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Monte Montagnone
Domenica 8 ottobre 2023 (evento passato)
Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Roma
Responsabile: M. De Masi - S. Marchesi
Programma
Escursione con veduta aerea della verdeggiante val Comino ai confini del PNALM. Torniamo dopo quattro anni con la G. M. su queste alture che nel 2019 ci colpirono per la ricchezza dei fiori primaverili. Che cosa ci regalerà invece la natura autunnale?
Ritrovo: alle ore 7.00 a piazza Bologna; partenza alle 7:15
Viaggio: con autovetture, circa 1,5 h, traffico permettendo. Autostrada A1 fino a Ferentino; superstrada SR 214 per Sora (pausa caffè all’ENI Station: 41.662550, 13.397894); strada regionale 666 per Forca d'Acero, fino alla valle Capodacqua (12,5 km) (parcheggio: 41.752857, 13.726674)
Viaggio: con autovetture, circa 1,5 h, traffico permettendo. Autostrada A1 fino a Ferentino; superstrada SR 214 per Sora (pausa caffè all’ENI Station: 41.662550, 13.397894); strada regionale 666 per Forca d'Acero, fino alla valle Capodacqua (12,5 km) (parcheggio: 41.752857, 13.726674)
Spesa: con le auto euro 60 ad equipaggio circa, da suddividere.
Il programma escursionistico: l'escursione parte dal vallone di Capodacqua (924 m s.l.m.) risalendo lungo una comoda strada sterrata il versante sudovest. A quota 1600 ci si porta sul versante ovest aggirando Punta Mazza e raggiungendo la cresta oltre la cima del Montagnone (1819 m s.l.m.).
Dislivello circa 900 m. Tempo di percorrenza: circa 2,5 ore. Ritorno per la stessa via.
NOTE:
Escursione non difficile, ma comunque impegnativa per il dislivello non trascurabile, per cui si deve essere adeguatamente allenati ed esperti di montagna.
Si cammina tutti insieme, a vista, tra i due DDG e non si lascia nessuno per strada.
Siamo ai confini sud del PNALM e potremmo incontrare animali selvatici.
Ci potrebbero essere mandrie di equini, bovini, o ovini al pascolo, accompagnati da cani pastore.
Rientro a Roma: per le ore 19 circa
Si cammina tutti insieme, a vista, tra i due DDG e non si lascia nessuno per strada.
Siamo ai confini sud del PNALM e potremmo incontrare animali selvatici.
Ci potrebbero essere mandrie di equini, bovini, o ovini al pascolo, accompagnati da cani pastore.
Rientro a Roma: per le ore 19 circa
Equipaggiamento: scarponi impermeabili alti sulla caviglia con suola scolpita e calzettoni alti al ginocchio, bastoncini telescopici, abbigliamento a strati, con indumenti sia leggeri che pesanti, contro vento, freddo e pioggia. Crema solare e/o cappellino (il percorso ha pochi tratti in ombra). Non ci sono sorgenti lungo il percorso: portare 1,5 l di acqua a testa. Portare indumenti di ricambio per prudenza.
Iscrizioni: entro venerdì 6 ottobre a:
Iscrizioni: entro venerdì 6 ottobre a:
Mauro De Masi (328.00.24.802; mauro.demasi62@gmail.com)
Stefano Marchesi (333.378.4691 )
Relazione
(A cura di Mauro De Masi) Sembrava non dovesse venire nessuno, con i soci ormai sazi delle prodi imprese G.M. degli ultimi fine settimana, e invece, pur con un DDG evaporato (e sostituito) e con una rinuncia per febbre all’ultimo secondo, siamo in undici a partire da varie parti di Roma alla volta della ridente e solatia (si dice così!) Val di Comino. Predominano le quote rosa.
L’itinerario è di quelli da non fare in estate perché si parte bassi, da 900 m di quota. E infatti sarebbe l’8 ottobre e dovrebbe essere già frescolino, peccato però che il clima sia ancora quello di inizio settembre!
Per fortuna all’inizio c’è un rado bosco di querce a fare poca ombra, ma è comunque caldo. Va un po’ meglio quando si arriva al bosco di faggi. Le soste? All’ombra. se possibile!
