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Claretta Coda e Fulvio Vigna (a cura di)
IL BIVACCO GINO CARPANO, GLI ALPINISTI, LE MONTAGNE
“Il Bivacco Gino Carpano, gli alpinisti, le montagne” è un viaggio storico-fotografico al Bivacco Carpano al Pian delle Agnelere, situato a 2865 m di quota nel Vallone di Piantonetto (Parco del Gran Paradiso).
È un viaggio con gli uomini che l’hanno amato e che in esso hanno trovato nel tempo sicurezza e riparo, tra le montagne che lo circondano.
Sono oltre 200 pagine in formato A5 di storia, storie, testimonianze e scatti.
Sfogliandolo, si incontrano sacerdoti come don Piero Solero - cappellano di Rosone e, per estensione, “del Gran Paradiso”, come amava definirsi e firmarsi - o come don Pierino Balma. Entrambi scrittori di montagna aderenti al GISM, amico della GM il primo, socio onorario cinquantennale del Sodalizio il secondo, molto presente con suoi articoli sul Notiziario nazionale. Don Solero è stato allievo del fondatore della Sezione di Ivrea don Dionisio Borra (dal 1943 Monsignore Vescovo di Fossano); don Pierino Balma ne fu “collega” dal 1938 al 1940, quando rivestì la carica di Vicecurato del Duomo eporediese.
Tra le pagine del libro si incontrano la guida Giacomo Pezzetti Tonion e l’alpinista Angelo Fornero, si rivive il mondo cattolico di un tempo con Poldo Saletti – dirigente dell’Azione Cattolica torinese – e il suo «gruppo di minorenni» (tra cui Gino Costa), la cui attività alpinistica, scrive Adolfo Camusso, «è stata di avanguardia, per spirito e realizzazione, con superamento di difficoltà alpinistiche inconcepibili per le guide e gli alpinisti locali dell’epoca».
Scorrendo le pagine del piccolo volume, si rivive un pezzo di storia resistenziale, con Willy Jervis e Sandro Delmastro: fucilato con altri cinque prigionieri il 5 agosto 1944 dai tedeschi nella piazza di Villar Pellice e poi impiccato, il primo; ucciso, nello stesso anno, da una raffica di mitra sparata da un fascista adolescente della “Ettore Muti”, a Cuneo, il secondo. Sandro era socio della Giovane Montagna di Torino e amico di Primo Levi, che gli dedicò il racconto “Ferro” della raccolta “Il sistema periodico”. Lo ricordano anche Ada Gobetti e Nuto Revelli nelle loro opere.
La storia del Bivacco Carpano si snoda tra le montagne bellissime che gli fanno corona: «Girando lo sguardo dall’est all’ovest – scrive Giuseppe Pesando – troviamo: il Becco di Valsoera, la Punta Teleccio, la Scatiglion, l’Ondezana, la Torre del Gran San Pietro, l’affilata ed aerea costiera di Money con una miriade di punte, la Testa di Money, quella del Piantonetto, i Gemelli, la Roccia Viva, la Becca di Gay, il Monte Nero, i tre Becchi della Tribolazione e tante, tante altre. Tutta una cavalcata di vette, lungo una cresta aerea che mai scende sotto i 3000 metri, per toccare i 3692 m della Torre del Gran San Pietro».
Queste mute creature di pietra e di ghiaccio vivono attraverso gli scatti di don Solero, Adolfo Camusso, Ettore Giraudo, Poldo Saletti, Mauro Fornero, Fulvio Vigna, Massimiliano Fornero, Paolo Fietta. E mentre le annotazioni del primo libro del bivacco (1937-1940) documentano molte delle ascensioni, le parole di don Piero Solero illustrano la prima invernale alla Roccia Viva, quelle di Sandro Delmastro l’estiva dal colle di Money alla medesima cima. Il memoriale di Gino Costa rievoca le scalate allo Scatiglion, all’Ondezana, al Gran San Pietro, al Monte Nero, l’invernale alla Testa di Money e l’epica traversata completa dei tre Becchi della Tribolazione compiuta il 4 settembre 1940, quando era appena sedicenne, con Poldo (Leopoldo) Saletti. Rivive nel racconto di Mario Beccio, Arnaldo Gambotto, Bruno Piazza e Arturo Picchetti la traversata integrale dal Gran San Pietro al Gran Paradiso e, nel racconto di Mauro Fornero, la traversata opposta dal colle di Bonney al Gran Paradiso.
Adolfo Camusso rievoca la sciagura del giugno 1937 sul Becco Meridionale della Tribolazione, in cui persero la vita i giovani alpinisti torinesi Nino Caretta, Giuseppe Massia, Bernardo Norza e Maila Bollini. Col suo racconto “Nel regno dell’infinito”, don Solero ricorda, quasi in un sogno, i caduti della Patrì: «Tenente Giovanni Dal Lago, aspirante Ufficiale Federico Busancano, allievi Sottufficiali Mario Biasco e Antonio Forlano…». Arnaldo Gambotto e Bruno Piazza dedicano la loro via al Becco Meridionale all’amico e compagno di scalate Arduino Vescoz, tragicamente scomparso a 28 anni.
Il viaggio volge al termine con la grande manutenzione al Bivacco del 1986 e si conclude con la sua sostituzione nel 1993, rivissuta e rivivibile, quest’ultima, nei suoi aspetti tecnici e conviviali, grazie a un filmato accessibile tramite codice QR.
Inaugurato nel 1937, il Bivacco era stato voluto dalla Giovane Montagna di Torino, che l’aveva dedicato al socio Gino Carpano Maglioli, caduto sulla cresta Rey della Bessanese l’anno precedente. Donato al CAAI per imposizione di legge, onde evitarne la requisizione da parte del regime, viene ceduto alla GM eporediese nel 1966. Sostituito con una struttura più ampia nel 1993, il vecchio Carpano viene donato alla Giovane Montagna di Genova che, opportunamente ristrutturato, lo colloca sul confine italo-francese presso la cima del Buc de Nubiera, tra la Val Maira e la Valle dell’Ubaye, intitolandolo al socio ed ex Presidente Renato Montaldo, caduto nello stesso 1993 sui Torrioni di Sciarborasca.
Il libro, che abbiamo curato in collaborazione con Adolfo Camusso e Mauro Fornero, era nato come pdf per i soci, in seguito alle ricerche effettuate in occasione del centenario della Sezione eporediese, nel 2023. La sua stampa è stata incoraggiata con convinzione dal Presidente Enzo Rognoni.
Claretta Coda e Fulvio Vigna
Claretta Coda e Fulvio Vigna (a cura di), Giovane Montagna Sezione di Ivrea, IL BIVACCO GINO CARPANO, GLI ALPINISTI, LE MONTAGNE, edito in proprio, 2024