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Molti Friends e alcuni Nuts (Gianni Battimelli)
Giovedì 9 marzo 2023 (evento passato)
Tipo attività: Incontro culturale
Sezione di Roma
Responsabile: Commissione Cultura
Programma
Gianni Battimelli ha insegnato al dipartimento di fisica dell’Università Sapienza, pubblicando vari lavori di ricerca in storia della fisica. Da oltre mezzo secolo usa l’andare per rocce e per montagne come eccellente pretesto per girare il mondo, e non si è ancora stancato. Attualmente dirige la Scuola di alpinismo “Paolo Consiglio” della sezione romana del CAI. Ha fatto parte della redazione de L’Appennino e della Rivista della Montagna, e ha collaborato con varie riviste di settore. Ha curato con Stefano Ardito l’antologia di scritti di alpinisti italiani Montagne di parole (CDA 1987)
Molti friends e alcuni nuts è una raccolta di testi di varia natura scritti lungo tutto il corso di una lunga frequentazione del mondo della montagna. Raccontare la storia di alcuni di questi scritti è lo spunto per dialogare su vari aspetti della pratica dell’alpinismo e della sua evoluzione, tra storia, ricordi personali e riflessioni talvolta ma non sempre serie, incrociando personaggi più o meno illustri, tra Horace De Saussure e Fred Beckey, e una varietà di ambienti naturali, tra il Verdon e il Sahara (passando per il Gran Sasso).
Molti friends e alcuni nuts è una raccolta di testi di varia natura scritti lungo tutto il corso di una lunga frequentazione del mondo della montagna. Raccontare la storia di alcuni di questi scritti è lo spunto per dialogare su vari aspetti della pratica dell’alpinismo e della sua evoluzione, tra storia, ricordi personali e riflessioni talvolta ma non sempre serie, incrociando personaggi più o meno illustri, tra Horace De Saussure e Fred Beckey, e una varietà di ambienti naturali, tra il Verdon e il Sahara (passando per il Gran Sasso).
Relazione
Un tranquillo professore di fisica di Bice Dinale
Oggi abbiamo conosciuto il ciclone Battimelli che sotto le sembianze di un tranquillo professore di storia della fisica nasconde una carica di energia, vitalità, avventure ed esperienze degne di Spyderman.
Gianni Battimelli ci ha presentato il libro di cui è autore: Molti friends e alcuni nuts. Friends e nuts del titolo nascondono una doppia personalità: il loro significato letterale di ‘amici’ e ‘pazzerelli’ e l’altro, tipico del mondo dell’arrampicata moderna, dove identificano attrezzature per l’arrampicata, con compiti e usi ben specifici, notissimi agli addetti ai lavori.
Gianni, presentato da Marcella come “grande alpinista”, si schermisce, dichiarandosi semplicemente un alpinista dilettante e appassionato. E’ attualmente anche Direttore della Scuola di Alpinismo del CAI di Roma. Dopo averlo ascoltato, possiamo dire che è anche troppo modesto!
Il libro è composto di 44 capitoli, ognuno dei quali ha vita a sé, non è in sequenza con gli altri, né cronologica né argomentativa. I singoli capitoli sono “oggetti individuali”, disomogenei, pezzi di vita, recensioni, articoli, divagazioni. Dopo aver scritto su molte riviste di montagna Gianni si è fatto un regalo raccogliendo i pezzi migliori, per sé e per gli amici. Da lì poi è nato un libro vero, in cui si parla di tanti amici e anche di tanti pazzerelli. Ma non è neppure un’autobiografia, è uno zibaldone.
Dalla sequenza delle immagini, ricavata dal libro, emerge però un filo conduttore – i cambiamenti, le trasformazioni nel mondo dell’alpinismo dai lontani anni della sua adolescenza (cioè dai primi anni 60) fino ad oggi) – più di 60 anni di storia dell’alpinismo, italiano e mondiale, visti sotto tanti aspetti diversi nella loro evoluzione e trasformazione. L’abbigliamento, le attrezzature, le classiche località tradizionali e le nuove locations, utilizzate soprattutto per l’arrampicata sportiva (falesie, boulder, palestre attrezzate), le associazioni storiche (CAI) e la miriade di gruppi e club che propongono l’arrampicata oggi, le scuole di alpinismo, il volontariato, i mezzi di trasporto utilizzati per raggiungere i siti, e via discorrendo.
