Città insolita - Venezia - ANCHE PER RAGAZZI E FAMIGLIE
Domenica 10 novembre 2024 (evento passato)
Tipo attività: Escursione Turistica
Sezione di Vicenza
Responsabile: Lucia Savio , Valeria Scambi - Piero Stella
Programma
Domenica 10 novembre - CITTA’ INSOLITA - VENEZIA TURISMO
NECESSITA’ DI URGENTE ISCRIZIONE
Sono aperte le iscrizioni. L'itinerario prevede viaggio in treno con ritrovo alla stazione di Vicenza alle ore 7,30. Una guida ci accompagnerà per l'intera giornata alla scoperta di un angolo insolito di Venezia: il Sestiere di Dorsoduro. È uno dei più grandi di Venezia e si sviluppa nella sua parte meridionale. Visiteremo alcune chiese, faremo una lunga passeggiata a Fondamenta Zattere attraverso piccole e suggestive calli, raggiungeremo Punta della Dogana con una spettacolare vista sulla laguna, vedremo lo Squero di San Trovasio dove si producono le famose gondole. Non potremo mancare una sosta presso uno dei tanti bacari.
ATTENZIONE: il numero massimo è di 25 partecipanti, acquisteremo un biglietto unico di gruppo quindi si starà sempre insieme. Ci sarà molto da camminare per un totale di circa 5 km.
Le iscrizioni si chiudono il 31 ottobre.
ORARIO PARTENZA: ritrovo ore 7:30 alla stazione F.S. Vicenza
CAPOGITA: Lucia Savio, cell. 347 7505583 Valeria Scambi, cell. 338 8673968
Relazione
CITTÀ INSOLITA: TURISMO A VENEZIA – 10 NOVEMBRE 2024
Venezia è sempre per me sorpresa e gioia. Le ombre, le sfumature, i colori le fanno da contorno come ad un’opera d’arte, offrendo un colpo d’occhio che ti rapisce e ti lascia a bocca aperta. Tutto a Venezia ha un fascino particolare: i campanili “pendenti”, le vere da pozzo di cui è disseminata, le sue costruzioni, dalla più umile al palazzo più elegante e austero. Oggi la nostra visita si focalizzerà su Punta della Dogana e nel Sestiere di Dorsoduro.
Partiamo puntuali col treno RV delle 8:03, in ventiquattro (a Venezia troveremo Elisabetta, che arriva da Bassano), muniti di audioguide e accompagnati dalla guida Giovanna Gavazzo. Giunti a destinazione e scesa la scalinata della stazione, ci dirigiamo subito a destra verso il Sestiere di S. Croce e superiamo il Ponte di Calatrava, che dal 2008 fa parlare di sé, soprattutto per le insidie che ahimè rappresenta. Qui la socia Adelaide Mosca, che opta per sventolare la chioma a bordo del vaporetto, ci dà l’arrivederci al Ponte dell’Arsenale. Noi invece iniziamo a goderci la passeggiata su e giù per i ponti, con vista tra il Canal Grande e il Canale della Giudecca. Il Canal Grande, detto Canalasso, è la più importante via d’acqua di Venezia. Si snoda in una grande “S” per 3,8 km, con una larghezza che varia dai 30 ai 70 metri e una profondità di circa m.5,2. Lungo le sue sponde spiccano circa 200 palazzi di antica nobiltà, eretti tra il 1100 ed il 1700, tra i quali prevale lo stile gotico. La nostra brava guida Giovanna ci accompagna con piacevoli spiegazioni e non si sottrae alle nostre curiosità, anche le più banali. Passando davanti al Museo Collezione Peggy Guggenheim, ai vari commenti di chi lo ha già visitato si aggiungono quelli di chi si ripromette una futura visita mirata. Tra i partecipanti c’è anche chi ama il cinema e fa un simpatico riferimento ad un vecchio film commedia ambientato proprio in questa zona (“Venezia la luna e tu” – Risi 1958 – Sordi Manfredi Garrone Allasio). Eccoci a Punta Dogana e qui la sosta è doverosa: di fronte a noi il Canale di San Marco, alla nostra sinistra piazza San Marco e Palazzo Ducale, a destra l’isola di San Giorgio Maggiore e l’isola della Giudecca. Facciamo una foto di gruppo gradevolmente spettinati dal vento marino e riprendiamo la nostra camminata lungo il Sestiere di Dorsoduro per visitare la Chiesa di Santa Maria della Salute. Progettata da Baldassare Longhena con attenzione al modello palladiano, è una delle migliori espressioni dell’architettura barocca veneziana. Rappresenta un ex voto alla Madonna da parte dei veneziani per la liberazione dall’incubo della peste, che imperversò in particolare tra il 1630 e il 