Etruschi e le colline metallifere

Lunedì 5 settembre 2022
Sabato 10 settembre 2022  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Turistica
Sezione di Cuneo
Responsabile: Zenzocchi



Programma




La Maremma toscana che andremo a visitare, è una terra dai vivi colori dove cultura, natura, storia e arte si fondono in un grande affresco. Un territorio dove gli Etruschi estraevano preziosi minerali, dal ferro, rame, all’argento e altri nelle Colline Metallifere.

LUNEDI’ 5 – Ritrovo e partenza ore 6,30 da pz. Costituzione (Cuneo) – In tarda mattinata arrivo a Populonia (Piombino). Sosta per il pranzo al sacco. Nel pomeriggio trasferimento nella vicina area archeologica per la visita alla necropoli di San Cerbone e le Grotte. Al termine proseguiamo per Massa Marittima dove saremo ospiti, per tutto il periodo, della Casa per Ferie “Mater Ecclesiae”. Sistemazione per le camere e cena. 

MARTEDI’ 6 – Dopo colazione, accompagnati dalla guida si visita la città di Massa Marittima. Al termine trasferimento a Valpiana (frazione di Massa Marittima) per il pranzo alla trattoria “Il Giardino dei Medici”. Nel primo pomeriggio trasferimento in pullman a Gavorrano, nelle colline metallifere, per la visita guidata del Parco Minerario Naturalistico (fa parte della rete geoparchi UNESCO). Ritorniamo a Massa Marittima per la cena e pernottamento.

MERCOLEDI’ 7 – In  pullman andiamo al Puntone di Scarlino per un’escursione sul litorale nella Riserva Naturale delle Bandite. (Dislivello irrilevante – tempo h 3/3,30 senza le soste). Lungo il percorso possibilità di un bagno e sosta per il pranzo al sacco. Nel pomeriggio in pullman andiamo a Vetulonia per la visita all’Area Archeologica, al termine della visita ritorniamo a Massa Marittima. Prima di cena incontro con l’organizzazione del “Balestro del Girifalco”. Cena e pernottamento.

GIOVEDI’ 8 – Dopo colazione, in pullman, raggiungiamo Roselle, antica città etrusco-romana, per una visita guidata dell’area archeologica. Al termine sosta pranzo a Bagno Roselle presso l’Agriturismo “Corte degli Ulivi”. Nel pomeriggio ci trasferiamo alle Cascatelle del Mulino (Saturnia) per un bagno nelle acque termali (37°). Rientriamo per la cena e pernottamento.

VENERDI’ 9 - Dopo colazione, andiamo ad Alberese (Grosseto), nel Parco dell’Uccellina, dove saliremo all’Abbazia di San Rabano (417 m – tempo h 4/4,30 a.r. senza le soste). Nel parco è possibile incontrare cinghiali, daini, caprioli, faine, e altri animaletti. Il ritorno si fa per altro percorso con sosta per pranzo al sacco e bagno nella spiaggia di Collelunga. Successivamente si prosegue per Marina di Alberese dove ci attende il nostro pullman per riportarci a Massa Marittima. Cena e pernottamento.

SABATO 10 – Si rientra a Cuneo. Lasciate le camere e caricato il bagaglio sul pullman, raggiungiamo Monterotondo Marittimo per fare un’escursione nel Parco Naturalistico Geotermico delle Biancane, un paesaggio brullo e selvaggio attraverso grandi boschi di castagni, sughere, fumarole e putizze. L’escursione della durata di 2,30/3 h circa, terminerà a Sasso Pisano dove ci attende il pullman per portarci a Valpiana per il pranzo presso la trattoria “Il Giardino dei Medici”. Al termine del pranzo si prende la via di ritorno a Cuneo dove si arriverà in serata.

Logistica e trattamento – La struttura, “Mater Ecclesiae”, dove saremo ospiti per tutti i giorni di permanenza, è un ex convento restaurato del XIII secolo a cinque minuti a piedi dal centro storico della città. Offre camere in stile classico, arredate con semplicità, dotate di bagno privato e set di cortesia in un ambiente molto tranquillo e silenzioso. Il trattamento è di mezza pensione (colazione, cena bevande comprese e pernottamento), pranzi al sacco per le escursioni.