Attraverso le immagini proiettate scorre un mondo che per molti di noi diversamente giovani rievoca momenti di eroismo, di autonomia, - la vecchia 500 con 4 passeggeri e l’equipaggiamento (tende, zaini, sacchi a pelo) sul tetto; e le scalate sul Monte Bianco a 21 anni, quando la montagna era ancora quasi deserta ed il rifugio non si doveva prenotare.
Cita i tanti incontri (cioè i friends) con gli altri alpinisti, con i gestori dei rifugi, personaggi, come Bruno De Tassis al Brentei. Quelli della sua generazione sono stati fortunati, a vivere in quel momento la montagna, e di poterselo permettere. Ripercorre i contatti con gli altri alpinisti e arrampicatori del mondo, a partire dai britannici e dalle spedizioni del CAI nel Galles. Era anche il periodo in cui si organizzavano le spedizioni himalayane. A proposito cita un programma dei britannici, in particolare di Pete Boardman: “Come back alive, Come back still friends, Go to the summit, in that order “ (“Tornate vivi, tornate ancora amici, raggiungete la cima, in quell’ordine”).
I primi nuts importanti risalgono al 1980 e sono stati importati proprio dagli inglesi, che non avendo le montagne, si sono concentrati sulle falesie di piccole dimensioni e sulla tecnica. In Italia ciò ha portato alla scoperta delle grandi e piccole pareti della Val di Mello, Valle dell’Orco, del Monte Circeo, della Montagna Spaccata a Gaeta. A Roma c’erano solo il Monte Morra e le Torri di Leano, ora esistono tante vie, anche sul mare. E qui Gianni ci fa incontrare il mozzarellaro Bruno, di Sperlonga, Piana S. Agostino, che faceva trovare agli arrampicatori le mozzarelle fresche e anche il sentierino spazzato per arrivare alla base delle salite. In tante località, in Italia, e altrove, come in Grecia a Kalymnos, l’arrampicata ha aperto nuove possibilità di lavoro per lunghi periodi dell’anno.
Sono stati gli anni della scoperta del Verdon, in Francia, con le sue pareti di 300 metri, e dello Yosemite, negli USA, con il Capitan. Mitiche avventure.
Tra i friends incontrati negli USA Gianni ricorda Mike Kosterlitz, scozzese, alpinista, Nobel per la fisica nel 2016, che ha tracciato le vie del nuovo alpinismo (Nuovo Mattino). A proposito di Mike, vi invito a leggere nel libro un episodio divertente che lo riguarda.
In Sardegna, da sempre ignorata dall’alpinismo, si sono scoperte tante vie di arrampicata, all’interno e sul mare, in un mondo ancora incontaminato (1975-1980) come il Supramonte, le falesie di Cala Gonone, il Goloritzé. E nel libro si medita anche sul dilemma di chi scopre un posto nuovo, molto bello come la Sardegna e non sa se deve comunicarlo, per paura che l’aumentata frequentazione possa diminuire il fascino del posto. In Corsica, dove ci si può arrampicare ma soprattutto si può praticare escursionismo impegnativo (vedi G20), stanno riuscendo a salvaguardare l’ambiente pur incoraggiando la fruizione.
Il mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo è stato a lungo prevalentemente maschile, con qualche eccezione. Il linguaggio montano è molto guerresco – si conquista la vetta, si affronta la salita. Oggi forse più della metà dei patiti sono donne, e anche il linguaggio e certamente l’abbigliamento è cambiato.
Ci sono le palestre in città, a Roma la prima è stata attrezzata al Foro Italico, fatta di legno non piallato le cui schegge si piantavano senza riguardi nelle mani dei malcapitati. Poi si è passati alle pareti con prese di plastica, sofisticate, graduate e che vengono cambiate periodicamente. Anzi ormai quello dell’alpinismo e dell’arrampicata sono due mondi separati, con attività, gare, località, tutte differenziate. Ci sarà l’arrampicata nelle prossime Olimpiadi. Molti frequentatori di palestra, anche bravissimi, non hanno mai messo né metteranno piede in montagna. E’ un mondo diverso.
Chi ama la montagna non può non amare il mare e soprattutto le isole: un’isola è una montagna che esce dal mare. E lo stesso nel deserto di pietra – i monti di granito in mezzo al deserto di sabbia. La differenza sta nell’ambiente – nel deserto, nell’isola non c’è subito a portata di mano qualcuno che ti viene ad aiutare!
