Avvicinamento all'alpinismo - Pelvoux - 3943 m

Sabato 15 giugno 2024
Domenica 16 giugno 2024  (evento passato)

Tipo attività: Alpinistico
Sezione di Torino
Responsabile: Lorenzo GAIDO



Programma



Contesto:
Il Pelvoux è una montagna del massiccio des Écrins, nelle Alpi del Delfinato. Si trova nel Département des Hautes-Alpes.

Storicamente era considerato come la vetta più alta del massiccio e di tutte le alpi francesi . Infatti, il Pelvoux si presenta come una immensa montagna di neve e di roccia molto isolata. Dalla valle della Durance la sua mole imponente nasconde buona parte del massiccio des Écrins ed anche la vetta più alta: la Barre des Écrins.

Il monte Pelvoux comprende quattro punte abbastanza individuabili, tra queste quattro cime si distende il ghiacciaio del Pelvoux, ghiacciaio che dona una connotazione particolare alla vetta.

Descrizione itinerario:
Per salire al Pelvoux si parte da Ailefroide si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio del Pelvoux ed dopo pochi minuti si giunge al parcheggio nei pressi del campeggio comunale.

Si risale quindi il vallone del Selé, prima nel bosco quindi lungo il torrente. Giunti al bivio per il rif. Selé si piega a destra e con numerosi tornanti si prende finalmente quota fino al rifugio del Pelvoux 2704 m (3-4 h dal parcheggio).
Il mattino seguente si salgono le rocce gradinate dietro il rifugio (I-II, un po’ ostiche a buio), e giunti a quota 2900 circa si attraversa verso ponente il torrente del Glacier de l’Homme alla base dei seracchi del ghiacciaio omonimo (neve dura a inizio stagione – attenzione alle scariche dall’alto).

Si prosegue in piano per macereti o nevai alla base delle Rouchers rouge fino ad incontrare una barra rocciosa. Superatala (I-II, attenzione con i ramponi ai piedi), si prosegue per nevai o sfasciumi fino al colletto della Bosse de la Sailouze, oltre il quale giace il ghiacciaio omonimo.

Si volge a destra e si risale l’evidente canale coolidge (400 m, 35-40 gradi, max pendenza a metà canale), facendo attenzione alle scariche di pietre. A seconda delle condizioni l’uscita può essere di neve, ghiaccio o pietrame.
Si esce sul Ghiacciaio del Pelvoux, si piega a sinistra ed in pochi minuti si raggiunge la cima Puiseaux, punto culminante del Pelvoux (4 h dal rifugio).

Discesa: per lo stesso itinerario oppure per il Glacier des Violettes.
Note:
Tra le gite di avvicinamento all’alpinismo in calendario si colloca tra le più sfidanti e soddisfacenti offrendo un panorama stupendo sul Delfinato. Si consiglia una buona preparazione atletica e la partecipazione alle gite precedenti.
Parallelamente sarà importante raggiungere il canale di buon’ora per ridurre al minimo il rischio di scarico pietre visto l’andamento globale delle temperature e della copertura glaciale.
 
Chiedo gentilmente a tutti i potenziali partecipanti di farmi sapere del loro interesse nelle prossime settimane, per gestire al meglio le prenotazioni al rifugio e non scontentare nessuno.
 
Coordinatore di gita : Lorenzo GAIDO - Cell. 339 8020007

 



Relazione



Pelvoux

Parc National des Écrins, dal latino scrinium, scrigno.
In quei luoghi ed in tempi lontani, qualche ignoto sognatore fece istituire diverse riserve per limitare l'avanzare dei pascoli e permettere alla natura di prosperare libera.

Oggi noi ci avventuriamo in questa cassaforte selvaggia ed incontaminata per giungere sulla cima di uno dei suoi brillanti più preziosi, il Pelvoux.
Avvicinandoci tra queste valli la pioggia ci accoglie scrosciate gonfiando i torrenti già colmi, poi giunti tra le scure pareti di Ailefroide il cielo si cheta e ci permette di risalire il vallone del Glacier du Sélé.
Le nuvole si alzano e si scoprono pendii ancora abbondantemente imbiancati sui quali dozzine di camosci si soffermano lasciando i loro piccoli saltellare qua e là sulla neve per la sola gioia di farlo. Giunti a metà del vallone il sentiero si inerpica tortuoso sulla sinistra orografica intagliando le bastionate del massiccio del Pelvoux. Arriviamo al rifugio giusto in tempo per assistere alle scariche pomeridiane di neve sui pendii soprastanti, pare che la montagna voglia scrollarsi di dosso l'inverno.

Il mattino si parte ben prima dell'alba, il cielo coperto ce la nega in ogni caso e con essa il rigelo.
Di buon’ora arriviamo all'imbocco del couloir Coolidge, l' unica serratura di questo scrigno, almeno per noi che non ci sentiamo dei Lupin quanto più una banda bassotti.
Però la banda, avendo più cuore dei ladruncoli francesi, affronta tutti i 400 metri e i 45 gradi del canale uscendo sul plateau glaciale e da lì a poco giunge alla cima.
Anche in cima il cielo rimane grigio come il metallo e ci invoglia a ridiscendere concedendoci solo uno sguardo alla faccia più arcigna della Barre.
Sulla cima rimaniamo solo il tempo di un abbraccio, la consueta riflessione ed una foto che non ha bisogno di essere trasposta in bianco e nero. Il vento si alza ed assieme al manto nevoso corrugato dai segni delle valanghe ci ricordano che siamo ospiti, e che è ora di ripartire.

Una breve pausa di ristoro al rifugio e ci incamminiamo definitivamente verso valle.
Nel frattempo, tuoni, grandine e lampi ci accompagnano all'uscita ricordandoci ancora una volta che questo scrigno ha conservato la natura nel suo stato più indomito ed affascinante.

Lorenzo GAIDO
 

 
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