cime sono la frontiera tra la terra ed il cielo.  La strumentalizzazione dei simboli della fede fatta dai politici non è piaciuta.  La nostra civiltà attuale tende a prescindere dalle immagini.  Quando loro erano in Bolivia gli amici ricordavano che bisogna chiedere il permesso alla montagna.  Noi partiamo sempre alla “conquista” delle cime.  In Bolivia non sei tu che conquisti la montagna, ma è la montagna che ti conquista.  La croce c’è e lasciamola parlare..
Ringraziamo Ines e Melchor per questa serata speciale, che ci ha portato in vetta, ai piedi delle tante croci raggiunte faticosamente e con gratitudine durante le nostre tante escursioni.
 
 

 
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