Qualcuno domanda se l’alpinismo sia pericoloso. Gianni risponde che l’alpinismo e l’arrampicata sono pericolosi. Tutto presuppone un’assunzione di rischio e quindi di responsabilità. Bisogna addestrarsi, avere il senso dei limiti ma anche andare a cercare i limiti – non si può dire che si può praticare l’alpinismo in totale sicurezza. Si devono sapere i rischi che si corrono. La montagna va rispettata, conosciuta. E qui ci sta bene un altro motto: Viagiar descanta, ma chi parte mona torna mona.
Lucio Gambini ricorda Franco Alletto che aveva grande competenza e molta delicatezza con le persone locali. Aveva un grande senso morale – durante la guerra, quando era “crollato” tutto lui era andato verso la montagna dove c’erano i problemi. Diceva che se stai vicino ai problemi, li risolvi. Era un grande viaggiatore, anche alla ricerca dei monti lontani.
Chiudo qui questa povera cronaca di una serata molto brillante, allegra, divertente, interessante. Vi invito a leggere il libro dove troverete innumerevoli episodi, friends e nuts, che vi terranno compagnia anche se non siete, o non siete più, o non siete mai stati alpinisti.
Gianni Battimelli ci ha presentato il libro di cui è autore: Molti friends e alcuni nuts. Friends e nuts del titolo nascondono una doppia personalità: il loro significato letterale di ‘amici’ e ‘pazzerelli’ e l’altro, tipico del mondo dell’arrampicata moderna, dove identificano attrezzature per l’arrampicata, con compiti e usi ben specifici, notissimi agli addetti ai lavori.
Gianni, presentato da Marcella come “grande alpinista”, si schermisce, dichiarandosi semplicemente un alpinista dilettante e appassionato. E’ attualmente anche Direttore della Scuola di Alpinismo del CAI di Roma. Dopo averlo ascoltato, possiamo dire che è anche troppo modesto!
Il libro è composto di 44 capitoli, ognuno dei quali ha vita a sé, non è in sequenza con gli altri, né cronologica né argomentativa. I singoli capitoli sono “oggetti individuali”, disomogenei, pezzi di vita, recensioni, articoli, divagazioni. Dopo aver scritto su molte riviste di montagna Gianni si è fatto un regalo raccogliendo i pezzi migliori, per sé e per gli amici. Da lì poi è nato un libro vero, in cui si parla di tanti amici e anche di tanti pazzerelli. Ma non è neppure un’autobiografia, è uno zibaldone.
Dalla sequenza delle immagini, ricavata dal libro, emerge però un filo conduttore – i cambiamenti, le trasformazioni nel mondo dell’alpinismo dai lontani anni della sua adolescenza (cioè dai primi anni 60) fino ad oggi) – più di 60 anni di storia dell’alpinismo, italiano e mondiale, visti sotto tanti aspetti diversi nella loro evoluzione e trasformazione. L’abbigliamento, le attrezzature, le classiche località tradizionali e le nuove locations, utilizzate soprattutto per l’arrampicata sportiva (falesie, boulder, palestre attrezzate), le associazioni storiche (CAI) e la miriade di gruppi e club che propongono l’arrampicata oggi, le scuole di alpinismo, il volontariato, i mezzi di trasporto utilizzati per raggiungere i siti, e via discorrendo.
Attraverso le immagini proiettate scorre un mondo che per molti di noi diversamente giovani rievoca momenti di eroismo, di autonomia, - la vecchia 500 con 4 passeggeri e l’equipaggiamento (tende, zaini, sacchi a pelo) sul tetto; e le scalate sul Monte Bianco a 21 anni, quando la montagna era ancora quasi deserta ed il rifugio non si doveva prenotare.
Cita i tanti incontri (cioè i friends) con gli altri alpinisti, con i gestori dei rifugi, personaggi, come Bruno De Tassis al Brentei. Quelli della sua generazione sono stati fortunati, a vivere in quel momento la montagna, e di poterselo permettere. Ripercorre i contatti con gli altri alpinisti e arrampicatori del mondo, a partire dai britannici e dalle spedizioni del CAI nel Galles. Era anche il periodo in cui si organizzavano le spedizioni himalayane. A proposito cita un programma dei britannici, in particolare di Pete Boardman: “Come back alive, Come back still friends, Go to the summit, in that order “ (“Tornate vivi, tornate ancora amici, raggiungete la cima, in quell’ordine”).
