Trek S. Barbara - Sardegna

Sabato 26 aprile 2025
Giovedì 1 maggio 2025  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Torino
Responsabile: Gianni SILETTO



Programma



Sul Cammino Minerario di S. Barbara: 5 giorni tra cielo, terra e mare

Dal 26 aprile al 1° maggio percorreremo 5 tappe del Cammino Minerario di S. Barbara, lungo la bellissima costa sud-occidentale della Sardegna.
Il programma prevede di ritrovarci sabato 26 aprile a Cagliari, e visitare la città.
Domenica mattina un autobus ci porterà a Montevecchio, dove ha inizio il nostro cammino, verso il mare. Lungo la strada attraverseremo diversi siti minerari e visiteremo il Cantiere minerario di Ingurtosu.
Il giorno successivo è prevista una lunga camminata lungo le dune e le spiagge di Piscinas e Scivu e quindi lungo la scenografica costa granitica, con le caratteristiche morfologie a grossi massi e tafoni, fino a Portixeddu.

Il trek prosegue poi fino a Buggerru, dove sarà possibile visitare il Museo del
Minatore e la Galleria Henry.

L’indomani raggiungeremo la pittoresca Cala Domestica, e percorreremo la parte più selvaggia della costa, camminando sulle rocce più antiche d'Italia, fino alle falesie a picco sul Pan di Zucchero, per arrivare a Masua.
L’ultimo giorno si potrà visitare Porto Flavia, porto d'imbarco del materiale estratto dalle miniere della zona, e quindi, sempre seguendo la costa, raggiungeremo Nebida e quindi Fontanamora, dove un comodo autobus ci riporterà all’aeroporto di Cagliari.
I pernottamenti saranno nelle strutture convenzionate con la Fondazione del Cammino di S. Barbara, dove potremo raccogliere i timbri sulle credenziali, “passaporto” del pellegrino/escursionista che attesta la sua identità e lo distingue da ogni altro viaggiatore. 
Il percorso non è particolarmente impegnativo, anche se alcune tappe sono piuttosto lunghe (fino a 20 km e 1100 m di dislivello la tappa più “dura”).
 



Relazione



La Sardegna lungo il Cammino di Santa Barbara

Il trekking si svolgerà lungo cinque tappe del Cammino di S.ta Barbara, con un’alternanza di percorsi nella natura e visite culturali che ci faranno conoscere meglio la Sardegna che fu.
Un bel compromesso che ha attratto numerose persone: partiamo in 24! E fra i partecipanti devo ringraziare Igi che ha raccolto in un bel diario quello che abbiamo fatto, giorno per giorno. Mi sono permesso di riportare alcuni estratti dal suo testo.
Da subito si apprezza un elemento caratterizzante di questo trekking: l’estrema flessibilità dell’organizzazione che ha previsto molte alternative che potessero incontrare gusti ed esigenze di tutti: un trattamento di lusso! Due opzioni anche in partenza: volo alla mattina e visita di Cagliari oppure partenza con il volo della sera e cena tutti insieme.
Il nostro cammino inizia la domenica mattina a Montevecchio e termina il giovedì seguente a Nebida, passando da Ingurtosu, Piscinas,  Portixeddu, Buggerru, Cala Domestica Porto Flavia e Masua. A causa di una frana, non potremo raggiungere Fontanamare, destinazione originaria del trekking.
Come già successo in altri trekking della GM, troviamo subito un cane che decide di seguirci. Il diario di Igi riporta: “… un cane, una femmina di taglia media con una medaglietta che riporta il nome “Polpetta” e la dicitura “sono di Montevecchio”. Evidentemente la bestiola è solita seguire i camminatori…” Riusciremo nel pomeriggio ad indurla a seguire altri camminatori che procedono in senso inverso rispetto a noi. Molti chilometri la separano da casa.
Nel primo pomeriggio visitiamo l’area mineraria di Ingurtosu.  Qui la guida ci parla delle condizioni di vita nel Sulcis negli anni in cui le miniere iniziarono l’attività. Che la vita nell’Ottocento fosse difficile l’abbiamo studiato tutti, che il lavoro in miniera non fosse fra i piacevoli è anche risaputo. Ma che le condizioni a cui doveva assoggettarsi la manovalanza fossero così drammatiche non lo avevo capito. E mi sembra di non esser stato l’unico… .
Nelle successive visite al Museo Minerario ed alla Galleria Henry a Buggerru ci
verranno poi forniti ulteriori informazioni che confermeranno quanto fosse difficile la vita dei minatori. Dal diario di Igi: “A Buggerru i minatori, fino a 12.000 persone, vivevano ammassati in una sorta di favelas, senza acqua corrente, mentre i proprietari francesi, con gli amministratori e i tecnici, vivevano asserragliati in un quartiere fortificato con tanto di teatro, cinema e ogni ben di Dio.”
Mi ha colpito il fatto che si trattasse di una scelta volontaria quella che portava le persone a lasciare l’attività in campagna per andare a lavorare in miniera, indice di una condizione di vita nella campagna veramente disperata.
Fortunatamente i panorami lungo il percorso ci hanno distratti dai pensieri più tristi: è notevole la bellezza di questi luoghi, soprattutto quando li puoi visitare nei periodi di basso afflusso turistico. Tanto verde, tanti fiori, bel mare e nessun affollamento. Tutti abbiamo giocato a fare i fotografi cercando di dare un tocco personale ai ricordi che stavamo collezionando.

