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Lago della Duchessa
Domenica 20 ottobre 2024 (evento passato)
Tipo attività: Escursione Esperti
Sezione di Roma
Responsabile: Sanchez - M. De Masi
Programma
L’anello che da Cartore sale al Lago della Duchessa per la Val di Fua e scende dalla Valle di Teve è uno dei grandi classici dell’escursionismo laziale. Si tratta di un percorso di eccezionale bellezza grazie alla varietà degli ambienti attraversati e alla loro integrità. Ad aumentare il fascino dei luoghi contribuiscono non poco i grifoni che nidificano sulle pareti del Murolungo ed è quasi impossibile non vederli volteggiare nel cielo alla ricerca di cibo. Forse, con un pizzico di fortuna, potremmo anche contemplare nei boschi i bellissimi colori dell’autunno che ci offre la Valle di Teve e la Val di Fua.
Ritrovo: partenza alle ore 7:15 da Roma, Piazza Bologna, con macchine private.
Viaggio: Autostrada A24 direzione l’Aquila, uscita casello Valle del Salto. Prendere la strada per Duchessa e la località di Cartore.
Sviluppo dell’escursione: Si parte da Cartore in direzione al Lago della Duchessa seguendo il percorso in salita lungo il Vallone di Fua. La salita è bella, non presenta difficoltà, ma è fisicamente impegnativa in quanto ci sono tratti abbastanza ripidi. Una volta arrivati al Lago della Duchessa si prosegue verso il valico di Malo Passo oltre il quale ci si affaccia sul Monte Velino e si inizia a scendere per raggiungere il fondo della Valle di Teve.
Dislivello: circa 1.000 metri in salita e altrettanti in discesa.
Tempo previsto di percorrenza: 3 ore in salita, 3 ore in discesa.
Rientro a Roma: previsto per le ore 18,00
Spese del viaggio: da concordare tra gli equipaggi delle macchine private
Equipaggiamento: scarpe da trekking, bastoncini (per la modalità del percorso si ritiene che siano abbastanza necessari), protezione contro la pioggia ed il freddo, pranzo al sacco.
Iscrizioni: entro giovedì 17 ottobre al DdG, Emilio (3294436044 ; mail: emilio.sanchez@fastwebnet.it)
Viaggio: Autostrada A24 direzione l’Aquila, uscita casello Valle del Salto. Prendere la strada per Duchessa e la località di Cartore.
Sviluppo dell’escursione: Si parte da Cartore in direzione al Lago della Duchessa seguendo il percorso in salita lungo il Vallone di Fua. La salita è bella, non presenta difficoltà, ma è fisicamente impegnativa in quanto ci sono tratti abbastanza ripidi. Una volta arrivati al Lago della Duchessa si prosegue verso il valico di Malo Passo oltre il quale ci si affaccia sul Monte Velino e si inizia a scendere per raggiungere il fondo della Valle di Teve.
Dislivello: circa 1.000 metri in salita e altrettanti in discesa.
Tempo previsto di percorrenza: 3 ore in salita, 3 ore in discesa.
Rientro a Roma: previsto per le ore 18,00
Spese del viaggio: da concordare tra gli equipaggi delle macchine private
Equipaggiamento: scarpe da trekking, bastoncini (per la modalità del percorso si ritiene che siano abbastanza necessari), protezione contro la pioggia ed il freddo, pranzo al sacco.
Relazione
(A cura di Alessio Valentini) Devo ammettere che, quando mi è stato chiesto di fare un resoconto personale dell’escursione al Lago della Duchessa, non immaginavo che la realizzazione sarebbe stata tanto complicata. Diverse volte ho iniziato un nuovo testo, ogni volta con la speranza di trovare il tono giusto. Se questo alla fine sia accaduto, non so: confido almeno di non riuscire troppo noioso a chi leggerà questo breve articolo. In caso contrario, come diceva Manzoni, “credete che non s’è fatto apposta”.
Dell’escursione ho apprezzato moltissime cose, a partire dalle persone che vi hanno preso parte. Ho avuto un piccolo saggio di ciò sin dalla costituzione del piccolo gruppo di viaggio nella macchina di Emilio. Il lettore deve essere avvertito a questo punto che la più grande passione di chi scrive, insieme alla montagna ovviamente, è la linguistica. Allora, si potrà facilmente capire qual piacevole sorpresa sia stato il sentir risuonare l’accento di ben tre lingue romanze (italiano, spagnolo e francese) in una sola macchina. Un’anticipazione promettente di quanto di bello la giornata avrebbe regalato.
Con queste ottime premesse e sotto un cielo forse un po’ troppo velato è cominciata la nostra risalita della Val di Fua. Abbiamo imboccato il sentiero dal piccolo borgo di Cartore a poco meno di 1000 metri di quota. La valle, di conformazione fluviale, si presenta ripida, soprattutto nel tratto intermedio del percorso, ma offre, man mano che si sale, degli scorci bellissimi sulle verdi montagne del Cicolano. In basso la vegetazione presentava ancora colori poco autunnali: gli ornielli e le querce erano generalmente verdi, segno di un autunno appena agli inizi. Giusto gli aceri di monte, con il loro giallo inconfondibile, hanno anticipato il suggestivo spettacolo che ci avrebbero poi offerto i faggi più in alto. Il timo selvatico che cresce abbondante lungo le rocce del sentiero ci ha accompagnato con il suo gradevole profumo.