Equipaggiamento – Siamo in un ambiente di mare (non dimenticate il costume), per le escursioni portare scarponcini da trekking e per chi è abituato i bastoncini.

Costo totale – E’ di 620 € che comprende il viaggio in pullman, la mezza pensione più i due pranzi al sacco, tre pranzi (bevande e caffè compresi) in ristorante, guide, l’ingresso nelle visite dei Parchi e l’assicurazione integrativa per infortuni extra escursioni.
Pertanto i soci che hanno effettuato la pre-iscrizione devono confermare l’adesione versando un acconto di 200 € entro il 31 maggio p.v. esclusivamente mediante bonifico bancario della Giovane Montagna
codice IBAN IT49K0306910217100000001542 della BancaIntesa Sanpaolo
Casuale: acconto Etruschi o saldo Etruschi
Il versamento del saldo, 420 € dovrà essere effettuato entro il 10 agosto p.v. con la stessa modalità.    
Prego dare conferma dei versamenti, al coordinatore, con messaggio WhatsApp

Per informazioni potete comunicare con il coordinatore Cesare Zenzocchi telefono 3427440616
 



Relazione



Domenica 11 settembre - Fa fresco in queste ore di primo mattino a Mondovì. Il sonno, ieri sera, tardava a venire dopo le ore del viaggio e l’incursione dei ricordi che arrivano come flash a colorare il dormiveglia che anticipa i sogni. Siamo tornati, noi 46 della Giovane Montagna, con un viaggio tranquillo senza code d’autostrada e senza inconvenienti, ben trasportati dalla guida sicura di Marcello. A Marcello sono stati affidati il pullman e la nostra voglia di scoprire scorci di mondo di cui non sapevamo, e lui è una garanzia.
Lunedì 5 settembre - Siamo arrivati a Populonia in tempo per un pranzo al sacco e una visita alla necropoli etrusca di San Cerbone. Nella parte bassa del Parco Archeologico di Baratti e Populonia si trova la necropoli che vogliamo visitare, caratterizzata da diverse tipologie di tombe etrusche. Ci inoltriamo lungo il ‘percorso delle Cave’ per i sentieri che solcano un sottobosco ricco dei profumi e dei colori della vegetazione mediterranea. Le tombe etrusche a cassone e si aprono sui declivi e lasciano intuire passaggi verso il cuore della collina. Il numero delle sepolture che incontriamo ci dice di una civiltà antica e fiorente. Populonia è stata infatti un antico insediamento etrusco, l’unico sorto lungo la costa. Era una delle dodici città stato che facevano parte dell’Etruria ed erano unite dal governo del Lucumone, un sacerdote-re. Le sepolture variano per tipologia forma e dimensione a seconda dell’epoca a cui risalgono. Saliamo verso la sommità della collina e incontriamo la Necropoli delle Grotte utilizzata tra il IV e III secolo a.C. Numerose finestre sembrano aprirsi sulla parete di pietra panchina. La parete si staglia imponente con il suo colore rossastro e narra di uomini e donne inumati o cremati. Tombe più piccole di bambini e tombe in cui hanno riposato i resti di adulti certamente importanti. La tomba di una sacerdotessa ci dice come le donne etrusche godessero di considerazione, potere e libertà. Scendiamo verso il piano accompagnati dall’odore dei funghi e del sottobosco: l’acqua dei giorni passati ha intriso la terra scavando rivoli lungo il sentiero. In basso il prato è assolato e l’aria è calda, la guida ci accompagna con un balzo anche temporale, verso il mondo degli etruschi del VII e VI secolo a.C. Entriamo nella prima tomba a tumolo, è una sepoltura familiare appartenente all’aristocrazia dei principi guerrieri. È molto grande con oltre 20 metri di diametro. La costruzione affascina per la sua precisione e per la perizia con cui è stata edificata: ha una sorta di gronda per lo scolo dell’acqua e un basamento in arenaria. Entriamo lungo un percorso che conduce alla camera funeraria vera e propria e lo sguardo scivola sulle pareti e sul soffitto a cupola che ci sovrasta. Altre tombe a tumolo e poi sepolture a sarcofago e infine una tomba a edicola molto simile ad un tempietto che probabilmente ha accolto le spoglie dei componenti di una famiglia