1631, riducendo di un terzo la popolazione... La peste, a Venezia, si manifestò più volte. La prima fu nel 1348, cui seguirono almeno altre tre ondate, fino all’ultima grande pandemia di fine 800, quando fu finalmente scoperto anche l’agente patogeno della malattia. Dopo l’approfondito racconto di Giovanna, che ci lascia non poco basiti, ci ributtiamo nel vento e nel sole, costeggiando il lungo canale della Giudecca e percorrendo Fondamenta Zattere, che per secoli è stata riva di approdo delle zattere per il trasporto del legname dalla montagna. Particolare quell’enorme costruzione arancione che si nota oltre il canale, al limitare della Giudecca… È il Molino Stucky, oggi sede Hilton e a fianco il prestigioso Fortuny. La passeggiata prosegue con sosta doverosa ad ammirare Squero San Trovaso, luogo più che mai significativo in cui si costruiscono le gondole. La caratteristica principale di Squero San Trovaso è che le case sono di legno e in tipico stile di montagna. Questo si spiega per il fatto che il legname per le gondole arrivava dal Cadore con gli uomini che lo avrebbero poi lavorato. Tali uomini decisero di costruirsi case simili a quelle della terra di origine. Proseguiamo la nostra camminata attraversando Campo San Barnaba, che fu set del Film Indiana Jones e l’ultima crociata, fino a raggiungere Campo Santa Margherita… e qui liberi tutti per due ore! Qualcuno si accomoda al bacaro a gustare i “cicchetti”, qualcun altro si ristora sulle panchine (che a Venezia sono una rarità) e c’è chi va alla ricerca del dolce di San Martino… “L’estate di S. Martino che dura tre giorni e un pochino” ricorrerà domani 11 novembre e si festeggia col tipico dolce a forma del Santo a cavallo, decorato con cioccolato e glassa colorata. Alcuni hanno l’idea di allontanarsi un pochino e buttare un occhio nella Chiesa (sconsacrata) di San Vidal, nei pressi del Ponte dell’Accademia. Tale Chiesa, ora elegantemente adibita a concerti, è impreziosita lungo tutto il perimetro interno da teche che contengono pregevoli strumenti ad arco e sullo sfondo dalla pala di Vittore Carpaccio, che rappresenta San Vitale a cavallo e quattro santi che adorano la Vergine col Putto (1514). Prima di lasciare Campo Santa Margherita, Giovanna ci spiega il sistema dei numeri civici di Venezia. Ogni Sestiere ha i propri numeri civici, che si ripetono ad ogni Sestiere! Ad ogni “apertura” corrisponde un civico e, nel caso di più porte, il civico può essere abbinato a lettere alfabetiche (a b c etc.). Occio quindi, a riportare correttamente il Sestiere nell’indirizzo! Importanza fondamentale per il recapito della corrispondenza la rivestono i postini, che vengono scelti sestiere per sestiere, preferibilmente fra i netturbini, che conoscono perfettamente le proprie zone! La costruzione “singola” che insiste al centro di Campo Santa Margherita, che la leggenda attribuiva a residenza del “boia”, era in realtà la scuola dei Varoteri (pellicciai) e attualmente è sede della Polizia urbana. La nostra visita prosegue verso la Chiesa rinascimentale di San Sebastiano, che sorge sui resti di un ospizio fondato dai frati gerolimini e fu voluta come ringraziamento dai sopravvissuti alla peste del 1464. La Chiesa ospita uno straordinario ciclo di dipinti a rappresentazione del trionfo della fede sull’eresia. Si tratta dell’impresa artistica più importante di Paolo Caliari detto il Veronese, che nella Chiesa stessa è sepolto, a sinistra del presbiterio. Da lì ci rechiamo nella Chiesa di San Pantalòn. San Pantaleone di Nicomedia fu un medico cristiano (visse tra il III e IV secolo A.C.) che fu martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano. Patrono delle ostetriche e compatrono dei medici con Cosma e Damiano, San Pantaleone fa parte dei “santi anargiri”, così chiamati perché esercitarono la medicina gratuitamente. La chiesa, caratteristica per la facciata incompleta, è famosa perché il suo soffitto è tappezzato dal dipinto ad olio su tela più grande al mondo. 