Superato il tratto iniziale, piuttosto ripido, la pendenza si è addolcita e l’andamento scosceso e stretto della valle fluviale ha lasciato il passo a una più dolce e ampia conformazione glaciale. Ormai dominava la faggeta con il suo splendore autunnale. Superati gli stazzi e la casupola dei pastori, mentre il sentiero si faceva più agevole, il tempo ha cominciato a fare i capricci. Il vento e qualche goccia di pioggia ci hanno accompagnato nell’ultimo tratto verso il Lago della Duchessa. Abbiamo deciso di ritardare il pranzo per procedere fino alla vista del gruppo del Velino. Così siamo andati avanti percorrendo una verdissima prateria d’alta montagna, popolata di cavalli bradi al pascolo. Raggiunto l’obiettivo concordato, abbiamo consumato il pranzo intorno a una struttura circolare in pietra, lascito degli antichi pastori di questi monti. Il vento era calmo e il sole ogni tanto mandava qualche raggio a riscaldarci. Nella condivisione di cioccolatini, biscotti e nocciole s’è parlato e s’è approfondita la conoscenza reciproca.
Il ritorno ci ha portato a ripercorrere la strada dell’andata: infatti, la più valida alternativa al percorso, la Val di Teve, che ho avuto il piacere di percorrere in altra occasione, è interdetta al passaggio da ottobre a maggio quando la maggiore frequenza delle piogge potrebbe provocare la caduta di massi dalle sue scoscese pareti.
Sebbene abbia scelto di non fare il nome di nessuno, per ragioni di riservatezza, mi è piaciuto parlare di università, salute, politica, storia e ricordi liceali con gli amici della Giovane Montagna. Ho incontrato idee e opinioni, talvolta diverse dalle mie, ma sempre interessanti e mai banali.
Vorrei concludere ringraziando la Giovane Montagna e tutte le persone che mi hanno accompagnato in questa bellissima giornata. Credo che il modo migliore di farlo sia richiamare un po’ liberamente l’ultimo verso della preghiera di questa comunità che esprime quel desiderio di tornare a “camminare per le mie montagne”. Aggiungo a questa speranza quella di ritrovare una compagnia così accogliente.
Dell’escursione ho apprezzato moltissime cose, a partire dalle persone che vi hanno preso parte. Ho avuto un piccolo saggio di ciò sin dalla costituzione del piccolo gruppo di viaggio nella macchina di Emilio. Il lettore deve essere avvertito a questo punto che la più grande passione di chi scrive, insieme alla montagna ovviamente, è la linguistica. Allora, si potrà facilmente capire qual piacevole sorpresa sia stato il sentir risuonare l’accento di ben tre lingue romanze (italiano, spagnolo e francese) in una sola macchina. Un’anticipazione promettente di quanto di bello la giornata avrebbe regalato.
Con queste ottime premesse e sotto un cielo forse un po’ troppo velato è cominciata la nostra risalita della Val di Fua. Abbiamo imboccato il sentiero dal piccolo borgo di Cartore a poco meno di 1000 metri di quota. La valle, di conformazione fluviale, si presenta ripida, soprattutto nel tratto intermedio del percorso, ma offre, man mano che si sale, degli scorci bellissimi sulle verdi montagne del Cicolano. In basso la vegetazione presentava ancora colori poco autunnali: gli ornielli e le querce erano generalmente verdi, segno di un autunno appena agli inizi. Giusto gli aceri di monte, con il loro giallo inconfondibile, hanno anticipato il suggestivo spettacolo che ci avrebbero poi offerto i faggi più in alto. Il timo selvatico che cresce abbondante lungo le rocce del sentiero ci ha accompagnato con il suo gradevole profumo.
Superato il tratto iniziale, piuttosto ripido, la pendenza si è addolcita e l’andamento scosceso e stretto della valle fluviale ha lasciato il passo a una più dolce e ampia conformazione glaciale. Ormai dominava la faggeta con il suo splendore autunnale. Superati gli stazzi e la casupola dei pastori, mentre il sentiero si faceva più agevole, il tempo ha cominciato a fare i capricci. Il vento e qualche goccia di pioggia ci hanno accompagnato nell’ultimo tratto verso il Lago della Duchessa. Abbiamo deciso di ritardare il pranzo per procedere fino alla vista del gruppo del Velino. Così siamo andati avanti percorrendo una verdissima prateria d’alta montagna, popolata di cavalli bradi al pascolo. Raggiunto l’obiettivo concordato, abbiamo consumato il pranzo intorno a una struttura circolare in pietra, lascito degli antichi pastori di questi monti. Il vento era calmo e il sole ogni tanto mandava qualche raggio a riscaldarci. Nella condivisione di cioccolatini, biscotti e nocciole s’è parlato e s’è approfondita la conoscenza reciproca.
Il ritorno ci ha portato a ripercorrere la strada dell’andata: infatti, la più valida alternativa al percorso, la Val di Teve, che ho avuto il piacere di percorrere in altra occasione, è interdetta al passaggio da ottobre a maggio quando la maggiore frequenza delle piogge potrebbe provocare la caduta di massi dalle sue scoscese pareti.
Sebbene abbia scelto di non fare il nome di nessuno, per ragioni di riservatezza, mi è piaciuto parlare di università, salute, politica, storia e ricordi liceali con gli amici della Giovane Montagna. Ho incontrato idee e opinioni, talvolta diverse dalle mie, ma sempre interessanti e mai banali.
Vorrei concludere ringraziando la Giovane Montagna e tutte le persone che mi hanno accompagnato in questa bellissima giornata. Credo che il modo migliore di farlo sia richiamare un po’ liberamente l’ultimo verso della preghiera di questa comunità che esprime quel desiderio di tornare a “camminare per le mie montagne”. Aggiungo a questa speranza quella di ritrovare una compagnia così accogliente.