aristocratica del IV secolo a.C. La buona conservazione della necropoli è certamente riconducibile a tutte le scorie minerarie, ferro ed ematite derivanti dalla lavorazione del minerale proveniente dalle miniere dell’isola d’Elba. Tale lavorazione era grandemente sviluppata e in epoca etrusca aveva originato un intenso scambio commerciale con altre genti e paesi delle isole e delle terre vicine. Le scorie di ematite non del tutto sfruttate sarebbero poi state utilizzate in tempi recenti per ricavarne quel ferro che gli etruschi non erano riusciti ad estrarre a causa dei limiti dei forni nella produzione di calore. Massa Marittima ci aspetta per la cena e per il necessario riposo. Domani sarà una giornata intensa di cammino e di scoperta.
Martedì 6 settembre, mattino - Oggi è il giorno di Massa Marittima che marittima non è. Dal mare la separano ben 20 km. Questa città è inizialmente “Massa delle Maremme Senesi”, “Marittima” lo sarà poi per volere del governo lorenese che nel 1700 impose molti toponimi maremmani ai suoi possedimenti. Massa Massetana, ricca di miniere sfruttate fin dalla Preistoria, tanto da indurre gli storici a pensare che sul suo territorio sorgesse l’etrusca Vetulonia, ha una storia millenaria legata alle Colline Metallifere. Ora ci appare come una città medioevale, sede vescovile a partire dal XI secolo. La fortuna della città, legata prevalentemente ai numerosi giacimenti minerari da cui venivano estratti rame, argento, piombo e allume, raggiunge il suo apice agli inizi del ‘300, è in questo periodo che la Repubblica Massetana battè moneta propria ed elaborò il primo Codice minerario della storia. La guida spiega e man mano che percorriamo le vie: discese e salite, percorsi lungo le mura della Fortezza e della Torre del Candeliere, la storia sembra prendere vita ed i balestrieri affacciarsi alle feritoie. Soldati, armati e fieri, sono pronti a difendere la loro città. Dame e cavalieri percorrono le strade che arrivano al Terziere della Città Vecchia e alla Cattedrale di San Cerbone. La piazza è bianca di luce che si riflette sulle pareti del Palazzo del Podestà e sembra salire lungo la ripida scalinata che porta all’ingresso della Chiesa. Siamo in un salotto di travertino in cui i palazzi si fronteggiano in una sfida di bellezza. La Cattedrale di San Cerbone, costruita dall’anno 1000 fino al 1300, si erge quasi candida su piazza Garibaldi. L’interno rimanda alla vita del Santo a cui è dedicata.  Cerbone, vescovo di Populonia, avrà fra le molte vicissitudini quella di confrontarsi con due orsi improvvisamente mansueti, ma non solo: potrà donare al Papa uno stormo di oche ed essere accompagnato nella Messa mattutina dal coro degli Angeli. Le vicende della vita del Santo sono raccontate nelle sculture e nei dipinti a partire dal Battistero fino al Sarcofago che ne contiene il corpo. Nella parte più alta della città ammiriamo la Torre del Candeliere, l’Arco e la Fortezza Senese. Nel 1335 Massa Marittima fu sottomessa a Siena che tentava di impossessarsi delle sue miniere. La peste avrebbe successivamente indebolito la sua economia dando origine ad un periodo di decadenza economica e demografica accentuata dalla insalubrità del luogo. Ci lasciamo catturare dalle narrazioni della guida, qualcosa si fissa in modo indelebile nelle nostre menti. Molto, forse, verrà dimenticato. Resterà il piacere della scoperta di un luogo che trasuda una storia millenaria. Ci aggiriamo fra i tavolini dei bar, ben disposti sui confini della piazza. I Massetani, con la loro parlata, ci accompagnano nel nostro girovagare da turisti attenti e curiosi e un po’ ridanciani: la Fonte dell’Abbondanza con l’Albero della Fecondità induce discorsi seri e maliziosi insieme. Il pranzo al ristorante è stato degno della tradizione toscana: abbiamo mangiato a Valpiana, bene e a volontà.
