L'osservatorio astronomico Torre delle Stelle di Aielli (Paolo Ruscitti)

Sabato 19 febbraio 2022  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Turistica
Sezione di Roma
Responsabile: M. Grassilli B. Conti



Programma



Osservatorio

Questa visita nasce da un incontro con Paolo Ruscitti, direttore dell’osservatorio astronomico Torre delle Stelle di Aielli Celano, nel Parco d’Abruzzo, dove Paolo propone una osservazione sotto le stelle tutti i lunedì notte estivi. Rimasta letteralmente affascinata dai racconti di Paolo, Marta ha desiderato proporre un incontro culturale con la Giovane Montagna.


Appuntamento : alle 14.15 di sabato 19 febbraio all’osservatorio situato ad Aielli Alto, in località Castello (sul navigatore si può inserire direttamente Torre delle Stelle).
Se si ha bisogno di un passaggio farlo presente durante la prenotazione.

Attività: Faremo una osservazione astronomica del Sole, che si effettuerà all’esterno, poi ci sposteremo all’interno per l’osservazione di uno spettacolo nel Planetario e per un laboratorio di fisica e un racconto affascinante da parte di Paolo.
Il tutto nella torre medioevale di Aielli, ristrutturata nel 1998, divenuta dal 2002 sede museale e dell’osservatorio astronomico, detta da allora "Torre delle Stelle".
Sarà possibile organizzare una visita ad Aielli in mattina prima della visita all’osservatorio. Maggiori dettagli saranno forniti per email.

Viaggio: con auto private. Autostrada Roma – L’Aquila

Prenotazioni entro il 15 febbraio a Marta Grassilli (marta.grassilli@gmail.com; 348-399.6136) o Bice Dinale (Bice.Dinale@gmail.com; 333.5452548)