40 tele unite fra loro per uno sviluppo di 443 metri quadrati. Tale dipinto, che rappresenta appunto il martirio di San Pantaleone è opera di Gian Antonio Fumiani, vero artista nel combinare l’abilità di scenografo (e quindi della prospettiva) con la pittura, prolungando il dipinto anche nella struttura architettonica reale della chiesa e creando un effetto visivo unico. L’opera lo impegnò per 24 anni, dal 1680 al 1704. La giornata volge al termine. Con gli “occhi pieni di Venezia” e più di 10 chilometri sotto le suole torniamo verso la stazione, salutando Elisabetta che torna verso Bassano. Un grazie sincero a Lucia, a tutti i partecipanti e alla competente guida Giovanna Gavazzo. Viva! (Valeria Scambi)
CITTÀ INSOLITA: TURISMO A VENEZIA – 10 NOVEMBRE 2024
Venezia è sempre per me sorpresa e gioia. Le ombre, le sfumature, i colori le fanno da contorno come ad un’opera d’arte, offrendo un colpo d’occhio che ti rapisce e ti lascia a bocca aperta. Tutto a Venezia ha un fascino particolare: i campanili “pendenti”, le vere da pozzo di cui è disseminata, le sue costruzioni, dalla più umile al palazzo più elegante e austero. Oggi la nostra visita si focalizzerà su Punta della Dogana e nel Sestiere di Dorsoduro.
Partiamo puntuali col treno RV delle 8:03, in ventiquattro (a Venezia troveremo Elisabetta, che arriva da Bassano), muniti di audioguide e accompagnati dalla guida Giovanna Gavazzo. Giunti a destinazione e scesa la scalinata della stazione, ci dirigiamo subito a destra verso il Sestiere di S. Croce e superiamo il Ponte di Calatrava, che dal 2008 fa parlare di sé, soprattutto per le insidie che ahimè rappresenta. Qui la socia Adelaide Mosca, che opta per sventolare la chioma a bordo del vaporetto, ci dà l’arrivederci al Ponte dell’Arsenale. Noi invece iniziamo a goderci la passeggiata su e giù per i ponti, con vista tra il Canal Grande e il Canale della Giudecca. Il Canal Grande, detto Canalasso, è la più importante via d’acqua di Venezia. Si snoda in una grande “S” per 3,8 km, con una larghezza che varia dai 30 ai 70 metri e una profondità di circa m.5,2. Lungo le sue sponde spiccano circa 200 palazzi di antica nobiltà, eretti tra il 1100 ed il 1700, tra i quali prevale lo stile gotico. La nostra brava guida Giovanna ci accompagna con piacevoli spiegazioni e non si sottrae alle nostre curiosità, anche le più banali. Passando davanti al Museo Collezione Peggy Guggenheim, ai vari commenti di chi lo ha già visitato si aggiungono quelli di chi si ripromette una futura visita mirata. Tra i partecipanti c’è anche chi ama il cinema e fa un simpatico riferimento ad un vecchio film commedia ambientato proprio in questa zona (“Venezia la luna e tu” – Risi 1958 – Sordi Manfredi Garrone Allasio). Eccoci a Punta Dogana e qui la sosta è doverosa: di fronte a noi il Canale di San Marco, alla nostra sinistra piazza San Marco e Palazzo Ducale, a destra l’isola di San Giorgio Maggiore e l’isola della Giudecca. Facciamo una foto di gruppo gradevolmente spettinati dal vento marino e riprendiamo la nostra camminata lungo il Sestiere di Dorsoduro per visitare la Chiesa di Santa Maria della Salute. Progettata da Baldassare Longhena con attenzione al modello palladiano, è una delle migliori espressioni dell’architettura barocca veneziana. Rappresenta un ex voto alla Madonna da parte dei veneziani per la liberazione dall’incubo della peste, che imperversò in particolare tra il 1630 e il 1631, riducendo di un terzo la popolazione... La peste, a Venezia, si manifestò più volte. La prima fu nel 1348, cui seguirono almeno altre tre ondate, fino all’ultima grande pandemia di fine 800, quando fu finalmente scoperto anche l’agente patogeno della malattia. Dopo l’approfondito racconto di Giovanna, che ci lascia non poco basiti, ci ributtiamo nel vento e nel sole, costeggiando il lungo canale della Giudecca e percorrendo Fondamenta Zattere, che per secoli è stata riva di approdo delle zattere per il trasporto del legname dalla montagna. Particolare quell’enorme costruzione arancione che si nota oltre il canale, al limitare della Giudecca… È