Martedì 6 settembre, pomeriggio - Il Parco Minerario Naturalistico fa parte della Rete dell’Unesco ed è un museo/parco che vuole  testimoniare l’attività mineraria  estrattiva della pirite, iniziata agli inizi del 1900 e  continuata fino al 30 giugno 1981. Arriviamo a Gavorrano dopo un percorso che ci consente di vedere i tralicci della miniera Roma. Immaginiamo i pozzi che possono scendere oltre i 700 m. La guida ci conduce lungo una delle gallerie della miniera in cui è ricostruita l’ambientazione dell’attività estrattiva. Ecco possiamo immaginare i ragazzi che battono sulle rocce con i loro martelli a percussione, pesanti da sfinire le braccia, possiamo vederli avvolti dalla polvere e dal calore insopportabile della miniera. Eccoli a riempire i carrelli in un lavoro sfibrante che dura ore e ore, pagati a cottimo ed immersi nel chiarore delle lampade. Attenti al rumore e al tremito delle rocce prima e dopo lo scoppio della dinamite con il rischio di crollo che li accompagna ogni volta che un candelotto deve scoppiare. Eccoli che sono entrati con una medaglietta che ne indica la presenza a coloro che stanno all’ingresso e si accertano del loro ritorno in superficie alla fine del turno. Sono ragazzi o giovani uomini che arrivano dalle zone più povere della nostra Penisola in cerca di un salario sicuro a prezzo della salute e di una fatica infinita in una situazione di rischio perenne. La pirite andrà ad alimentare lo stabilimento Montecatini del Casone di Scarlino per la produzione di acido solforico. L’attività estrattiva durerà fino al momento in cui si rivelerà antieconomica e verrà soppiantata dall’utilizzo delle scorie del petrolio.
Il nostro cammino prosegue attraverso un percorso che ci porta ad una cava di calcare ormai dismessa in cui è stato realizzato il ‘Teatro delle Rocce’ adoperato per spettacoli e concerti.
Mercoledì 7 settembre, mattino - Alle spalle del litorale toscano con le sue spiagge più famose c’è una campagna che sembra un quadro e tra le colline che degradano verso la Maremma appare all’improvviso una grande macchia di azzurro, una gemma turchese incastonata fra il giallo e il verde dei campi. E’ così che ci appare il lago dell’Accesa: è un incantevole e piccolissimo lago di appena 14 ettari con una profondità che arriva a toccare i 50 metri. Difficile resistere alla tentazione di un bagno intero o almeno di un mezzo bagno.  Dal mistero alla leggenda il passo è breve: si tratta di una vecchia storia che, caso raro, ha una data precisa: 26 luglio 1218, era il giorno di Sant’Anna, protettrice dei mietitori e quindi giorno di rispettoso riposo per i contadini. Quel giorno di Sant’Anna era speciale, il raccolto prometteva bene e qualcuno decise di continuare a mietere senza rispettare la prescrizione del riposo. Ma ecco, ad un tratto, un boato e un immane gorgo d’acqua: i carri sprofondano nel terreno con i loro buoi e con tutte le messi e i mietitori. Un’immensa quantità d’acqua sgorgò dal suolo a ricoprire i malcapitati sepolti per sempre in quel lago senza fondo. Ma la leggenda non si discosta molto dalle ipotesi e dalle scoperte dei geologi che ci dicono che inizialmente c’era uno stagno poco profondo le cui acque provenivano dal sottosuolo, i sedimenti e le rocce posavano su una caverna posta a maggiore profondità che si era riempita d’acqua. Probabilmente ci fu un crollo e il lago sprofondò e si formò in un’enorme dolina. Questa la spiegazione scientifica, ma ciò non toglie che il giorno di Sant’Anna ad ascoltare con attenzione si odano ancora i muggiti dei buoi e lo stridore delle ruote dei carri. Noi ci limitiamo ad un bagno ed a una camminata lungo il perimetro dell’acqua, ben decisi a non contravvenire a nessuna regola: ci riposiamo, mangiamo, esploriamo riempiendoci gli occhi e la mente di bellezza. Completiamo la mattinata con la visita ad un insediamento etrusco del VII° secolo: le fondamenta di ricche dimore disegnano il terreno fra le querce e i lecci. Possiamo immaginare donne al telaio o chinate sul focolare in case costruite con perizia con stanze e portici. Ecco i nobili Etruschi dotati di spirito imprenditoriale, proprietari delle miniere delle Colline:  uomini importanti e facoltosi  E poi pensiamo a coloro che passavano la vita ad estrarre metalli  o agli addetti ai forni: quelli stavano  in capanne di cui non rimane traccia. Torniamo verso il pullman, ci muoviamo tra le eriche giganti (radici di scopa) e il pensiero degli Etruschi lascia il posto a quello di splendide pipe di radica. 