Relazione



Già il nome del luogo incoraggiava: visita alla Torre delle stelle. Il “desiderio” (parola che, come ci ricorda l’etimologia che mi ha sempre affascinato, viene proprio da DE-SIDERA, cioè stelle) di uscire insieme da Roma e, almeno un po’, “riammucchiarci” e persino – almeno all’aperto - senza museruola era forte, evidentemente. Ma poi per i 21 partecipanti (che si muovevano, come le stelle, tra le 21 e 24 persone mentre Marta cercava ripetutamente di contarli) è stato tanto di più di una uscita GM classificata come attività culturale. Una giornata piena di fascino, di suggestioni, di panorami e colori; una finestra spalancata davvero sull’universo di cielo e terra.
Una prima osservazione è che un piccolo paese, arroccato a 1000 mt e senza particolari attrazioni turistiche, negli ultimi 20 anni, grazie all’amministrazione comunale e alla gente del luogo che si è appassionata, si è trasformato in un luogo che merita sicuramente una visita, da cui uscire arricchiti.  Bello scoprire come cittadini ajellesi abbiano creato negli anni associazioni e cooperative, tra cui Borgo universo e Libert’aria, nate dall’aggregazione spontanea, in cui hanno cominciato ad incontrarsi per condividere passioni e curiosità ed organizzare manifestazioni socio-culturali-naturalistiche. Un clima di condivisione ed emozione, di fiera e creativa presentazione di un posto diventato speciale anche per le loro cure, che le persone speciali che abbiamo incontrato ci hanno trasmesso nel corso di una giornata veramente particolare.
Andiamo con ordine.  La prima meta è stata la Torre delle Stelle, antica torre medievale trasformata nel 2002 in un Osservatorio Astronomico: si trova nel punto più elevato del paese vecchio e domina una piazza al centro della quale è stato collocato un orologio solare; i muri degli edifici che danno sulla piazza (così come molti altri in giro per il paese) “parlano” in silenzio, attraverso suggestivi esempi di street art. Uno, decisamente unico almeno per la nostra esperienza, è quello che riporta per intero, scritto con pennello da più di un artista, il romanzo “Fontamara” di Ignazio Silone, nato a Pescina, poco lontano da Ajelli. La vicenda della scrittura ci verrà raccontata con passione da Martina, nel pomeriggio: un’esperienza corale, in cui oltre agli artisti che si sono cimentati nell’opera, ha partecipato l’intero paese, con le persone che si alternavano a turno nella piazza, a portare viveri bevande e caffè a chi era impegnato a scrivere e soprattutto a dettare a turno, parola per parola, il romanzo. Un’occasione per fare vivere la letteratura e l’arte mescolandola con la vita quotidiana; e i personaggi, i “cafoni” di Fontamara riprendevano vita e si univano alla vita e alle vicende degli Ajellesi. L’occasione di ritrovarsi rende l’esperienza artistica un momento di riflessione e di scambio la cui eco resta nelle parole della ragazza che oggi ci “spiega” i murales.
A proposito di passione, ritorniamo alle 11, quando, con l’invito a sederci sul muretto di pietra che corre attorno alla piazza, siamo accolti da un uomo alto, dalla voce calda e possente, con cappotto nero e cappello da Zorro (e fascino non inferiore al personaggio). Gli manca solo il cavallo, ma abbiamo subito imparato a immaginarcelo parcheggiato poco più sotto. E’ Paolo, il direttore dell’Osservatorio. Ci dà il benvenuto con una presentazione dell’orologio solare, ma in realtà con una riflessione sul tempo e i modi nella storia di misurarlo e concepirlo. Non sono solo notizie o informazioni (peraltro fornite con competenza e chiarezza), è un fiume di emozioni e suggestioni in cui immergerci e viaggiare. Lo gnomone dell’orologio solare ( e delle meridiane, che segnano però solo il mezzogiorno) si collega a “gnosco” latino e a γιγνώσκω greco: per dire che la conoscenza quella vera, la scienza,  è stata possibile ( ed è possibile) anche senza la  tecnologia, perché attinge alla capacità dell’essere umano di “connettersi”, con cervello e cuore,  con le radici del proprio essere scavando e ricercando nell’universo – infinitamente grande e infinitamente piccolo – frammenti sempre maggiori di consapevole dialogo con quanto ci contiene e circonda. E di cui siamo parte. Il fisico che è in lui emerge in modo netto e coinvolgente, anche quando ci spostiamo all’interno della torre e ci introduce all’osservazione del sole. Siamo dentro una torre un po’ buia e fa freddo, anche se il posto è decisamente suggestivo: ma lo sentiamo poco il freddo, riempito com’è dal flusso caldo ed emozionante delle parole, che illustrano, dipingono, rendono presente, coinvolgono ed emozionano. Il sole è una stella che “muove” (il fatto che rispetto alla Terra sia fermo è ininfluente…) tutto, la luce non esiste di per sé ma è energia che il nostro essere percepisce così, il viaggio che fa l’energia del sole dal nucleo ai nostri occhi dura 200.00 anni; il sole, oggi composto di elio idrogeno, ha nel tempo prodotto, come “cenere” di combustione, anche tutti gli altri elementi della tavola periodica, compresi tutti quelli di cui siamo fatti noi. E tutti questi elementi, tutti, particella per particella, non si perdono, sono gli stessi dall’inizio nell’universo e dentro l’universo saranno ricompresi un giorno. E poi il calendario cosmico dell’astronomo Carl Sagan, che in un anno comprime, in scala, la cronologia dell’intero universo, di 14 miliardi di anni. E lì il sole nasce verso giugno, e noi nell’ultimo secondo prima della mezzanotte del 31 dicembre. Bravo, si, Sagan ad avere avuto l’idea; ma vi assicuriamo che il calendario raccontato da Paolo Ruscitti vi tiene sulla corda e vi emoziona come un giallo ben fatto di cui solo alla fine si scopre il colpevole.
Poi si sale in cima alla torre, con la vista che spazia sui monti attorno e, con il telescopio adatto, incontriamo, uno a uno, il Sole. Un po’ velato, ma lui: una palla rossa dai contorni filamentosi mobili, che localizzano delle tempeste geomagnetiche continue. Bello e suggestivo, soprattutto dopo l’invito di Paolo a pensare che il sole che colpisce ora le nostre pupille (e il nostro cuore) in quel momento è in viaggio per noi da 200.000 anni!
Dopo il pranzo al sacco, o la pizza conquistata in un localetto poco distante, è la volta del Planetario. Tutti al buio, seduti e mascherati, ad adattarci – come i gatti – a vedere sempre di più e meglio. E Carlo che, anche lui come un fiume continuo e appassionato, ci porta – proiettandole sul soffitto ricurvo che alterna cielo invernale ed estivo - dentro galassie e costellazioni, in cui il mito e la scienza vanno a braccetto, e l’immaginario di ogni tempo ti fa sentire familiare e vicino l’intero universo, con miliardi di galassie e stelle dalle cifre con zeri poco contabili. Orione, le Pleiadi, il Grande Carro, Leda, Andromeda… e noi, fatti della stessa pasta delle stelle. Camminare di notte in luoghi capaci di farti guardare il cielo (e quindi lontani per quel che si può dall’inquinamento luminoso) è rassicurante perché, da sempre, è anche un modo di “specchiarci” in quel tutto che ci contiene davvero. Fisicamente.
Alle 16 incontriamo Martina e ci perdiamo e ritroviamo nei colori e le forme della Steet Art. Muri che ritrovano vita con artisti che si sbizzarriscono a interpretare il rapporto tra arte e scienza, colori e forme di un universo non sempre immediatamente leggibile ma sicuramente suggestivo e a tratti inquietante. Come l’enorme figura che si toglie la maglia da carcerato su una sedia ai cui piedi sono raffigurati una testa sanguinante di capra e un teschio, il tutto sui colori del nero e del rosso sangue: gli Ajellesi che all’inizio la evitavano, hanno imparato a farsela amica, anche collegandola, non si sa bene come, al titolo “Blue Pale”, immagine astronomica del nostro pianeta scattata dalla sonda spaziale Voyager 30 anni fa. E poi l’edificio dipinto dall’artista Millo su tutte le 4 facciate, con la città moderna e il suo traffico, invasa da elementi di foresta e le grandi e sproporzionate figure di bambino, che strappano su una facciata e forse ricuciono sull’altra i lembi di uno strappo…
E poi la Divina Commedia per intero e la Costituzione Italiana. Leggere e scrivere per abitare i luoghi resi nuovi da quelle letture e da quelle scritture, condivise e vissute.
Emozioni nuove e belle, che ci aiutano effettivamente a fare parlare colori e muri attraverso il tono e il suono appassionato di Martina, che suggerisce più che spiegare, ma soprattutto aiuta a spalancare cuore e mente.
In conclusione, non ci siamo quasi accorti che la giornata non fosse splendida e che il cielo fosse velato: ormai, cielo e terra li avevamo dentro, molto più dentro degli occhi.
Grazie alle Ddg insuperabili e perfette, Marta e Bice. E grazie agli Ajellesi DOC (Paolo, Carlo e Martina, ma non solo), per opera dei quali – come dice Marta – Ajelli non è più solo un’uscita dell’Autostrada. Ma un universo guardato studiato, raffigurato, amico.

 
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