Trekking - Giro del Monviso

Giovedì 8 settembre 2022
Domenica 11 settembre 2022  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Vicenza
Responsabile: Federico Cusinato



Programma



SETTEMBRE

GIRO DEL MONVISO
E’ uno dei trekking più belli e frequentati delle Alpi. Pochi percorsi ad a- nello si snodano infatti così a ridosso di una grande montagna come il giro del Monviso. Il percorso, senza grossi dislivelli o perdite di quota, è fattibile da ogni buon camminatore. Partiremo dal Pian del Re, alle sor- genti del Po, passeremo per i rifugi Sella, Vallanta e Granero per torna- re al punto di partenza.
DISLIVELLO: 650 m, 750 m, 800 m e 600 m per i 4 giorni
ORARIO PARTENZA: 6.30
SETTEMBRE

CAPOGITA: Federico Cusinato, cell. 345 8837326 ISCRIZIONI: entro il 31 Luglio
 



Relazione



8 9 10 11 SEETTEMBRE – TREKKING - GIRO DEL MONVISO
Il giro del Monviso. è un trekking di quattro giorni, che, senza grosse perdite di quota, passa attorno alla cima più alta delle Alpi Cozie, il “Re di Pietra”, come lo definiscono i cuneesi. E’ tra gli itinerari più famosi e frequentati delle Alpi, percorso ogni anno da migliaia di appassionati provenienti da tutta Europa. La nostra sezione lo ha messo quest’anno in programma confidando in una buona partecipazione. E in effetti avevo inizialmente raccolto una dozzina di iscritti, ma dopo un’improvvisa ed in parte imprevista serie di defezioni, il gruppo si è assottigliato e ci siamo perciò ritrovati alla fine solo in cinque. Sarà quindi una sola auto a partire da Vicenza con destinazione il Piemonte in una bella mattina di fine estate. Punto di partenza e di arrivo del trekking è il Pian del Re, a 2000 metri di altezza, dove sono localizzate quelle che sono considerate tradizionalmente le sorgenti del Po. Ci arriviamo a mezzogiorno, un po’ in ritardo a causa del traffico incontrato durante l’attraversamento di Milano. Ci prepariamo per partire, ma prima è obbligatoria la visita alle sorgenti, con tanto di foto di rito. Subito dopo cominciamo a salire. Incontriamo ben presto un primo lago, il Fiorenza. Sul sentiero rischiamo di calpestare una grossa salamandra, nera come la pece. E’ un esemplare di Salamandra lanzai, una specie molto rara che vive solo in queste zone. Arriviamo a un secondo lago e attraversiamo poi una zona franosa, mentre qualche nuvola comincia a risalire dalla pianura. E queste nuvole ci accompagneranno fino alla meta di giornata, il Rifugio Sella a quota 2600, che raggiungiamo dopo poco più di 3 ore di cammino. Poco prima del rifugio incrociamo uno strano personaggio che vien giù di corsa. Ci racconteranno che è lui la persona che detiene il record di velocità di salita al Monviso, 1h e 40’ da Pian del Re alla vetta, cosa inimmaginabile per noi comuni mortali. Il rifugio non è riscaldato e dentro fa un po’ freddo. Ci sistemiamo in una cameretta un po’ stretta e in attesa della cena facciamo conoscenza con un ragazzo che sta facendo il nostro giro al contrario, scoprendo, tra l’altro, che i suoi genitori erano soci della GM di Moncalieri. Andiamo a dormire molto presto, ma il sonno sarà disturbato dagli escursionisti, molti, che, avendo in programma la salita alla vetta, cominciano a muoversi ancora a notte fonda. Quando ci svegliamo la mattina il sole, appena sorto, dà spettacolo illuminando la parete est del Monviso. Usciti dal rifugio fa un po’ freddo e prima di partire ci prendiamo un po’ di confidenza con uno stambecco che staziona appena lì sotto e che si offre come modello per le nostre fotografie. Prendiamo a camminare in falsopiano, avvolti da una bella luce autunnale. Scavalchiamo il primo passo, il Gallarino e nell’avviarci verso il secondo, il S. Chiaffredo, improvvisamente, comincia a soffiarci contro un forte vento. Resistiamo sperando che dopo il passo desista, ma questo non succede, e dobbiamo camminare un bel po’ per poter ritrovare una zona di calma. Ora dobbiamo continuare la discesa fino al fondo del Vallone di Vallanta. Siamo inizialmente sopra il limite degli alberi, ma scendendo entriamo ben presto nel bosco di Alevè, la più grande foresta di pini cembri delle Alpi. Al termine della discesa siamo sotto i 2000 metri, il punto più basso di tutto il trekking. E’ ormai l’ora di pranzo, una bella sosta lungo il torrente ci vuole proprio. Mangiamo un po’, ma non troppo