I primi nuts importanti risalgono al 1980 e sono stati importati proprio dagli inglesi, che non avendo le montagne, si sono concentrati sulle falesie di piccole dimensioni e sulla tecnica. In Italia ciò ha portato alla scoperta delle grandi e piccole pareti della Val di Mello, Valle dell’Orco, del Monte Circeo, della Montagna Spaccata a Gaeta. A Roma c’erano solo il Monte Morra e le Torri di Leano, ora esistono tante vie, anche sul mare. E qui Gianni ci fa incontrare il mozzarellaro Bruno, di Sperlonga, Piana S. Agostino, che faceva trovare agli arrampicatori le mozzarelle fresche e anche il sentierino spazzato per arrivare alla base delle salite. In tante località, in Italia, e altrove, come in Grecia a Kalymnos, l’arrampicata ha aperto nuove possibilità di lavoro per lunghi periodi dell’anno.
Sono stati gli anni della scoperta del Verdon, in Francia, con le sue pareti di 300 metri, e dello Yosemite, negli USA, con il Capitan. Mitiche avventure.
Tra i friends incontrati negli USA Gianni ricorda Mike Kosterlitz, scozzese, alpinista, Nobel per la fisica nel 2016, che ha tracciato le vie del nuovo alpinismo (Nuovo Mattino). A proposito di Mike, vi invito a leggere nel libro un episodio divertente che lo riguarda.
In Sardegna, da sempre ignorata dall’alpinismo, si sono scoperte tante vie di arrampicata, all’interno e sul mare, in un mondo ancora incontaminato (1975-1980) come il Supramonte, le falesie di Cala Gonone, il Goloritzé. E nel libro si medita anche sul dilemma di chi scopre un posto nuovo, molto bello come la Sardegna e non sa se deve comunicarlo, per paura che l’aumentata frequentazione possa diminuire il fascino del posto. In Corsica, dove ci si può arrampicare ma soprattutto si può praticare escursionismo impegnativo (vedi G20), stanno riuscendo a salvaguardare l’ambiente pur incoraggiando la fruizione.
Il mondo dell’arrampicata e dell’alpinismo è stato a lungo prevalentemente maschile, con qualche eccezione. Il linguaggio montano è molto guerresco – si conquista la vetta, si affronta la salita. Oggi forse più della metà dei patiti sono donne, e anche il linguaggio e certamente l’abbigliamento è cambiato.
Ci sono le palestre in città, a Roma la prima è stata attrezzata al Foro Italico, fatta di legno non piallato le cui schegge si piantavano senza riguardi nelle mani dei malcapitati. Poi si è passati alle pareti con prese di plastica, sofisticate, graduate e che vengono cambiate periodicamente. Anzi ormai quello dell’alpinismo e dell’arrampicata sono due mondi separati, con attività, gare, località, tutte differenziate. Ci sarà l’arrampicata nelle prossime Olimpiadi. Molti frequentatori di palestra, anche bravissimi, non hanno mai messo né metteranno piede in montagna. E’ un mondo diverso.
Chi ama la montagna non può non amare il mare e soprattutto le isole: un’isola è una montagna che esce dal mare. E lo stesso nel deserto di pietra – i monti di granito in mezzo al deserto di sabbia. La differenza sta nell’ambiente – nel deserto, nell’isola non c’è subito a portata di mano qualcuno che ti viene ad aiutare!
Qualcuno domanda se l’alpinismo sia pericoloso. Gianni risponde che l’alpinismo e l’arrampicata sono pericolosi. Tutto presuppone un’assunzione di rischio e quindi di responsabilità. Bisogna addestrarsi, avere il senso dei limiti ma anche andare a cercare i limiti – non si può dire che si può praticare l’alpinismo in totale sicurezza. Si devono sapere i rischi che si corrono. La montagna va rispettata, conosciuta. E qui ci sta bene un altro motto: Viagiar descanta, ma chi parte mona torna mona.
Lucio Gambini ricorda Franco Alletto che aveva grande competenza e molta delicatezza con le persone locali. Aveva un grande senso morale – durante la guerra, quando era “crollato” tutto lui era andato verso la montagna dove c’erano i problemi. Diceva che se stai vicino ai problemi, li risolvi. Era un grande viaggiatore, anche alla ricerca dei monti lontani.
Chiudo qui questa povera cronaca di una serata molto brillante, allegra, divertente, interessante. Vi invito a leggere il libro dove troverete innumerevoli episodi, friends e nuts, che vi terranno compagnia anche se non siete, o non siete più, o non siete mai stati alpinisti.