Mercoledì 7 settembre, pomeriggio - Vetulonia, il nostro pomeriggio inizia in questo che ora ci appare come un piccolo paese racchiuso sulla sua via principale e circondato da mura ciclopiche. Accoccolato sulla sommità di un colle ci accoglie con il silenzio del primo pomeriggio. E’ settembre e il flusso dei turisti si è ridotto. Cerchiamo un bar per un gelato. Siamo impigriti dal sole e dal caldo. Vetulonia ci ricorda, con il suo museo, i fasti della civiltà Etrusca, quando questo piccolo paese era una città importante e ben organizzata la cui storia si è sviluppata ulteriormente in età medioevale. Entriamo nel Museo suddivisi in due gruppi, ammiriamo un gran numero di reperti e, per finire, due splendide sale che ospitano una mostra evento “A Tempo di Danza. In Armonia, Grazia e Bellezza, dalle meraviglie del Museo archeologico di Napoli alle opere di Antonio Canova”. Si resta quasi senza fiato difronte alla bellezza di quelle due statue che arrivano, rispettivamente, da un passato tanto remoto e da un tempo non troppo lontano e carico di fascino. Questa giornata è colma di sorprese che si prolungano nelle ore della sera. Aspettiamo seduti sui gradini della Cattedrale di San Cerbone. Il rullio dei tamburi annuncia l’arrivo degli sbandieratori che ci regalano uno spettacolo fuori programma. Le bandiere si sollevano e volteggiano verso il cielo rosso del tramonto. Massa Marittima rivive e ci regala, per un momento, i fasti della sua storia medioevale. E sembra di sfiorare un mondo che si perde nel tempo.
Giovedì 8 settembre, mattino -  Ci sveglia il rombo dei tuoni e il battere furioso della pioggia. C’è vento e l’acqua è entrata dalla finestra formando una pozzanghera sul pavimento del corridoio. Il maltempo è destinato a durare poco: gli bastano i tempi del risveglio e della colazione, ma la violenza della pioggia rende necessario un cambio di programma. Impossibili le visite a Roselle e a Saturnia invase dall’acqua. Andiamo a Grosseto. E’ una città esclusa dai percorsi turistici più tradizionali, forse è per questo che si rivela sorprendente. Enormi e maestose le mura di Cosimo I° De Medici con il Cassero Senese. Interessante l’installazione di tre enormi formiche di Rodolfo Lacquaniti realizzate nell’ambito degli eventi della Biennale dello Scarto, simbolo di resilienza e realizzate con i gommoni dei migranti del Mediterraneo. L’interno delle Mura ha dato rifugio agli sfollati della 2° Guerra mondiale, ha ospitato negozi e ha vissuto momenti di degrado, adesso la struttura è meta di visite ed è sede di incontri e mostre. Un locale, brillante di luci e lampadari, è dedicato ai matrimoni civili. Grosseto è anche la città della malaria, l’ultimo caso è del 1956. La bonifica era iniziata con Leopoldo Lorena negli anni ‘20 del 1800 ed era finita nel secondo dopoguerra con il DDT degli Americani. Nel periodo fra le due guerre erano stati i Veneti a ripulire la valle dell’Ombrone dalla palude perché erano immuni o quasi dalla puntura della zanzara anofele. Andiamo nel centro della città: il Cassero del sale, la Chiesa di San Francesco con il crocifisso di Duccio di Buoninsegna, la Cattedrale di San Lorenzo, visitiamo tutto accompagnati dalle parole di una guida appassionata della sua città. Il monumento a Canapone (Leopoldo 2° Lorena) racchiude in sé tutto il dramma della malaria e tutta la speranza per un futuro libero dall’angoscia della malattia. Il Cassero del sale ha protetto i sacchi dalle scorrerie e dai furti visto che il sale  era prezioso e abbondante tanto che le mamme minacciavano i bimbi di castigarli dando loro ‘tanti sculaccioni quanto era il sale di Grosseto’. Il pranzo nell’agriturismo è buonissimo, i piatti sono quelli della campagna toscana e il posto è suggestivo. Mangiamo e partiamo per Castiglione della Pescaia.