perché dobbiamo riprendere il percorso in salita fino al nostro secondo rifugio, il Vallanta. Con calma, tanto c’è tempo, affrontiamo quest’ultima difficoltà di giornata. Vecchie costruzioni abbandonate, segni di una stabile presenza umana anche a queste quote, attirano la nostra attenzione. Con un largo giro arriviamo al rifugio dove la sistemazione è più comoda della sera precedente e questa notte nessuno ci disturberà. Il giorno successivo, dato che stiamo procedendo a buon passo, propongo una deviazione per salire cima Losetta, a poco più di 3000 metri di quota. Abbandoniamo pertanto il percorso principale e saliamo lungo il versante destro della valle. Dopo un’ora di cammino affianchiamo una vecchia casermetta militare in abbandono. Continuiamo a salire mentre il cielo comincia a coprirsi di nuvole alte e finalmente con soddisfazione arriviamo in cima. Siamo proprio di fronte alla parete ovest del Monviso col suo piccolo ghiacciaio. A nord la vista spazia fino al Rosa, al Cervino e al Gran Paradiso, mentre ad ovest le Alpi francesi si estendono a perdita d’occhio. Quale posto migliore per recitare la preghiera della Giovane Montagna? Torniamo sui nostri passi per raggiungere poi il Passo di Vallanta, posto sul confine di stato, mentre il sole ritorna a far capolino fra le nubi. Un breve spuntino precede la discesa fra grossi massi verso la valle del Guil, in Francia. Passiamo accanto a un ennesimo lago, poi a una torbiera ed arriviamo al Refuge du Viso giusto all’ora di pranzo. C’è molta gente, la maggior parte italiani, contrariamente a quel che pensavo. Non dobbiamo rilassarci troppo, ci aspetta una nuova salita verso un nuovo passo. Con calma superiamo anche quest’ultima ascesa. Ci fermiamo per una sosta al passo, siamo nuovamente in Italia, e da lì, con un’ultima ora di discesa arriviamo al rifugio Granero. Contrariamente agli altri due, il rifugio è ben riscaldato e quindi molto più accogliente e ci sistemiamo in un camerone con gli altri ospiti per l’ultima notte. Il giorno seguente per anticipare il rientro partiamo un po’ prima del solito, e quindi dobbiamo percorrere il primo tratto all’ombra, ma per fortuna non fa particolarmente freddo. Camminiamo fra erba sassi e arbusti con vista su un altro laghetto (ormai ne abbiamo perso il conto). e giunti finalmente in forcella troviamo il sole ad accoglierci. Ci aspetta ora una discesa descritta come un po’ impegnativa nel primo tratto, ma in realtà nessuno di noi mostra grosse difficoltà nell’affrontarla. Come al solito, dopo la discesa, si riprende nuovamente a salire costeggiando un altro paio di laghi. Il cielo è sereno, l’aria è limpida e fresca e le marmotte fischiano al nostro passaggio. Arriviamo all’ennesimo passo (l’ultimo) dove improvvisamente ci troviamo di fronte forse la visione più bella dell’intero percorso, il versante nord del Monviso col Visolotto a fianco. Dopo una breve sosta per ammirarla e prendere fiato cominciamo a scendere e, malauguratamente, dopo un po’ perdiamo il sentiero, proprio mentre nuvole e nebbie stanno risalendo dalla pianura. Procediamo allora “in libera” giù per i prati fino ad incrociare la mulattiera che scende dal Col delle Traversette. Ormai è fatta. Ancora un’ora scarsa di discesa incontrando molta gente (è domenica) e a mezzogiorno e mezzo, 72 ore esatte dopo averlo cominciato, concludiamo l’anello arrivando al Pian del Re. Inutile sottolineare la gioia e l’entusiasmo che contagiano tutto il gruppo. Ci rilassiamo un po’, mangiamo e poi prendiamo la via del ritorno. Questa volta non ci sono problemi di traffico, e dopo 5 ore di auto siamo di nuovo a casa. Bilancio del trekking: 40 km di percorso, 7 passi valicati, una ventina di laghi incontrati, quasi 3000 metri di dislivello, ma soprattutto tanti, tanti ricordi e immagini che resteranno a lungo nella nostra memoria ad accompagnarci nella vita quotidiana. Una menzione e un grazie per le partecipanti, Valeria, Giovanna, Enrica e soprattutto Dolly che, mettendo a disposizione l’auto, ha reso possibile l’effettuarsi della gita. (Federico Cusinato)
 

 
Questo sito utilizza i cookies: per continuare a navigare sul sito è necessario accettarne l'utilizzo. Per ulteriori info leggi qui.
This site uses cookies: to keep on browsing you must accept them. For more info click here (italian only).