La prima parte è una comoda strada bianca che sale lentamente, ma, ad un certo punto va abbandonata per seguire un sentiero decisamente più impegnativo e scosceso che transita sul fianco sinistro di Punta Mazza (1800 m) con un dirupo verso le sottostanti Gole del Lacerno.
Si avanza lentamente ed a fatica nel ripido pratone erboso, cosparso di pietre bianche. Bene o male, siamo riusciti ugualmente a mantenerci tutti abbastanza raggruppati durante il cammino, con Federico che chiude la fila, da bravo DDG, fino ad arrivare al colle tra Punta Mazza ed il Montagnone. Qualcuno appare provato, qualcuno ha ancora energie d’avanzo, ma sono ormai passate le 13 e si inizia a mangiare.
Si muccheggia un po’ sul prato disseccato e mosso da un po’ di vento caldo. Ci si fa allora la foto di gruppo alla croce di Punta Mazza e si riprende la discesa lungo la cresta meridionale, su un nuovo sentiero, che, pur essendo a tratti scosceso, è di certo meno insidioso di quello dal quale eravamo saliti. Solo che è…. tutto al sole!!
La discesa sul versante assolato è abbastanza lenta e spossante.
La marcia è lunga, forte è il sol, lento il camminar…
Si arriva al fine di nuovo al confortevole stradone e lì i viandanti trovano un meritato riposo all’ombra dei faggi.
La seconda parte della discesa è graduale, ma comunque lunga ed il caldo dissecca le fauci così che pochi trovano modo di parlare ancora.
Finalmente alle auto.
Poco oltre un fontanile! Ma la sorgente è praticamente secca.
Il popolo errante trova finalmente un po’ di refrigerio solo ad un bar lungo lo stradone di Alvito, dove, oltre alla birra, nel proscenio del borgo abbandonato, servono anche una sorta di folk rock dialettale, con basso elettrico e zampogna. E questa è l’ultima tappa di un forcing di quattro week end consecutivi in montagna.
L’itinerario è di quelli da non fare in estate perché si parte bassi, da 900 m di quota. E infatti sarebbe l’8 ottobre e dovrebbe essere già frescolino, peccato però che il clima sia ancora quello di inizio settembre!
Per fortuna all’inizio c’è un rado bosco di querce a fare poca ombra, ma è comunque caldo. Va un po’ meglio quando si arriva al bosco di faggi. Le soste? All’ombra. se possibile!
La prima parte è una comoda strada bianca che sale lentamente, ma, ad un certo punto va abbandonata per seguire un sentiero decisamente più impegnativo e scosceso che transita sul fianco sinistro di Punta Mazza (1800 m) con un dirupo verso le sottostanti Gole del Lacerno.
Si avanza lentamente ed a fatica nel ripido pratone erboso, cosparso di pietre bianche. Bene o male, siamo riusciti ugualmente a mantenerci tutti abbastanza raggruppati durante il cammino, con Federico che chiude la fila, da bravo DDG, fino ad arrivare al colle tra Punta Mazza ed il Montagnone. Qualcuno appare provato, qualcuno ha ancora energie d’avanzo, ma sono ormai passate le 13 e si inizia a mangiare.
Si muccheggia un po’ sul prato disseccato e mosso da un po’ di vento caldo. Ci si fa allora la foto di gruppo alla croce di Punta Mazza e si riprende la discesa lungo la cresta meridionale, su un nuovo sentiero, che, pur essendo a tratti scosceso, è di certo meno insidioso di quello dal quale eravamo saliti. Solo che è…. tutto al sole!!
La discesa sul versante assolato è abbastanza lenta e spossante.
La marcia è lunga, forte è il sol, lento il camminar…
Si arriva al fine di nuovo al confortevole stradone e lì i viandanti trovano un meritato riposo all’ombra dei faggi.
La seconda parte della discesa è graduale, ma comunque lunga ed il caldo dissecca le fauci così che pochi trovano modo di parlare ancora.
Finalmente alle auto.
Poco oltre un fontanile! Ma la sorgente è praticamente secca.
Il popolo errante trova finalmente un po’ di refrigerio solo ad un bar lungo lo stradone di Alvito, dove, oltre alla birra, nel proscenio del borgo abbandonato, servono anche una sorta di folk rock dialettale, con basso elettrico e zampogna. E questa è l’ultima tappa di un forcing di quattro week end consecutivi in montagna.