Giovedì 8 settembre, pomeriggio - Il pullman si muove verso Castiglione della Pescaia, innumerevoli filari di viti cariche di uva e distese di ulivi accompagnano il viaggio. I prati e i campi conservano le tracce del temporale notturno, la terra è piena zeppa d’acqua. Il cielo è grigio di nubi che si riflettono sul mare. Minaccia ancora pioggia. Facciamo una passeggiata lungo il porto. Dall’alto il Castello domina il borgo. Camminiamo lungo la via che ospita i negozi, i bar, le gelaterie con i colori invitanti delle creme e dei gusti alla frutta. Qualcuno sale fin sotto le mura del Castello/Fortezza, si inerpica lungo le stradine tortuose che arrivano in alto da dove lo sguardo può accarezzare il mare fino all’orizzonte. Una chiesetta impegna tre donne nella pulizia dei pavimenti, un cane che dorme ai piedi dell’altare si sveglia di colpo e guarda annoiato i turisti che si affacciano sul portone. Si va via a cercare il pullman per tornare a Massa Marittima e prepararsi per la cena. Come ogni sera ai tavoli si susseguono i commenti e le considerazioni sulla giornata. Il cibo è buono e mette di buon umore. Merito di Cesare a cui vogliamo fare un applauso grande. Lui, originario di questi posti, ci ha regalato il racconto di un pezzo della sua storia e ci ha narrato dell’amore profondo che nutre per la sua terra dandoci l’opportunità di conoscerla da vicino. Massa è estremamente suggestiva avvolta dal calore delle luci della notte. Piazza Garibaldi è piena di gente che cammina e si attarda ai tavolini dei bar. La musica di un musicista di strada propone brani che risuonano nei ricordi della nostra giovinezza. La malinconia è vietata, ma ugualmente si insinua fra i pensieri. Domani è venerdì, ultimo giorno. Sabato si tornerà a Cuneo.
Venerdì 9 settembre, mattino - Il maltempo di ieri si è lasciato appresso un’aria frizzantina, pulita. Partiamo con il nostro solito pullman, Marcello si appresta ad accompagnarci al Parco Naturale della Maremma. Ancora un percorso circondati dagli ulivi e dalle vigne fino all’ingresso del Parco che si estende per 30 Km di lunghezza, da Principina Mare a Talamone, e per 7 km di larghezza fino ai piedi delle colline Metallifere. Questo è stato il primo parco della Toscana, nel suo territorio ricadono gli ultimi terreni paludosi nei pressi della foce dell’Ombrone, ricchi di vita e ancora selvaggi. Alcuni territori, che sono classificati come “Zone di protezione speciale”, sono ulteriormente protetti e inaccessibili ai visitatori. Siamo un poco in ritardo sulla nostra tabella di marcia, ci avviamo suddivisi in due gruppi accompagnati da due guide. Camminiamo in un territorio, caratterizzato da una vegetazione mediterranea e palustre insieme, che dà ospitalità a molti animali che non vediamo, ma che forse ci stanno osservando. La guida ci racconta che nel parco vivono varie specie di uccelli e mammiferi piccoli e grandi: il gatto selvatico, la volpe, il lupo, daini e cinghiali ….. ne scopriamo le impronte sul terreno bagnato. Solamente le vacche maremmane, che pascolano fra le erbe rese verdi dalle ultime piogge, ci guardano con la dovuta indifferenza. La guida ci racconta che si tratta di animali allo stato semi brado, sorvegliate dai butteri e protette dal lupo nel momento del parto, se si tratta di primipare. Camminiamo nei pressi della spiaggia, il percorso corre per un tratto su di una sorta di terrapieno che ci consente di osservare la spiaggia e il mare, da un lato, e la palude dall’altro. Qualcuno di noi accorcia il cammino e trova il tempo per un bagno su di un litorale quasi deserto e selvaggio.