A GIANNI della poetessa di sezione Serena Peri
Friend e nuts stasera sono in sede
e il Battimelli qui ciascuno vede:
la fisica prestata alla montagna,
con dose di ironia che l’accompagna.
“Dignitoso alpinista dilettante
mi definisco, non grande alpinista:
50 anni di scritture sono tante,
attraversando rivista su rivista.
Disomogenea raccolta, testi divaganti,
racconti, saggi, non da scherzo immuni;
friend e nuts sono aggeggi interessanti
che per chi arrampica sono comuni.
I nuts sono anche i matti, tuttavia,
di cui son pieni i nostri sentieri
(li incontri pur salendo qualche via);
gli amici? Sono tanti, e spesso seri.
Com’è cambiato il mondo arrampicante,
e i cambiamenti avvengono anche in fretta!
Io già prima del CAI ero… camminante,
da giovane sabaudo andavo in vetta.
Ci tengo alla parola autonomia,
cancella le assolute sicurezze
si vendon come fossero magia
e creano le effimere certezze!
Entrare in scuola CAI è stato importante,
un anno e più di vita ce l’ho speso:
la scuola è un camminar qualificante,
lì il passo alpinistico l’ho appreso.
Gli inizi? In 500 parti in viaggio,
50 mila in 2, con sacco a pelo:
da Roma a Courmayeur ci vuol coraggio,
se non spara il villan, ti godi il cielo.
Pantaloni zuava, rossi i calzettoni,
scarponi “performanti” del momento;
incontri numerosi, e relazioni
reser quegli anni un arricchimento.
Metà anni Settanta, non adesso,
le grandi spedizioni himalayane:
ma se l’amico muor, non è un successo
Piet Boardman difende le valenze umane.
Ritorna vivo, torna ancor amico,
e poi vai in vetta: l’ordine sia questo!
Non si va in vetta per sentirsi fico!
Nuovi valori cambiano il contesto.
Morra, Leano e Montagna Spaccata
son luoghi familiari e frequentati:
ci si diverte nell’arrampicata,
legami amici ben consolidati!
Senso dell’humour è ben poco in uso
nel mondo degli amanti del settore:
misunderstanding è fattor diffuso
(spezia essenziale invece è il giusto umore!)
Scarpette EB diventano divisa
anni 70, lungo una via buona;
la Sardegna di pareti è intrisa,
Calagonone e la sua poltrona!
Il Supramonte è rimasto tale…
Parlare ai friends si deve o non si deve?
Un luogo quasi mai sarà oggi uguale,
ma tanta gente dai racconti… beve!
Il letterario Nuovo Mattino
è diventato presto Nuovi Cento:
guardare, e scoprire un paretino
cambia l’arrampicata sul momento.
Il chiromante di sant’Agostino,
Sperlonga con il suo mozzarellaro:
prima che concepito, il sesso del bambino
te lo indovina, in modo aperto e chiaro.
Il mondo arrampicante fu sessista:
descriver le salite come assalto,
la vetta o si espugna o si conquista…
ma poi le donne fanno fare il salto.
Metà anni ’80 arrampichi in città:
arrampichi su legno, con le schegge,
grattarsi è un must, chi lo provò lo sa,
ma arrampicata-gioco ancora regge!
Verdon, incubatrice dell’arrampicata:
luoghi allor sconosciuti, da emozione,
avventura e scoperta assicurata…
con gli scoiattoli compagni a colazione.
A Mike Kosterlitz il Nobel gli hanno dato:
Monte dei Cappuccini lo festeggia,
si aspettano un discorso paludato…
ma lui ringrazia…e la montagna aleggia!
Il viaggio aiuta certo la persona,
si dice in gergo che viagiar descanta,
però chi parte mona torna mona:
l’apertura, si sa, deve esser tanta!
Grazie a te, Gianni, e alla tua passione:
a volte anche il silenzio serba i monti;
ma con te si può solo esser relazione,
mare e montagna ci apre gli orizzonti!
Se isola e montagne son parenti,
noi a te ci sentiamo oggi vicini,
al tuo sentire, ai modi convincenti:
e camminiamo su sentieri affini!
Grazie, con simpatia, empatia, affetto
I friends e i nuts della Giovane Montagna sezione di Roma
I friends e i nuts della Giovane Montagna sezione di Roma