Comunque, la nostra percezione odierna di quei luoghi, fra bei panorami, risate in compagnia, laute mangiate (i trekking non fanno dimagrire…) stride alquanto con il passato. I promontori verdi ed il mare in cui ci siamo mossi erano ben diversi cento anni fa: poveri di vegetazione, ma ricchi di polveri, rumore, con acque inquinate da metalli pesanti e solventi.
La natura ha fatto un bel lavoro per cancellare parte delle tracce del passato anche se ha, forse, esagerato con gli arbusti: “I sentieri costieri, che spesso sono varianti del Cammino Minerario di Santa Barbara CMSB, oculatamente scelte dai nostri
organizzatori del trek Gianni e Feli, sono molto panoramici ma tagliati rudemente nel fitto intreccio di cespugli mediterranei, a volte spinosi e comunque legnosi e coriacei. Tanto che, prima o poi, tutti veniamo segnati da qualche profondo graffio da qualche parte.”

Non so se i nostri trekking designers abbiamo amicizie molto in alto ma abbiamo avuto due momenti di pioggia forte in tutto il trekking e, combinazione, nel primo caso stavamo per entrare nel museo della miniera e quindi eravamo al coperto. Invece nel secondo caso “Al termine della spiaggia risaliamo lungamente prima su strada e poi su sentiero i fianchi boscosi dell'entroterra fino a un colletto, il Belvedere, sormontato dal rudere di una casermetta. Qui ci apprestiamo a consumare il nostro picnic quando in un attimo il cielo si chiude completamente e inizia a piovere. Fuggi-fuggi generale a ripararsi ammassati sotto al rudere, peraltro pericolante nonché ricettacolo di escrementi di capra. Il rovescio per fortuna si esaurisce in una mezz'ora, di cui comunque approfittiamo per mangiarci il panino alla faccia delle capre. Possiamo così riprendere il cammino praticamente asciutti, scampati fortunosamente, per la seconda volta, all'acquazzone.”
Ma il bagno lo si è potuto fare, su base volontaria, quando ci sembrava il momento giusto; ad esempio, il mercoledì, lasciata alle spalle Cala Domestica, abbiamo seguito il sentiero interno “fino a sbucare sulla fantastica baia del Canal Grande. Il luogo e l’ora sono propizi per la sosta picnic ed eventualmente un bagno.”
Ci sarebbero molte altre cose da raccontare ma chissà che non venga fatta una serata a tema con il racconto più dettagliato e qualche migliaio di fotografie …
Concludo con le ultime righe del diario di Igi del 1 maggio, ultimo giorno del trekking:” Alle 17 transfer per l'aeroporto di Cagliari, poi cena in aeroporto, un’ora di ritardo alla partenza che avviene alle 22, e rientro a Torino, termine di questa bellissima trasferta in Sardegna, ottimamente organizzata da Gianni e Feli, che ci ha donato un’immersione totale e ricca di emozioni nella natura e nella cultura di un territorio bellissimo e selvaggio.”
 
Ancora grazie a Felicita e Gianni per la “coccolosa” organizzazione!

Maurizio BALZELLI                          

 
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