Anello Ferrere da Villaggio Primavera

Domenica 30 luglio 2023  (evento passato)

Tipo attività: Escursione Semplice
Sezione di Cuneo
Responsabile: Ghibaudo/Pepino



Programma



Parcheggiate le auto al Villaggio Primavera imbocchiamo il sentiero alle spalle delle case inoltrandoci nel Vallone Forneris. Procedendo per bei sentieri alberati e pinete si arriva in vista di Ferrere che ammiriamo dall'alto e raggiungiamo con breve discesa. Dopo la pausa pranzo abbandoniamo la bella borgata e, per sentiero e comoda sterrata, ritorniamo a poco distanza dalle auto chiudendo così l'anello.
Località di partenza Villaggio Primavera inizio sentiero dall'hotel Roburent
Dislivello 630 m
Lunghezza percorso 12 km
Mezzo di trasporto auto proprie: all’atto dell’adesione comunicare la disponibilità dell’auto. I posti in auto verranno assegnati la mattina stessa.
PARTENZA ore 7,30 Cuneo piazza Costituzione.
N.B. - Possibilità di pranzare a Ferrere al rifugio gestito da Monica.
Menù: tagliere misto o polenta (ottima quella con la crema di porri), da prenotare all’atto dell’adesione alla gita.

Per informazioni ed iscrizione, entro giovedì 27 luglio, telefonare  ai responsabili:
Elsa Pepino 338 954 3248 - Dina Ghibaudo (assente fino a sabato)



Relazione



Le nostre auto percorrono la valle dello Stura superando ad uno ad uno i paesi disseminati lungo il percorso. Nonostante il traffico, saliamo veloci. Ricordavo un tratto a precipizio sul fiume, mi sembra che si chiamasse ‘delle Barricate’, adesso in quel punto la strada si infila nell’imbocco protettivo di una galleria: più oltre un pianoro ampio con la strada che corre diritta come non ti aspetteresti in un luogo di montagna e il Villaggio Primavera: niente a che vedere con la meraviglia delle antiche borgate delle nostre Marittime. Parcheggiamo.Qui fa fresco, dopo la calura dei giorni scorsi è piacevole scendere dalle auto e sentire un’aria appena frizzantina che accarezza la pelle stimolando un piccolo brivido, siamo una ventina.Armati di zaini e bacchette ci inoltriamo lungo un percorso quasi pianeggiante. La traccia del passaggio delle mucche è evidente per via dell’erba pestata e secca. Ciuffi rigogliosi di orle alte e grasse indicano una transumanza avvenuta da tempo. L’illusione di un percorso non troppo ripido ci abbandona dopo poco, infatti la mulattiera nella valletta del rio Fornerissi fa impegnativa.Bisogna salire. Attraversiamo un primo ponticello. Alcuni tratti più scoscesi si alternano a passaggi quasi in piano, in una sorta di cammino a terrazze. Si sale via via, e lo sguardo va alla montagna che ci accompagna, imponente, messa di lato, erosa da mille anni di acqua e di vento. Una stria di terra e sassi la segna come una lunga ferita grigia che taglia il verde dell’erba. In basso il ruscello gorgoglia e si esibisce nel canto quasi ritmico della cascata. Il sentiero sembra spazzato di fresco, non solo liberato dalle erbe e dagli arbusti, ma pulito a mostrare sassi e radici, attorno le mucche hanno mangiato, brucato erbe che hanno lasciato un odore di buono. Sarà timo, penso. In poco tempo ho dimenticato il Villaggio Primavera e le villette a schiera, alcune lasciate a metà con i mattoni e gli intonaci a disgregarsi. Ho dimenticato quelle casette così uguali, così identiche e tristi da far pensare ad una propaggine di città del tutto fuori luogo. Si sale. Il campanile di Ferrere si insinua tra il verde degli alberi e si disegna in alto quasi bastasse allungare la mano per toccarlo. Un secondo ponte e poi l’ultimo strappo in salita per completare i 600 metri di dislivello, mancano venti minuti e poi a obiettivo raggiunto ci sarà il premio del pranzo in rifugio. Una lunga fila di mucche bianche si staglia come un rosario sinuoso lungo il crinale della montagna. Camminano l’una appresso all’altra: immagino un sentiero stretto in cui si debba procedere così, in fila indiana, per non cadere né da una parte né dall’altra, si stagliano come formiche giganti contro il cielo che è azzurro all’inverosimile. Ferrere è posata nell’abbraccio di una conca prativa ampia, morbida di prati e di pascoli. Qualcuno ha impiantato una coltivazione di genepì comoda alla raccolta. Sui teli, da cui sbucano le piante, corrono le marmotte, ne conto quattro, intente ad esplorare quel territorio inatteso, strano, fatto di qualcosa di grigio e di blu su cui le zampe, immagino, facciano poca presa. Ferrere lascia senza parole, senza fiato, è bella di fiori: di gerani rosso scarlatto, di stupende “regine delle alpi” blu come il cielo, di stelle alpine grosse come margherite, bella di case ristrutturate con l’amore per ciò che è stato, bella di pietre e di sassi che sembrano raccontare storie di uomini in transito. Il transito dei transumanti, il transito tra i confini: la Francia è a un passo. In transito nel tempo oltre che nello spazio. Penso che non sia un caso se la chiesa è dedicata a san Giacomo, pellegrino e santo in transito per definizione. Un piccolo museo si apre come uno scrigno, come un incavo in cui il tempo sembra essersi fermato a mostrare la vita quotidiana, il lavoro paziente, di donne, uomini e bambini di cui, a ben guardare, mi pare di scorgere tracce sui sentieri, tracce lasciate da scarponi di cuoio pesante, da zoccoletti di legno, da piedi nudi.Tracce di pecore che vanno, di capre rissose, di mucche pazienti.Tracce che conducono lungo stradine in salita che abbracciano le case, tracce che fatti tre gradini e aperta una porticina portano ad un piccolo cimitero pieno di cognomi uguali che lì si sono fermati incisi su pietre grigie consumate dal tempo. Ecco lui aveva sedici anni: ha il viso fresco di un ragazzo e gli occhi di un uomo. Qualcuno racconta che lo hanno raccolto sul fondo del dirupo mentre teneva in mano un ciuffo profumato di genepì.Ci siamo seduti a mangiare nel rifugio zeppo di ciclisti, turisti, escursionisti e alpinisti. Tutti in transito. Anche il cibo in montagna ha un sapore speciale: a partire dalla polenta per arrivare ai dolci, è tutto buonissimo. Monica, che gestisce il rifugio, che ben conosce noi della Giovane Montagna, ci dice che lì si sta bene, forse lei pensa di rimanere, almeno per un po’.Noi ci muoviamo con la fatica e la soddisfazione di chi ha appena mangiato e completiamo l’anello sulla parte del ritorno.
(Franca Acquarone)

 
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