Escursione - Prealpi Feltrine - La strada di Schèner
Domenica 9 maggio 2021 (evento passato)
Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Vicenza
Responsabile: Beppe Stella
Programma
DOMENICA 9 MAGGIO PREALPI FELTRINE - LA VIA DI SCHENER ESCURSIONE
Itinerario: Zorzoi 640m - Via di Schener - Loc. Val Rosna 480m - Pugnai 665m - Bellotti 662m - SR50 490m - Zorzoi 640m
La via di Schenèr, antico collegamento tra Feltre e il Primiero, è un tuffo nel passato e nella storia. Offre scorci paesaggistici di indubbio fascino in un ambiente ancora selvaggio, che fanno da cornice a vicende storiche che partono all’incirca dal XII secolo per arrivare al 1882, anno in cui fu inaugurata una più comoda strada decretando così la morte dell’antico percorso. Si tratta di un’escursione abbastanza semplice su ampio sentiero, spesso nel bosco, che, a tratti, si restringe a strapiombo sul sottostante torrente Cismon. Si parte dal piccolo abitato di Zorzoi (640 m.) sull’altopiano di Sovramonte. Dopo un tratto in falsopiano il percorso è tutto in discesa, fino ad arrivare al torrente Cismon (480 m.) che si oltrepassa su di una passerella pedonale con la quale ci si porta sulla sponda opposta del corso d’acqua. Si raggiungono quindi, salendo su mulattiera in circa 30 minuti, i vecchi insediamenti abbandonati di Pugnai (665 m.). Si raggiungono con ulteriori 30 minuti in falsopiano Case Marsanghi e contrada Bellotti (662 m.). Si rientra scendendo da Case Marsanghi fino a giungere la strada SR50 da dove si risale a Zorzoi lungo la via di Schenèr percorsa all’andata.
DISLIVELLO: 700 m circa TEMPI: ore 5.30/6.00
ORARIO PARTENZA: ore 7,30 da quartiere Laghetto Vicenza.
CAPOGITA: Beppe Stella, cell. 336 641424
Relazione
DOMENICA 9 MAGGIO - LA VIA DI SCHENÈR
La presentazione del percorso e il racconto dell’affascinante storia della Via di Schenèr pubblicati nel numero scorso del notiziario, evidentemente, non hanno mancato di incuriosire i ventuno iscritti alla gita: un numero soddisfacente anche perché la forzata sosta, dovuta alle ben note cause, poteva far riflettere sulle proprie capacità di tornare a camminare sui monti e limitarne la partecipazione. L’escursione si è svolta regolarmente con andatura sempre moderata su e giù per le pendenze sovrastanti il torrente Cismon collezionando alla fine 7/800 metri di dislivello e circa 6/7 ore di cammino che non hanno mancato di pesare sulle gambe arrugginite di qualcuno. L’ambiente fuori dal comune, le vicende storiche della zona, non solo relative alla Via di Schenèr, e la compagnia hanno reso piacevole questa uscita di GMVicenza. Partendo da Zorzoi, bel paesino dell’Altopiano Sovramontino, abbiamo percorso in discesa la Via di Schenèr (il nome evoca il trasporto sulla schiena di merci e legname, da parte di uomini e asini). Passando prima per località Bettola, antica stazione di dogana, abbiamo raggiunto in breve lo sperone sul quale sono ancora visibili i pochi resti del maniero veneziano, che segnava il confine con l’area che, dall’inizio del 1400, era sotto il controllo tirolese. A vantaggio dei delusi dai pochi resti visibili oggi, pubblichiamo una vecchia foto del castello che meglio rende omaggio alle antiche vestigia. La vecchia via ci ha accompagnato, scendendo di quota, fino ad arrivare al torrente Cismon che abbiamo oltrepassato, in ambiente suggestivo, grazie a una passerella pedonale. Dopo erta salita, non molto lunga, abbiamo raggiunto i vecchi insediamenti abbandonati di Pugnai e, con un lungo traverso in direzione nord, Case Marsanghi e infine la splendida contrada Bellotti. La visita di questi siti, abitati fino agli anni ’60 del secolo scorso, è stata forse la parte più bella di tutta l’escursione. Abbiamo rivissuto, nelle parole di alcune persone che frequentano ancora quei luoghi abbandonati, l’atmosfera che si viveva nei tempi passati; luoghi, adesso decadenti e disabitati, che ospitavano alcune decine di famiglie con parecchi bambini. Nelle contrade Pugnai e Bellotti, servite solo da sentieri e qualche teleferica, esistevano funzionati chiesa e scuola.
“La frazione di Pugnai si trova a 700 metri di quota, sulle pendici orientali del Monte Coppolo e dista 2,5 chilometri dalla frazione Bellotti, lungo il sentiero che da Lamon, comune di cui entrambe fanno parte, va a Canal San Bovo. Veniva raggiunta a piedi traversando il torrente Cismon, che separa il Vanoi dalle Vette Feltrine. Le poche case dei Pugnai, ma la stessa cosa si può dire per frazione Bellotti, erano un piccolo nucleo abitato tutto l’anno. Abbarbicato alla ripida costa sopravviveva grazie alla sua stringata economia di sussistenza, basata su povere coltivazioni di piccoli terrazzamenti strappati al monte dal lavoro di generazioni. Economia agricola di sussistenza, lavori agricoli fatti interamente a mano con il concorso attivo delle donne di casa. Il collegamento col mondo esterno era assicurato dalla teleferica, proprio come accade nei masi sudtirolesi. Era fatto da poche case, ma era completo di tutto, dalla cappella religiosa al lavatoio pubblico, secondo un modello insediativo assolutamente “latino” basato sulla piccola proprietà contadina, che col passare delle generazioni veniva via via frammentata fra gli eredi. In tal modo le famiglie erano sempre in bilico fra ristrettezze, povertà, fame ed emigrazione. Piccole comunità per le quali ad ogni generazione la situazione peggiorava: il diritto romano suddivideva infatti l’eredità fra tutti i figli, e quando non ce n’era abbastanza per tutti, si emigrava. Insomma: una cosa giusta in linea di principio (i figli son tutti uguali) che si traduceva nella disperazione per tutti. Nel tardo Ottocento le zone dove vigeva il diritto romano la fame dissolse i piccoli insediamenti dei contadini di montagna, che emigrarono in massa per fuggire dalla fame. La botta definitiva venne con l’abbandono della montagna degli anni del “boom” economico seguito alla fine della seconda guerra mondiale. Oggi il piccolo nucleo abitato viene frequentato saltuariamente durante la bella stagione.”
Siamo scesi da Bellotti per ripido sentiero fino a raggiungere la Strada Regionale 50. Invece di rientrare per strada sperimentata e conosciuta e riprendere all’incontrario la Via di Schenèr, da “vero oco” il capogita, fidandosi delle indicazioni “certe” dell’ultimo abitante di contrada Bellotti, prendeva una “cantonata” tentando una deviazione rivelatasi impraticabile per caduta di alberi. Recuperata la strada maestra, rientravano in parte i malumori serpeggianti nella truppa e sparivano del tutto al raggiungimento delle auto. Foto di gruppo in piazza a Zorzoi con regolamentare mascherina indossata. Grazie a tutti.