Rifugio Sebastiani … con la luna piena

Sabato 23 marzo 2024  (evento passato)

Tipo attività: Racchette da neve
Sezione di Roma
Responsabile: A. Negri - De Felice - M. Grassilli



Programma



Ritorniamo al rifugio Sebastiani (m. 2102), nel parco naturale Sirente-Velino, per una gita alla luce della luna piena, su racchette da neve. 
Ritrovo: L'appuntamento principale è alle ore 15 a largo Cardinal Consalvi, con partenza alle 15.15.
Viaggio: Con auto private. Percorreremo la A24 fino a Tornimparte, poi la SS696 fino a Campo Felice.
Dislivello: circa 600 m. Tempo di percorrenza: 5 ore (andata e ritorno), soste escluse.
Spese di viaggio: 40 € a macchina da suddividere tra i componenti dell’equipaggio.
Equipaggiamento: racchette da neve, Artva, pala e sonda, scarponi adatti alle racchette da neve, ghette, abbigliamento a strati, borracce, bastoncini telescopici, cena al sacco, eventuale cambio da lasciare in auto, protezione per il freddo e per il vento.
Sviluppo dell’escursione: L’escursione partirà dalla casetta del caseificio Campo Felice (1550m), dove si possono parcheggiare le auto. Di lì si sale fino alla miniera di bauxite (1650m), si entra nel bosco salendo di quota. A 1800 metri siamo fuori dal bosco, la salita si addolcisce per un po’ fino a un fontanile a quota 1900. Gli ultimi 200m di dislivello si svilupperanno nell’ampia vallata che si forma tra il Monte Puzzillo, il Costone e la Cimata di Pezza. Il rifugio, posto a 2102 metri e recentemente ristrutturato, domina i Piani di Pezza sottostanti ed è un ottimo punto di partenza per spingersi sulla vetta del M. Velino. Ritorno sullo stesso itinerario. 



Relazione



Dopo tanto, troppo tempo, dopo tanti, troppi forfait dati (da me) all’ultimo momento, siamo riusciti a fare una bellissima gita GM, tutta la famiglia Marchesi Grassilli, e c’era pure zio Federico. Tiè. Grazie a tutti, soprattutto grazie Marta e Andrea, la gita è stata meravigliosa, sotto tutti i punti di vista: camminata unica, alla luce della luna piena, compagnia di amici allegra e affettuosa, cibo assai soddisfacente, neve piacevolissima, sigarette non dimenticate a casa, lenti a contatto utilizzate. Dimenticavo: era pure il mio compleanno, e non avevo mai festeggiato in montagna (di solito non festeggio affatto, ma questo è un altro discorso).
Partiamo sabato 23 marzo da Roma verso le 14.30: l’obiettivo è l’appuntamento con tutti gli altri al rifugio Alantino, dove lasceremo le macchine e cominceremo a camminare. E, incredibilmente, l’obiettivo viene rispettato. Un cambio di vestiti rapido, un caffè, una sorpresa piacevole e insieme inquietante (i miei pantaloni da montagna ora stanno bene a mio figlio), e si comincia. Sarà stato il caffè, ma dopo pochi minuti sono già ultimo, naturalmente mia moglie e mio figlio non mi hanno aspettato (fanno finta di non conoscermi), e cammino da solo per la prima mezz’ora o poco più. Li raggiungo alla cosiddetta “fermata della metropolitana” (quella specie di tunnel bunker che la prima volta spiazza ogni camminatore): si fa per dire, in realtà mi hanno aspettato. Si riparte, scompare lentamente la luce, compare lentamente la neve. “Mettiamo le ciaspole?” “Ma no, dai, è pochissima…” “Ma infatti…”. Va a finire che nella seconda metà della salita le ciaspole le abbiamo messe praticamente tutti, tranne i 2 superuomini Danyar e Luca, arrivati al rifugio per primi, camminando senza bastoncini e con le mani in tasca. Vabbè.
Dichiaro ufficialmente a tutta la GM che la salita al rifugio, al crepuscolo, con la neve, con la luna piena, è stata eccezionale e fantastica. Le foto, pur bellissime, non danno completamente l’idea: un piacere per tutti i sensi. Persino io mi sarei immerso in questa magica atmosfera, se non fosse che avevo un infarto in atto (sono decisamente fuori forma), e dunque non me la sono goduta fino in fondo. Mentre scrivo è Venerdì Santo, c’è la Via Crucis, e insomma, non voglio essere blasfemo, ma non posso fare a meno di individuare qualche punto di contatto: “Stefano perde la ciaspola e cade per la terza volta”. Ho invece goduto TUTTO, una volta arrivati al Sebastiani: è subito ora di cena. Ho rivissuto la tenerezza e l’allegria dei primi trekking estivi GM: battute, confidenze, cibo buono, sorrisi, risate, lacrime di commozione. Sì, perché a un certo punto, mentre giocavo a scopa con mio figlio, è comparsa addirittura una crostata, anzi due, con le candeline e gli annessi “tanti auguri a teeee…”. E poi sfido chiunque a non commuoversi ascoltando la parte finale della relazione di Vincenza sul rally di quest’anno.
Notte tranquilla, letti abbastanza comodi, l’ultimo ricordo cosciente è la risata di gusto di Anthony ad una battuta di Tullio. Ero tutto un dolore (ormai sono un rottame), ma poi, più che il dolor, poté il sonno. Fine primo tempo. Intervallo. 
La mattina dopo si riparte, dopo una corroborante colazione, riposati e rinfrancati. Si fa per dire, naturalmente. Salutiamo Tullio, Andrea, Vincenza, Dany e Luca che torneranno alle macchine facendo un altro percorso, e scendiamo, scendiamo, risaliamo, riscendiamo, affondiamo nella neve, perché le ciaspole le abbiamo tolte, e scendiamo, e risaliamo… ma insomma non finisce mai?!? Ma sì, tutto finisce, tutto ha un tempo, anche questo secondo pezzo dell’anello. Arrivo alle macchine per ultimo (Ça va sans dire), via le scarpe da montagna, tutti in macchina diretti a Celano per un pranzo fenomenale da Guerrinuccio. Chiusura in bellezza. Si ritorna a Roma. L’unico contento di ritornare è mio figlio, “che a casa internet prende bene e posso sfondarmi di videogiochi”. Vabbè.
Che dire? Grazie di nuovo per il dono di questo fine settimana; il vero titolo di questa relazione dovrebbe essere: l’amicizia reificata, nella natura. Lo scrivo solo ora, in fondo, così non mi tagliano il pezzo. 

 
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