il Molino Stucky, oggi sede Hilton e a fianco il prestigioso Fortuny. La passeggiata prosegue con sosta doverosa ad ammirare Squero San Trovaso, luogo più che mai significativo in cui si costruiscono le gondole. La caratteristica principale di Squero San Trovaso è che le case sono di legno e in tipico stile di montagna. Questo si spiega per il fatto che il legname per le gondole arrivava dal Cadore con gli uomini che lo avrebbero poi lavorato. Tali uomini decisero di costruirsi case simili a quelle della terra di origine. Proseguiamo la nostra camminata attraversando Campo San Barnaba, che fu set del Film Indiana Jones e l’ultima crociata, fino a raggiungere Campo Santa Margherita… e qui liberi tutti per due ore! Qualcuno si accomoda al bacaro a gustare i “cicchetti”, qualcun altro si ristora sulle panchine (che a Venezia sono una rarità) e c’è chi va alla ricerca del dolce di San Martino… “L’estate di S. Martino che dura tre giorni e un pochino” ricorrerà domani 11 novembre e si festeggia col tipico dolce a forma del Santo a cavallo, decorato con cioccolato e glassa colorata. Alcuni hanno l’idea di allontanarsi un pochino e buttare un occhio nella Chiesa (sconsacrata) di San Vidal, nei pressi del Ponte dell’Accademia. Tale Chiesa, ora elegantemente adibita a concerti, è impreziosita lungo tutto il perimetro interno da teche che contengono pregevoli strumenti ad arco e sullo sfondo dalla pala di Vittore Carpaccio, che rappresenta San Vitale a cavallo e quattro santi che adorano la Vergine col Putto (1514). Prima di lasciare Campo Santa Margherita, Giovanna ci spiega il sistema dei numeri civici di Venezia. Ogni Sestiere ha i propri numeri civici, che si ripetono ad ogni Sestiere! Ad ogni “apertura” corrisponde un civico e, nel caso di più porte, il civico può essere abbinato a lettere alfabetiche (a b c etc.). Occio quindi, a riportare correttamente il Sestiere nell’indirizzo! Importanza fondamentale per il recapito della corrispondenza la rivestono i postini, che vengono scelti sestiere per sestiere, preferibilmente fra i netturbini, che conoscono perfettamente le proprie zone! La costruzione “singola” che insiste al centro di Campo Santa Margherita, che la leggenda attribuiva a residenza del “boia”, era in realtà la scuola dei Varoteri (pellicciai) e attualmente è sede della Polizia urbana. La nostra visita prosegue verso la Chiesa rinascimentale di San Sebastiano, che sorge sui resti di un ospizio fondato dai frati gerolimini e fu voluta come ringraziamento dai sopravvissuti alla peste del 1464. La Chiesa ospita uno straordinario ciclo di dipinti a rappresentazione del trionfo della fede sull’eresia. Si tratta dell’impresa artistica più importante di Paolo Caliari detto il Veronese, che nella Chiesa stessa è sepolto, a sinistra del presbiterio. Da lì ci rechiamo nella Chiesa di San Pantalòn. San Pantaleone di Nicomedia fu un medico cristiano (visse tra il III e IV secolo A.C.) che fu martirizzato durante la persecuzione di Diocleziano. Patrono delle ostetriche e compatrono dei medici con Cosma e Damiano, San Pantaleone fa parte dei “santi anargiri”, così chiamati perché esercitarono la medicina gratuitamente. La chiesa, caratteristica per la facciata incompleta, è famosa perché il suo soffitto è tappezzato dal dipinto ad olio su tela più grande al mondo. 40 tele unite fra loro per uno sviluppo di 443 metri quadrati. Tale dipinto, che rappresenta appunto il martirio di San Pantaleone è opera di Gian Antonio Fumiani, vero artista nel combinare l’abilità di scenografo (e quindi della prospettiva) con la pittura, prolungando il dipinto anche nella struttura architettonica reale della chiesa e creando un effetto visivo unico. L’opera lo impegnò per 24 anni, dal 1680 al 1704. La giornata volge al termine. Con gli “occhi pieni di Venezia” e più di 10 chilometri sotto le suole torniamo verso la stazione, salutando Elisabetta che torna verso Bassano. Un grazie sincero a Lucia, a tutti i partecipanti e alla competente guida Giovanna Gavazzo. Viva! (Valeria Scambi)