Venerdì 9 settembre, pomeriggio - La meraviglia di Roselle induce al silenzio. La guida racconta e costruisce scenari etruschi e romani che si alternano mentre camminiamo lungo il cardo e il decumano immaginando piedi nudi di bambini e sandali di nobili romani. Entriamo in dimore dai pavimenti a mosaico, cerchiamo porticati e stanze termali, fantastichiamo del lago Prile che si estende sulla piana e immaginiamo le imbarcazioni che ne solcano le acque. Roselle ricca e opulenta, forse la più importante fra le 12 città stato, si disegna fra gli scavi, ben protetta dalle sue mura imponenti. Subisce il declino e la conquista da parte di Roma e poi il riscatto durante il primo secolo imperiale: entriamo in ricche dimore patrizie, immaginiamo il calore delle terme e i giochi nell’anfiteatro, partecipiamo alle discussioni e alle trattative nel Foro, rendiamo onore agli dei nei templi. Seguiamo giovani donne che si avviano lungo le strade e si fermano a conversare fra i giardini….. Roselle è del tutto scomparsa in epoca medioevale, condizionata da un declino inarrestabile dovuto tra l’altro, all’imperversare della malaria. Gli scavi, iniziati negli anni ‘50, ne hanno restituito le tracce e le rovine permettendoci di conoscere e di immaginare un pezzo della nostra storia. Torniamo a Massa Marittima, domani si va a casa. Dopo cena si è stanchi, ma quasi nessuno rinuncia ad una passeggiata in Piazza Garibaldi: dobbiamo salutare questa città che certo ha un’anima.
Sabato 10 settembre - E' stato l’ultimo giorno di visite e viaggio. Ci siamo svegliati presto per il ‘rito delle valigie’ e poi siamo andati, accompagnati dalla malinconia e dalla smania del ritorno. Il vapore si alza leggero come un velo sulle Biancane di Monterotondo Marittimo, camminiamo tra il biancore delle rocce e dei sassi striati del giallo dello zolfo e del rosso dell’argilla. Piccoli rivoli di sabbia  e pietroline  sottili  sembrano  vino versato fra il candore delle rocce  sbiancate dall’emissione di vapore ad alta pressione contenente idrogeno solforato. La guida ci elenca innumerevoli composti chimici del vapore che si alza a una temperatura di circa 100° dalle fenditure della terra, spiega con perizia il come e il perché dell’estrazione dell’acido borico, mentre i “fumacchi” si sollevano e si dissolvono in un istante. Torniamo, da turisti, a sentirci montanari mentre ci inoltriamo lungo il percorso che costeggia l’area delle manifestazioni geotermiche. Le emanazioni di vapore ricche di acido solfidrico danno all’aria un odore che fa pensare a quello delle uova andate a male. Le guide raccontano di uomini, visionari, che hanno sfruttato la zona per la produzione di acido borico (Umberto Francesco Hoefer 1777) e che successivamente hanno intuito le potenzialità del vapore per la produzione di energia elettrica. (Francesco de Larderel, Piero Ginori Conti e altri dalla metà del’800 in poi). Erica, brughi fioriti e querce da sughero ci dicono di un microclima particolare, inaspettato ai 700 metri di quota di questi luoghi. D’altra parte le suole degli scarponi sembrano emanare un odore caratteristico di gomma calda. Camminiamo. La visita al Geo Museo delle Biancane ci proietta al centro della Terra. Si torna in superficie e, quando si esce, osserviamo con occhi diversi la struttura di cemento armato, simile a quella di un’enorme centrale nucleare, ma del tutto innocente, che si alza verso il cielo. L’energia geotermica, con il suo reticolo di tubi simili ad arterie d’acciaio, è una produzione ecologica e pulita. Salutiamo la le Colline Metallifere, Massa Marittima e soprattutto gli Etruschi con un pranzo che ci farà rimpiangere e ricordare a lungo la Toscana.
E’ stato un viaggio in località ricche di poesia e di fascino, ai margini delle mete turistiche più conosciute e forse proprio per questo degne di maggiore curiosità e attenzione.
Oggi a Mondovì mentre scrivo, ringrazio, a nome di tutti, Cesare per la sua tranquilla e impeccabile capacità organizzativa, ma soprattutto per averci permesso di condividere con lui lo sguardo sulla città e sui luoghi della sua giovinezza. 
(Franca Acquarone)

 
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